L’INVESTITURA – Renato Accorinti primo sindaco metropolitano di Messina
Nella sala consiliare di Palazzo dei Leoni, il sindaco di Messina ha assunto il ruolo di “sindaco” della Città metropolitana. Il passaggio di consegne da parte del commissario Romano è avvenuto alla presenza del presidente della Regione Crocetta, di quello dell’Ars Ardizzone, di rappresentanti della deputazione nazionale e regionale, e di tanti sindaci provenienti da ogni parte della provincia. Accorinti passa così alla storia, assieme ai colleghi di Palermo e Catania, Orlando e Bianco, come primo cittadino “metropolitano” su scala provinciale, dopo l’abolizione delle Province regionali. Tale opportunità, assolutamente imprevedibile alla vigilia del suo ingresso nella politica istituzionale, gli dà la possibilità di un “respiro” più ampio nell’ambito dell’esteso territorio messinese, a fronte delle pressioni e dei problemi del capoluogo. “Sarà per me una grande avventura. Nella mia vita non avevo previsto tutto questo…Centootto comuni, una sola città”, ha detto appena indossata la fascia azzurra consegnatagli da Romano.
“Renato, stai prendendo troppi possedimenti…”, è la battuta ironica “fuori onda” del presidente Crocetta ad Accorinti, appena avvenuta l’“investitura” del primo cittadino messinese a sindaco “metropolitano” di Messina.
Effettivamente, un tempo, chi l’avrebbe mai detto o semplicemente ipotizzato? Se quel famoso 24 giugno del 2013 Renato Accorinti fu eletto sindaco abbattendo due o tre portaerei “a mani nude”, chissà quante altre ne avrebbe dovuto affondare per diventare anche “presidente della Provincia”. Eppure è così. E, piaccia o no, è storia. Ed è una storia condivisa con due colleghi navigati e blasonati come Leoluca Orlando e Enzo Bianco, rispettivamente neosindaci metropolitani di Palermo e Catania.
A Messina, adesso, il commissario Filippo Romano, che nel periodo di transizione ha retto le sorti di Palazzo dei Leoni, inizia un secondo e ultimo periodo di lavoro: quello di commissario provvisorio del Consiglio, fino all’elezione dei 14 consiglieri metropolitani, che si ipotizza possa avvenire per il prossimo autunno. Nella Conferenza metropolitana, che rappresenta l’ossatura-base del nuovo ente, sono comunque presenti tutti i 108 sindaci dei comuni della provincia.
Così, da oggi, si volta pagina. Nella Sala consiliare della, ormai ufficiale, Città metropolitana di Messina, a Palazzo dei Leoni, alla presenza del presidente della Regione Crocetta, di quello dell’Ars Ardizzone, di rappresentanti della deputazione nazionale e regionale, e di tanti sindaci provenienti da ogni parte della provincia, dopo la lettura e la firma del verbale, la consegna della fascia azzurra e gli interventi di rito, è stata varata la seconda carica istituzionale di Accorinti, tra applausi e buoni propositi.
Il saluto del commissario Filippo Romano: “La città metropolitana ha una struttura diversa dalla Provincia. Questo è un ente che appartiene ai comuni. Tant’è che ne eleggono gli organi. Oggi consegniamo ai sindaci e alla politica locale un ente in ordine, con un bilancio in ordine, che ha una funzionalità ottimale, nonostante le difficoltà. Siamo convinti – ha proseguito Romano – che la ‘Provincia’ con il suo ritorno alla vita politica, assumerà un ruolo importantissimo nell’investimento sul territorio di risorse europee e di programmazione strategica. Siamo convinti che i problemi si risolveranno”.
Il sindaco metropolitano, Renato Accorinti. Il suo primo intervento, su questa nuova sfida: “Sarà per me una grande avventura. Nella mia vita non avevo previsto tutto questo…”. La metafora: “Ai maratoneti bisogna trasmettere la capacità di arrivare al traguardo. Io ho la resistenza, non mi fa paura il lavoro, mi interessa la direzione e la qualità di ciò che facciamo. Non c’è un uomo solo a comando. I sindaci rappresentano tutto il popolo. Centootto comuni, una sola città”. E non si ferma a Messina: “Penso di coinvolgere anche i sindaci dell’area dello Stretto. Finiamola di guardarci sempre come avversari. Ogni luogo è sacro e va considerato”. Il ritorno a fortunate frasi di qualche anno fa: “Penso con la testa al cielo, ma sto con i piedi piantati a terra. Bisogna essere concreti come dei sognatori”. I suoi propositi: “E’ un percorso che dobbiamo condividere insieme. Il masterplan è stato un piccolo approccio su come dobbiamo vivere nella Città metropolitana. Abbiamo un territorio meraviglioso con potenzialità uniche che ci portano desideri di cambiamento”. In concreto: “Si comincia con le infrastrutture, quelle che mancano al sud”. In dettaglio, le priorità: “Il porto di Tremestieri. L’area integrata dello Stretto. Fare unità con le altre città metropolitane siciliane, aggiungendo Reggio Calabria”. Il tema più scottante del momento: “Questa Città metropolitana deve passare come città dell’accoglienza. Non si devono gettare le persone su un molo come sacchi di patate. Sono esseri umani. Si faranno progetti. Spero che ogni Comune possa avere ciò per cui accogliere”. Ambiente e vivibilità nell’area di Milazzo: “Faremo tutto un programma per disinquinare quella zona – ha promesso Accorinti – con prospettive di riconversione su progetti ecosostenibili che diano lavoro”. E ancora, le ecomafie: “Coi rifiuti le mafie rubano il nostro futuro inquinando. Sono disposto a tutto, non devo fare carriera politica. E’ questo il mio stile. Per quel po’ di tempo in cui starò nelle istituzioni sarà così”. La conoscenza del territorio: “Girerò tutti i centootto comuni. Certi posti non li ho mai visti. Faremo una programmazione condivisa con tutti i sindaci. Nessuno deve comandare sugli altri. Sono felice di portare avanti questa avventura con fatica e gioia”. Al personale dell’ex Provincia: “State tranquilli, la vostra serenità non è in discussione”.
