
Ceri, fiori e cartelli con la scritta “l’Italia è morta”: la performance-protesta anonima, è scattata, come a Brolo, anche in altre 15 città, nel giorno del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Nella foto è ben identificabile l’area dello scatto, il monumento ai Caduti, sul sagrato della Chiesa Madre.
A Firenze (nella foto) a collocare le insegne sono stati i giovani membri di un gruppo apolitico e lontano dai partiti. Sono i giovani appartenenti a quella generazione senza lavoro e senza futuro, di cui Stato e informazione si sono dimenticati; che sono stati diseredati dallo stesso sistema che li ha generati; che sono stati educati a credere alla favola di uno Stato che non esiste.
“Con questo gesto manifestiamo il nostro disgusto nei confronti delle cerimonie del 17 marzo, che al solito vengono condotte secondo una distorsione prospettica intenzionale, voluta dalle classi dirigenti per comodità di silenzio e per autocelebrazione. A nostro avviso, uno Stato assente non ha da festeggiare che la perpetuazione della barbarie; e quanto alla retorica della tanto preziosa unificazione, essa non è faccenda che gli competa: non si può infatti predicare nulla di qualcosa che non esiste, nemmeno l’unità”.
Con questo comunicato ci rivolgiamo alla stampa per rivendicare la nostra azione, affinché non venga strumentalizzata da partiti, né ora né poi.
Le foto hanno fatto il giro del web, pubblicata da www.corriere.it, il sito de il corriere della sera di giovedì.
Un protesta che farà parlare ma che testimonia, a Brolo, il vitale fermento che si respira nel paese.
Un episodio che diventa un filo conduttore di un momento di crescita culturale e della voglia di dialogo e confronto che vede anche la nascita di gruppi e movimenti, soprattutto giovanili.
Una protesta che diventa un momento di riflessione e di analisi al pari dei manifesti “politici” che vedevano poeti, cineasti e personaggi pubblici, promuovere la cultura, apparsi a ridosso dei seggi nelle passate elezioni; alle performances sociali, vedi le facce sorridenti degli “immigrati”, residenti nel paese, sulle facciate degli alberghi, sul lungomare, in estate, e non ultimo alle giornate dedicate a De Andrè, Pasolini, Alda Merini, al cinema di Kurosawa e Kubrick.
Episodi tutte con personalità ed identità diverse ma che si contaminano negli spazi e nei luoghi.
Ed ancora il processo di riabilitazione storica e sociale dei braccianti condannati nel 1921 per uno sciopero; la cittadanza onoraria ad una testimone di giustizia – Piera Aiello -, una sala multimediale dedicata a Rita Atria; la loggia dei poeti omaggiata a Peppino Impastato e non ultimo le strisce pedonali decorate con gli articoli della Costituzione.
Tutti “episodi” svolti a Brolo in poco più di due anni, e che sono il segno di un inequivocabile fermento cuturale e di dialogo intenso, transgenerazionale, che indica la voglia di una rinascita di un paese, in provincia di Messina, consapevolmente e in crescita.
Massimo Scaffidi