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LUCIO MELITA – Il futuro di Patti passa per il porto.. ma quale?

Oggi il porto di Patti torna alla ribalta della cronaca. Era stato un argomento gettonato in campagna elettorale e non solo durante quella appena conclusa. Dai coreani alla nuova imprenditoria il porto di Patti sembrava e sembra cosa fatta, ma afferma Lucio Melita, ex consigliere provinciale, già candidato a sindaco a Patti ed attento conoscitore del territorio, bisogna davvero volerlo e come volerlo e rilancia la sua idea ” Non è mia se condivisa dovrebbe essere di tutti, per la città. Non è una provocazione ma una seria – scusate se la definisco così – considerazione”.

 

“Il futuro di Patti, inteso come territorio, passa per il porto – a dirlo è Lucio Melita – e lo dico convito al punto che una lista che mi sosteneva, anni passati, l’aveva posto come punto cardine del suo programma, del suo simbolo, dell’idea che aveva per lo sviluppo della città, e da qui vorrei partire”.

Ovviamente la voce di Melita, che oggi opera nel mondo dell’enogastronomia, in questo momento non è l’unica a parlar di porto, ma lui ci aggiunge dell’altro.

Infatti, continuando afferma: “Ovviamente non solo il solo a pensare questo, sono in buona compagnia e le attuali discussioni che ripropongono il porto e la sua realizzazione sarebbero probabilmente inutili se alla base la buona politica, nel tempo, avesse fatto il suo lavoro”.

Oggi non dobbiamo inventarci nulla.

Prendi esempio Capo d’Orlando. Le intuizioni di Enzo Sindoni, la caparbietà al tempo di Renato Lo Presti, il suo vicesindaco, il coraggio di tirar fuori da giochi un progetto morto, fossilizzato, antico, pachidermico per farlo rimodulare ad un’imprenditoria che aveva le idee chiare, concrete, oggi ne ha determinato il successo di quell’opera”.

Quella è la strada da seguire senza se e senza ma, perché lo sviluppo del porto, la sua progettazione, la sua idea, non si ottiene inseguendo status irraggiungibili”.

“E intendo per status irraggiungibili quelli che per miopia politica, poca lungimiranza, ignoranza diffusa, ma anche luogi utopici dove realizzare il porto, slegati dalla realtà cittadina, imbrigliati in vincoli e cavilli, non vogliono che il porto si realizzi. e non lo vogliono perchè non comprendono il suo sviluppo sul territorio, oppure “remano contro” – è il caso di dirlo visto che si tratta di opera di mare – perchè non riescono a metterci il cappello sopra”.

Il porto è necessario per lo sviluppo del territorio, per i nuovi posti di lavoro che genererà, perchè darebbe respiro a più comparti, nonchè per abbattere la precarietà.

Bisogna essere in grado di sfruttarne tutte le potenzialità e le leggi ad oggi previste, guardando all’europa, ai progetti che legano l’imprenditoria all’amministrazione locale, “ed io penso – afferma Lucio Melita – anche alla possibilità di società miste”.

Così si sviluppano  e si generano nuovi “buoni” posti di lavoro, il tutto senza fermarsi allo sviluppo del mero traffico portuale, ma puntando sul turismo, sull’indotto, sul fieristico.

Ecco cosa è importante… definire ed aver le idee chiare su cosa sarebbe e potrebbe essere il porto di Patti.

Partendo da uno studio attento della sua fattibilità anche per eliminare, o in alcuni casi, imporre, i vincoli architettonici, urbanistici, di un  nuovo PRG.

Si parla del Porto nell’area del Timeo e se così fosse dovrebbe essere inteso come un’opera globale che guarda all’entroterra ai collegamenti allo svincolo autostradale, alle aree d’espansione.

Dovrebbe essere un progetto dove il nuovo piano regolatore lo accolga, guardi avanti, generalizzi il tutto.

Non sono un tecnico, non so se quell’area è “buona all’uso”, se sia fattibile, se possa essere realizzato e poi reso “produttivo”.

Ma potrei aver dei dubbi.. è cosa normale.

Ma per Patti io vedrei un porto che unisca il turismo e pesca.

Vedrei bene un porticciolo “essenziale” a Patti Marina, per dar fiato all’economia di quell’area. Per generare movimento. Al centro di tutto.

Non il mega porto che globalizzi il tutto, ma un porto diffuso dove i servizi vengano condivisi con le strutture turistiche, dove chi arrivi sia già al centro di tutto. Dove anche chi è  di passaggio si senta al centro dell’accoglienza.

Un porto che ritorni alle origini, ovviamente rivisitato e corretto.

Un porto in grado anche di utilizzare con seria progettazione le possibilità di realizzare approdi anche nel primo tratto della foce del “Montagnareale”, creando opportuni sfiati laterali.

Un progetto non invasivo, che rivitalizzi il progetto mai definito dell’area del parco fluviale che unisca la Marina al Centro, che decongestioni la viabilità, che renda vivibile la città.

Ovviamente non sono contrario all’idea del porto, e questo mio dire ne è la conferma, ma penso anche a strutture mobili.

Credo che il porto di Patti debba essere dei pattesi, servire alla città, essere vissuto proprio, e per primi, da noi.

Sono sicuro che senza questi presupposti, dove un grande ruolo devono avere gli uffici comunali che guardano con competenza al territorio, ben presto il castello di carte tra sogni e progetti – se non condivisi – cadrà dinanzi alla pressione anche economiche di finanziamenti che non si potranno cogliere, di un opera che non avrà futuro reddituale.

I nostri palazzinari credono ancora che le fantomatiche villette e gli utopici recuperi urbani, se mai saranno realizzati, saranno preferiti ad un porto turistico legato allo sviluppo delle centro storico e alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico?

Ecco da qui si parte il porto di Patti deve, così fatto, con Patti Marina al centro di tutto  riuscire a far sistema con quelli che si stanno realizzando tra Tusa e Capo d’Orlando, passando da Santo Stefano e Sant’Angata e finendo a Portorosa.

Un porto diffuso.

Un progetto che deve aver disco verde prima che del sindaco da parte della città, della sua imprenditoria, e per questo l’idea di creare una società mista, aperta, ma prima ancora un  dibattito sul porto ritengo sia necessaria e opportuna.

Questo è il punto di partenza e non l’approdo di idee preconfezionate.

Quindi un progetto che sia in grado, poi, ma già da settembre di chiamare a raccolta la parte buona della politica dei nebrodi, del Parco, del Governo, della deputazione regionale che deve – dal suo canto – dare risposte, impegni e certezze.

Altrimenti… parleremo ancora di occasioni perdute.

Redazione Scomunicando.it

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