Il libro è scritto da Luciano Armeli iapichino, lo scrittore messinese che pubblica, a distanza di due anni, un nuovo libro, un’ inchiesta editoriale dal titolo emblematico:I Viceré delle Agromafie. Storia di sbirri, bovini, malarazza, antimafia e mascariamenti, edito da Armenio Ed. di Brolo.
Un lavoro di ricostruzione certosina su quello che è stato ed è l’Affaire Nebrodi, ovvero uno scontro senza esclusione di colpi tra criminalità e Forze dell’Ordine ma anche tra istituzioni. Una storia che muove da una provincia, quella messinese, da tempo ormai diventata “scaltra”, e che s’inerpica tra declivi e nei nebrodi, aprendo inquietanti scenari.
Una storia di persone perbene, colletti bianchi, mafia dei pascoli, colpi bassi, scontri istituzionali, morti e corvi… una storia che alla ricerca della verità racconta di antimafia di anti-antimafia.
Attori protagonisti del racconto di Armeli sono “la squadra dei vegetariani” coordinata dall’allora ex vicequestore aggiunto Daniele Manganaro, Giuseppe Antoci ed il suoo protocollo di legalità, l’operazione Gamma Interferon, Tiziano Granata e Calogero Emilio Todaro, ma anche tanti altri.
Il libro apre una serie di interrogativi sul sistema delle truffe Ag.E.A e ovviamente parla anche di mascariarmenti, fino ad arrivare ai report de Le Iene.
Un libro importante, come scrive il Presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, Salvatore Calleri, che ne ha curato la prefazione, che giunge nel difficile periodo storico in cui viviamo: la pandemia e i suoi effetti collaterali, la corruzione inarrestabile, l’antimafia in cortocircuito e dopo la vicenda delle scarcerazioni che sembrano spingere il sistema-Italia sull’orlo del baratro.
Un libro che con ombre e luci, certezze e dubbi, apre il dibattito per comprendere il passato e il presente (e forse la direzione futura) non solo di quell’area bellissima che si chiama Parco dei Nebrodi, ma della Sicilia intera.
A Capo d’Orlando quest’anno nell’incontro condotto da Massimo Scaffidi inieme all’autore interverranno Giuseppe Scandurra di SOS Rete per Legalità, il giornalista del Sole
24ore Nino Amadore, Fabio Repici, legale delle vittime di mafia, e Giuseppe Antoci, Presidente onorario della Fondazione Caponnetto ed ex presidente del Parco dei Nebrodi. Saranno presenti due ospiti d’eccezione: Angela Manca, madre di Attilio Manca, e Vincenzo Agostino, padre di Nino Agostino, trucidato a Villagrazia di Carina insieme alla moglie Ida Castelluccio.
La performance musicale è affidata ad maestro Alfredo Natoli.
PIPPO SCANDURRA SUL LIBRO “I VICERÉ DELLE AGROMAFIE”: “LAVORO PREZIOSO SULL’AFFARE NEBRODI”
“È davvero un piacere per me salutare la pubblicazione dell’ultima ‘fatica” letteraria’ dello scrittore Luciano Armeli Iapichino, “I VICERÉ DELLE AGROMAFIE. STORIA DI SBIRRI, BOVINI, MALARAZZA, ANTIMAFIA E MASCARIAMENTI, Armenio Editore 2020, 145 pp.” Così afferma Pippo Scandurra, vicepresidente nazionale di Sos Impresa.
“Un lavoro prezioso – aggiunge Scandurra – frutto di un instancabile lavoro di ricerca da parte di un autore che si è sempre contraddistinto per il coraggio e la passione nel trattare temi scottanti. Questa volta, Luciano Armeli Iapichino si è dedicato all’analisi di quello che è stato definito “l’Affaire Nebrodi”, ovverosia quell’intreccio complicatissimo di interessi che si è creato intorno alla cosiddetta mafia dei pascoli”.
“Una vicenda che ha visto contrapporsi, da un lato, gli esponenti di una criminalità tutt’altro che arcaica – prosegue Scandurra – dall’altro coraggiosi uomini delle Istituzioni che hanno rischiato di pagare con la propria vita l’impegno e la determinazione nella lotta alla mafia”.
SOS IMPRESA – Rete per la Legalità è da sempre convinta che “la battaglia contro la criminalità organizzata non debba essere condotta unicamente sul fronte della repressione, ma debba interessare in maniera precipua il momento della prevenzione”.
“La mafia non si combatte con la pistola, ma con la cultura”, affermava Felicia Impastato. “Ne sono convinto anch’io. Per questa ragione consiglio la lettura del lavoro di Luciano Armeli Iapichino a quanti vogliano riflettere sul senso autentico della lotta alla mafia e a quanti vogliano saperne di più sui fatti ammantati di mistero di una provincia un tempo considerata ‘babba’ e oggi diventata il crocevia di affari milionari e di oscuri interessi”, conclude Scandurra.