Il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, inizia dal “traghettatore”: “Grazie a Romano si sono superati tre anni difficili di transizione, perché ha sperimentato quanto sia difficile gestire da commissario un ente storicamente politico”. E ha proseguito: “Arriviamo a questo traguardo con Messina, pur non essendo capoluogo di regione, grazie allo Statuto siciliano. Ci siamo inseriti grazie al peso politico di Enzo Bianco che ha avvertito questa esigenza pur non essendo, Catania, capoluogo di provincia. La deputazione messinese nel suo complesso, ha fatto sì che anche Messina, come Catania, divenisse Città metropolitana”. E si chiede: “Ma basta questa etichetta? Sicuramente no. Sbagliamo se pensiamo che i compiti della Città metropolitana siano solo strade o edilizia scolastica . Il suo ruolo non è quello della Provincia E’ un ente assolutamente diverso e non è da sovrapporre ai comuni”. Le priorità per il presidente dell’Assemblea: “Prima di tutto occorre intervenire e riflettere sul piano strategico, che consiste nella capacità di captare risorse comunitarie da portare in ogni comune. Ma non è una torta da spartire”. Qualcosa già in corso: “E’ già partito da Messina il piano di riqualificazione delle periferie degradate, da 500 milioni. La nostra forza è che siamo in centootto, numero da gestire come peso politico. Il Piano strategico triennale è da aggiornare annualmente e sarà approvato da tutti i comuni”. Le potenzialità: “Nel turismo riconosciamo il polo taorminese e quello eoliano, dimenticando, invece, il polo nebroideo”. Le conclusioni: “Sono fiducioso. Andiamo avanti con forza e coraggio”.
Il presidente Rosario Crocetta inizia dai problemi superati con i dipendenti della ex Provincia: “Siamo usciti da un incubo…”. Poi, la mafia dei Nebrodi e l’attentato ad Antoci: “Abbiamo condiviso con alcuni sindaci momenti di tensione. Adesso, la Città metropolitana restituisce potere ai sindaci e dà loro forza, mettendo insieme un sistema, per cui ogni battaglia diventa collettiva”. Il raggiungimento dell’obiettivo: “Intorno a questa Città metropolitana abbiamo fatto una battaglia comune. Sulla base della legislazione nazionale Messina non sarebbe mai diventata Città metropolitana. Per questo abbiamo utilizzato le prerogative dello Statuto siciliano che prevede autonomia organizzativa. E’ stata un’intuizione giuridica eccezionale”. L’intento di Crocetta: “Superare enti intermedi che ripetevano le competenze dei comuni con le lungaggini che ne conseguivano”. Una proposta innovativa: “Non fare più approvare i piani regolatori dei comuni alla Regione, ma alla Città metropolitana. Abbiamo bisogno di una Regione che controlli e programmi, e che intervenga sulla legittimità della procedure e degli atti di indirizzo degli enti locali. Con questo modello liberiamo la Regione da un fardello di poteri eccessivi per trasferirli ai sindaci, che sono espressione diretta dei cittadini. Questa provincia ha tutte le caratteristiche per decollare e crescere. Messina – ha aggiunto Crocetta – è un paradigma di potenzialità economica, sia costiera che montana, con un territorio di bellezza mondiale”. Elenca, poi, qualche numero, seppur tiepido, sulla crescita regionale, dal Pil all’occupazione, con un appunto sui rifiuti e sulle raccolte differenziate, rivolgendosi ad Accorinti: “Così non va. Occorre recuperare immediatamente punti di differenziata per uscire dalla emergenze”. E sull’avversato tema dei termovalorizzatori: “Accetto solo quelli di nuova generazione, ad emissione zero, con scarichi interrati, che stiano lontano dai centri abitati, collocati, possibilmente, su discariche attive o in disuso”. E conclude: “Dobbiamo collaborare. Messina ha il dovere di difendersi presentando prospettive di sviluppo. Ogni comunità avrà quello che le spetta. Nel Patto per la Sicilia vorrò ricevere l’elenco con la presenza di tutti i comuni. Voglio vedere mille progetti. Ogni comunità dovrà prevedere il suo cantiere”. Caratteristiche e tempi della nuova istituzione: “La Città metropolitana non è un organismo che si frappone tra Regione e comuni, ma è rappresentativo dei comuni e sarà funzionante entro fine anno”.
Infine, Crocetta si sbilancia su un personale sentimento d’appartenenza. “Sono cittadino di Tusa, residente, seppur non dichiarato. Faccio parte anch’io di questa Città metropolitana”.