La verità era sovrana, ma, come ogni avvocato sapeva bene, c’erano diversi modi di esprimerla. (John Grisham)
Di certo non si può dir che a Brolo il clima amministrativo-politico, dentro e fuori i “fatti dell’amministrazione comunale” sia sereno.
Partendo dalla cronaca degli ultimi giorni, la prima giornata di udienza – quella del processo ai cosiddetti “mutui fantasma” – pare abbia già prodotto due nuove querele e nei giorni scorsi è venuta fuori che in aula, a Patti, davanti al Giudice si dibatterà il contrasto tra il Presidente del Consiglio Comunale e dai redattori di Canale Sicilia.
Ma a chieder pareri legali, assistenza per rinvii a giudizio e sentenze che ripaghino per le offese subiti sono davvero in tanti.
Partendo proprio dal caso di Giuseppe Miraglia, presidente del consiglio, chiamato in giudizio dai responsabili di Canale Sicilia, perchè ritenuto reo di aver consumato il reato di diffamazione nei confronti dell’ editore della testata giornalistica con un post su Facebook.
Tutto – ed è sintomatico a stigmatizzare il clima teso che si respira a Brolo – a seguito di una ripresa negata dei lavori consiliari – in forza al vigente regolamento – che portò poi alla “bufala” – in buona fede riportata – di una nota sull’Ansa, mai pubblicata e da qui un clima di sbeffeggiante ironia fino al post incriminato finito al vaglio dei giudici (a ottobre l’udienza).
Miraglia ora afferma: “A tutela della mia persona e per una corretta informazione preciso che la vicenda che mi vede interessato è attinente a delle mie considerazioni in merito ad un articolo a firma Ansa che non mi risulta mai essere stato redatto e che, invece è stato diramato mesi fa dal sito Canale Sicilia. In relazione all’intera vicenda ho dato mandato al mio avvocato di tutelare la mia immagine ed i miei diritti in tutte le sedi opportune”.
Silenzio sornione in casa dell’emittente giornalistica, che sibilano “potrebbero esserci presto sorprese” lasciando sottintendere qualche nota, questa volta reale, dell’Ansa.
Ma a riempir i fascicoli della Procura ci si mettono in tanti.
Gaetano Scaffidi e Carmelo Occhiuto, il primo vicesindaco l’altro avvocato, hanno annunciato di adire alle vie legali per quanto successo nel corso della prima udienza del caso dei “mutui fantsma”, portandosi dietro decine di testi, ognuno per la sua parte.
Ma il clima politico – poco cautamente portato all’esasperazione mentre Brolo aveva la necessità della tanto sbandierata pace sociale, di riappacificazione, di effettuare un persorco condiviso e condivisibile per offrire al paese l’opportunità di risalire la china di un crisi economica che ne sta falcidiano la sua vitalità – ha maturato e generato altri episodi, tutti figli di quel clima guerreggiato che ormai da mesi si respira nel paese, dove le “cose” della politica trascendono nel “personale” e nel “familiare”e che non ha riscontro neanche a tempi di altre guerre politiche. Quelle di Indaimo, Piccolo, Lione Germanà sicuramente dure – combattute senza mezzi termini – ma dove raramente si trascendeva alle verbale insolenza.
E non perchè non c’era, al tempo, facebook, ma forse perchè si aveva il senso dei ruoli e dell’istituzione. C’era un ordine gerarchico che, volente o nolente, si rispettava, c’era un rispetto di regole anche di quelle non scritte.
E tornando ai giorni nostri e ritornando all’affaire che tratta di diffamazione, insulti, epiteti, apostrofazioni sui generis.
Così Nino Germanà, onorevole e cognato del sindaco, ha già varcato le soglie del tribunale pattese citato in giudizio dai componenti di una lista avversaria, per il suo dire, dal balcone di casa, nei confronti dell’avversario sindaco, Mimmo Magistro e dei suoi consiglieri, insieme lui sul palco a comiziare..
Ovviamente le parti la pensano in maniera diametralmente opposta sul peso delle parole dette, parleranno registrazioni e filmati, e sarà buon gioco per gli avvocati.
Ma la lista si allunga.
Manuel Agnello e Basilio Murabito, entrambi componenti della lista “per Brolo” si trovano impelagati in beghe giudiziare; il primo querelato dal revisore dei conti, l’altro querelante nei confronti dello stesso vicesindaco. Anche qui le contromisure difensive sono sempre a colpi di carta bollata.
Ma la politica “genera” ben altro a Brolo, quasi a seguire un filo-rouge che si legando a vicende in un nodo complesso: Salvo Messina, ex sindaco si difende in tribunale nei confronti di chi ha usato toni sopra le righe nei suoi confronti, sia sua media che in altre sede, compreso attuali amministratori.
Gaetano Scaffidi ha a suo carico le stilettate giudiziarie nei confronti di cittadini, rei di stalkeraggio nei suoi confronti, mentre – ma il condizionale è d’obbligo – sembra che anche Pippo Laccoto – onorevole e ex sindaco del paese – ha dato mandato ai legali per quanto detto dal revisore dei conti, ma anche nei confronti di chi l’ha impropriamente accostato a fatti che non lo riguardano.
Un drappello di accusati e accusatori, un drappello di forzati della Procura, che legandosi a fil doppio con i fatti amministrativi, si rimpolpa e si alimenta se si aggiungono le “diffamazioni” o presunte tali venute fuori dopo aver letto le deposizioni rese davanti a magistrati o in maniera autonoma da parte di terzi informati sui fatti o coinvolti nei procedimenti in corso.
E a questo aggiungiamo anche quello che potrebbe venir fuori dalla mole di esposti, ormai a 360° che quotidianamente si affastellano al protocollo della Procura e molti con la politica c’entrano poco, sono gesti di ritorsione, vendettucce da consumarsi trasversalmente. Un clima davvero pesante anche perchè entrando nel personale si coinvolgono, famiglie, amicizie, parentele…
Brutta storia.
Un paese bellicoso, belligerante, dove il clima si arroventa giorno dopo giorno, e c’è chi dice, parafrasando Jovanotti che “il meglio deve ancora venire”.
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