MAFIA – Operazione ‘Stirpe’, decapitata Cosa nostra palermitana
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MAFIA – Operazione ‘Stirpe’, decapitata Cosa nostra palermitana

Salvatore Profeta, coinvolto nell'inchiesta sulla strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino, arrestato dalla polizia nel blitz che ha azzerato la cosca palermitana della Guadagna, Palermo, 12 Novembre 2015. ANSA/MIKE PALAZZOTTO

Nuovo duro colpo a Cosa nostra palermitana, pronta sempre a riorganizzarsi, attorno a nuovi-vecchi capi. Sei gli arrestati nell’operazione della Polizia di Stato di Palermo. Il nome eccellente e’ certamente quello di Salvatore Profeta, 66 anni, storico boss della Guadagna, cuore dello strategico mandamento di Santa Maria di Gesu’, impegnato a riorganizzare il potere di Cosa nostra palermitana. Ecco perche’ gli investigatori ritengono di avere decapitato il ‘nuovo’ corso dell’organizzazione criminale. A eseguire la retata la Squadra mobile guidata da Rodolfo Ruperti, su mandato della locale Direzione distrettuale antimafia. Oltre a Profeta senior, arrestati il figlio e il nipote, da qui il nome dato all’operazione: “Stirpe”. Profeta, era stato condannato all’ergastolo per la strage di via D’Amelio in seguito alle dichiarazioni del “falso” pentito Vincenzo Scarantino, suo cognato. Scagionato e scarcerato – dopo che il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza aveva svelato nuovi retroscena smentendo Scarantino – nell’ottobre 2011, Profeta era tornato a comandare alla Guadagna, estendendo il suo potere anche all’intero mandamento di Santa Maria di Gesu’, un tempo regno incontrastato dei Bontate. Profeta si era ripreso immediatamente una delle cosche piu’ importanti e da qui esercitava potere e influenza anche nel resto di Cosa nostra palermitana. Dimostrando nel suo mandamento anche di essere legato a rituali di affiliazione arcaici, imponendo persino deviazioni a processioni: plateale atto di ossequio.   Esponenti di spicco della cosca, diversi dei quali finiti in manette, in diverse occasioni si sono sottoposti pure al rito del bacio in fronte dispensato dal ‘capo famiglia’. Agli arrestati vengono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione e rapina. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Caterina Malagoli, Francesca Mazzocco e Sergio De Montis. Il provvedimento e’ stato eseguito, oltre che nei confronti di Salvatore Profeta, anche per Rosario e Antonino Profeta, rispettivamente nipote e figlio del boss, impegnati l’uno nella gestione delle attivita’ imprenditoriali, l’altro nelle estorsioni. I provvedimenti cautelari pure a carico di Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo, attivi nel controllo della zona di via Oreto. (AGI) .

12 Novembre 2015

Autore:

redazione


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