«Oggi come ieri il nodo mafia-poiltica-imprenditoria rappresenta l’alleanza mortale che rende forte Cosa nostra e che premia una certa classe dirigente. E oggi come ieri per sconfiggere Cosa nostra e liberare le forze sane di una parte consistente del territorio del nostro Paese l’unica strada è condurre una battaglia rigorosa per recidere senza tentennamenti né incertezze questo nodo. Giuseppe Insalaco aveva fatto propria questa battaglia e l’aveva portata avanti con decisione nel suo stesso partito e nelle istituzioni, per questo la mafia e la politica che colludeva non poterlo lasciarlo in vita».
Così il presidente dell’Associazione nazionale familiari vittime di mafia e deputato europeo dell’IdV, Sonia Alfano, ricorda la figura di Giuseppe Insalaco, ex sindaco democristiano della cittàdi Palermo, ucciso dalla mafia il12 gennaio 1988.
Fu primo cittadino di Palermo per tre mesi nel 1984. Aveva denunciato a più riprese le collusioni tra politica e mafia. Fu ascoltato dalla Commissione antimafia il 3 ottobre 1984 – insieme all’allora sindaco in carica Nello Matellucci – sulle ingerenze della mafia nella politica palermitana. Denunciò, dunque, le pressioni subite da Vito Ciancimino e dal suo entourage, che indicò come i gestori dei grandi appalti al comune di Palermo per conto della mafia. Fu assassinato a colpi di pistola in macchina insieme al suo autista. Dopo la sua morte fu trovato un memoriale in cui Insalaco accusava diversi esponenti della Dc palermitana, e il sistema di gestione degli appalti e del potere cittadino.
Il 17 dicembre 2001 sono stati confermati in Cassazione gli ergastoli per Domenico Ganci e Domenico Guglielmini, riconosciuti responsabili dell’omicidio di Giuseppe Insalaco.
Comunicati Stampa