Operazione antimafia della Guardia di Finanza Enna. Arrestati soggetti già indagati per l’attentato al Presidente Antoci.
Questa mattina, alle prime luci dell’alba, la Guardia di Finanza di Enna ha eseguito 14 ordinanze di custodia cautelare attraverso un’operazione di servizio coordinata dalla DDA di Caltanissetta per i reati di turbato inganno aggravato dal metodo mafioso nella concessione di terreni all’interno del Parco dei Nebrodi.
In tale procedimento viene fuori in maniera chiara la valenza e l’importanza del Protocollo Antoci, oggi legge dello Stato, di contrasto al tentativo di accaparrarsi, attraverso il metodo mafioso, le ingenti somme messe a disposizione dalla Comunità Europea e dedicati ai Fondi Europei dell’Agricoltura. Tra gli arrestati, molti dei quali attenzionati nelle indagini sull’attentato ai danni di Antoci e la sua scorta, avevano subito interdittive antimafia scaturenti proprio dal Protocollo, tre di questi direttamente già indagati per l’attentato del maggio 2016 sventato dal Vice Questore Manganaro e dagli uomini della Polizia di Stato.
“L’operazione di oggi della Guardia di Finanza di Enna, è un ottimo segnale di prosecuzione nel ripristino della legalità sul fronte della lotta alla mafia dei terreni” – dichiara Giuseppe Antoci ex Presidente del Parco dei Nebrodi e sfuggito ad un agguato mafioso a maggio 2016.
L’operazione dimostra, in maniera chiara, che l’attivazione delle procedure messe in essere con il “Protocollo di Legalità”, costruito sui Nebrodi e diventato il 27 settembre 2017 legge dello Stato, colpisce in maniera forte gli affari delle mafie sui Fondi Europei dell’Agricoltura riportando allo Stato il mal tolto attraverso l’esercizio proprio dei sequestri finalizzati alla confisca.
“Tanti mafiosi da anni – continua Antoci – lucravano milioni di euro di Fondi Europei per l’agricoltura, intimidendo agricoltori e allevatori per farsi cedere i terreni, e tutto ruotava, appunto, attorno alla violazione dei criteri oggi invece sanciti dal Protocollo di Legalità e dalla successiva legge nazionale”.
La corte dei Conti ha già emesso centinaia di sentenze in cui si condannano esponenti di spicco di cosa nostra a restituire quanto ottenuto dai fondi comunitari destinati all’agricoltura.
“Sono tante le famiglie mafiose che hanno ottenuto in questi anni contributi europei – continua Antoci – nonostante molti dei loro esponenti si trovassero addirittura in carcere o fossero già condannati. E’ mancato il coraggio e il controllo nell’assegnazione e nell’erogazione dei fondi. Saranno tante, in Sicilia e nel Paese, le altre operazioni di servizio che, con l’applicazione del Nuovo Codice Antimafia, che ha recepito in toto il Protocollo di Legalità, porteranno non solo al sequestro dei beni di tanti mafiosi, ma anche alla conseguente confisca. E’ iniziato ormai un processo di restituzione allo Stato di tutto ciò che le mafie anno lucrato in questi anni e, soprattutto, un processo di restituzione ad allevatori ed agricoltori onesti di una parte di dignità che in questi anni si sono visti strappare”.
“Il mio ringraziamento e i miei complimenti alla DDA di Caltanissetta, al Procuratore Amedeo Bertone e ai suoi Sostituti, al Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Colonnello Giuseppe Licari e a tutti i suoi uomini che, ancora una volta, attraverso l’affermazione della forza dello Stato, hanno ristabilito ordine e sicurezza dando soprattutto coraggio ai tanti onesti cittadini che devono fare della denuncia ai soprusi dei mafiosi l’unico modo civile per combattere questa piaga – conclude Antoci.
Questo il Comunicato della Segreteria di Giuseppe Antoci
Questa la nota dell’Ansa
Pascoli su Nebrodi pilotati,15 ordinanze. Indagati accusati di turbata libertà incanti e abuso d’ufficio
Sono 15 gli indagati dell’operazione Nebros II, sulla gestione mafiosa dei pascoli nella zona nebroidea condotta dalla Dda Nissena e dalla guardia di finanza di Nicosia (Enna), raggiunti da provvedimenti cautelari. Gli indagati sono accusati a vario titolo di turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa e abuso d’ufficio. Nella vicenda, risalente al 2015, ci sarebbe infatti anche lo zampino di Cosa nostra, che mirava al controllo dei pascoli nella zona del Parco di Nebrodi. Una vicenda che, secondo i magistrati della Dda nissena, riguarda irregolarità nell’assegnazione di 16 lotti destinati ai pascoli, che venivano dati in affidamento dall’azienda speciale Silvio Pastorale del Comune di Troina. Secondo l’accusa l’affidamento degli appalti, nonostante fosse stata indetta una regolare gara, era praticamente pilotato per favorire gli indagati e in questo sistema era coinvolto anche un funzionario pubblico, dirigente della Silvio pastorale.
Nell’operazione antimafia sulla gestione dei pascoli nella zona dei Nebrodi sono coinvolti soggetti di San Teodoro di Bronte di Cesarò di Tortorici, Catania e Sant’Agata di Militello.
Le prime dichiarazioni:
Il sindaco di Troina Fabio Venezia con un post su Facebook annuncia che il “Comune di Troina si costituirà parte civile”
“Esprimiamo vivo apprezzamento per la complessa attività di indagine della DDA di Caltanissetta e della Guardia di Finanza di Enna che ha permesso ancora una volta di fare piena luce sul sistema illecito di gestione dei pascoli demaniali nell’area dei Nebrodi e sulla forza di intimidazione di Cosa nostra. Il Comune si costituirà parte civile nel processo”.
Lo afferma il sindaco di Troina Fabio Venezia con un post su Facebook dopo gli arresti avvenuti questa mattina dell’Operazione Nebrodi II. “Purtroppo, come testimonia l’indagine odierna, la battaglia per riportare la legalità nei nostri boschi non si è ancora conclusa. Occorre un rinnovato impegno dello Stato e della società civile per combattere questo cancro che si annida nella nostra società. Con serietà e sobrietà noi non faremo mancare ancora una volta il nostro impegno”.ù
“Alla Guardia di Finanza e alla DIA, protagonisti di questa difficilissima indagine, va il mio plauso e la mia riconoscenza, per aver condotto con professionalità e rigore un’attività di indagine che rimarrà per sempre nella storia della lotta della mafia rurale e che spero si possa allargare a tutti i casi ancora irrisolti in Sicilia. Ma il mio pensiero va anche ai tanti agricoltori che hanno subito violenze e intimidazioni e agli uomini delle istituzioni, come il Sindaco di Troina Fabio Venezia, che per primo ha intuito la portata di questo fenomeno devastante e ha denunciato, anche a scapito della propria sicurezza personale”.
A dichiararlo è l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao che rilancia le sue denunce su mafia dei pascoli e corruzione su utilizzo dei fondi europei.
“Vi ricordate la mia denuncia in plenaria al Parlamento Europeo in cui denunciavo che i fondi UE per l’agricoltura erano finiti nelle mani della criminalità organizzata? Oggi è stata finalmente portata a termine dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Enna l’operazione “Nebros II”, una complessa ed articolata attività investigativa che ha dimostrato la profonda infiltrazione della mafia nell’aggiudicazione dei pascoli demaniali del Parco dei Nebrodi, che portava direttamente sui conti correnti delle famiglie mafiose milioni di euro di Fondi comunitari per l’agricoltura. Ai 15 indagati finiti in carcere o agli arresti domiciliari, è stato contestato di aver monopolizzato l’assegnazione delle terre del Parco con l’aggravante del metodo mafioso, avvalendosi di intimidazioni legate alla loro appartenenza a“Cosa Nostra”, ed in particolare alle famiglie mafiose operanti nella zona dei Nebrodi. Il meccanismo era diabolico: l’Azienda Speciale “Silvo Pastorale” del Comune di Troina, – continua Corrao – affidava centinaia di ettari di terre ricadenti nel Parco per il pascolo attraverso una gara privata con il metodo delle offerte segrete. Gli indagati, con la connivenza del direttore pro-tempore dell’Azienda Silvo-Pastorale, se li aggiudicavano presentando offerte segrete con aumento di un solo euro rispetto a quelle fissate a base d’asta dall’Azienda Silvo Pastorale di Troina, segno inequivocabile che c’era un accordo. Inoltre gli indagati, tutti imprenditori agricoli, scoraggiavano l’accesso alle gare di altri imprenditori agricoli onesti e in “regola” ricorrendo al metodo mafioso e alle intimidazioni. Dalle indagini è emerso inoltre che il Direttore tecnico pro-tempore, nonostante fosse in vigore il cosiddetto “Protocollo Antoci”, richiedeva in ritardo, e solo dopo la stipula dei contratti, l’apposita Informativa Antimafia alla Prefettura. Tale ritardo consentiva comunque la percezione illecita di contributi comunitari per importi pari a 3 milioni di euro. Un sistema che deve cambiare” – dice ancora l’europarlamentare.
Il Commissario straordinario del Parco dei Nebrodi Luca Ferlito esprime plauso all’operazione odierna della Guardia di Finanza di Nicosia, coordinata dalla DDA di Caltanissetta, nell’ambito dell’operazione antimafia Nebros II