L’attuale situazione di incertezza politica non sta facendo che accentuare il totale scollamento tra i partiti, o presunti tali, e la propria base fatta dai mai militanti ma soprattutto dai giovani.
Ciò appartiene un po’ ad entrambe le frange ma una separazione tale tra la punta e la base nella piramide della destra si fa veramente fatica a rintracciarla persino nei libri di storia.
I militanti un po’ più attempati ricordano il tracollo che ebbe il Movimento Sociale Italiano nel 1991 ma la situazione attuale è senza dubbio ben peggiore.
Questa diagnosi impietosa è convalidata dal fatto che 22 anni fa comunque si aveva una casa dove stare, certo forse un po’ mal ridotta e con qualche crepa, ma pur sempre un tetto sopra la testa e un punto di riferimento.
Inoltre si poteva contare sull’apporto politico e culturale di un personaggio come Pino Rauti che, anche a 3 anni dalla morte di Giorgio Almirante e Pino Romualdi e con il fiato sul collo di un giovane e rampante Gianfranco Fini, riusciva con estrema lucidità e lungimiranza ad esprimere posizioni e contenuti anche sulle tematiche più importanti come la Guerra del Golfo. Bastano questi dati per far capire come in un momento simile un intero ambiente cresciuto nel mito di alcuni dei personaggi citati poc’anzi non può certamente bastare un ritorno ad Alleanza Nazionale o, addirittura, a Forza Italia 2 la Vendetta.
C’è un mondo fatto di valori, di cultura, di identità e di solidarietà che per troppo tempo è rimasto sparpagliato in partituncoli da risultato elettorale da prefisso telefonico favorendo chi ha trasformato la destra da patria delle poesie di Ezra Pound a simbolo del “Siamo tutte puttane”.
Con questo intento nasce Magmatica il campo organizzato dalle realtà identitarie del meridione, come il Cervantes di Catania e Casa Pound Palermo e molte altre, e che è arrivato alla sua seconda edizione che si è tenuta a Sant’Alessio Siculo tra venerdì e domenica.
Vero e proprio simbolo dell’edizione 2013 è stato il mito di Efesto, fabbro degli Dèi figlio di Zeus ed Hera abbandonato dalla madre naturale che dall’Olimpo lo gettò in mare perché considerato troppo brutto.
Ed effettivamente se ci si ferma a ragionare un attimo le attinenze non sono poche, perché questi ragazzi dallo spirito puro e laborioso come Efesto sono stati abbandonati da una famiglia che a poco a poco non è più stata la loro quasi come se questi figli siano un qualcosa di cui vergognarsi tanto da liberarsene il più in fretta possibile.
Non si sono viste sigle di partito a Magmatica 2013, né tantomeno hanno partecipato politici a cui sono stati stesi tappeti rossi. Le tematiche poste all’ordine del giorno sono state affrontate comunque in modo netto e incisivo a partire da quella del Muos che ha visto come ospiti Daniela Giuffrida di Link Sicilia, il vicepresidente dell’ARS Salvo Pogliese e Gianfranco Alfè di No Muos Sicilia a testimonianza che la lotta per la sovranità territoriale e il diritto alla salute non appartengono solo ad un’area politica. molto interessante anche la conferenza del secondo giorno che ha avuto come oggetto lo straordinario risultato che sta avendo il nuovo giornale web Barbadillo.it che nel giro di un solo anno è riuscito ad entrare tra i primi 15 mila siti italiani e che sta colmando un vuoto per la sete di un certo tipo d’informazione lasciato da altri.
A discutere di questo fenomeno è stato lo stesso direttore Michele De Feudis con i collaboratori Antonio Rapisarda, Fernando Massimo Adonia e Mauro La Mantia. L’ultimo giorno invece Luigi di Stefano già Perito di parte per la strage di Ustica e il prof. Francesco battagli di Diritto Internazionale hanno affrontato lo scabroso caso dei Marò in India. Subito dopo è toccato allo studioso di Diritto Costituzionale presso l’Università di Roma 3 Roberto Buccolini e l’avvocato Francesco Rizzo discutere del sistema, discutere dei pro e dei contro del sistema presidenzialista e di tutte le sue forme. Magmatica è stato anche musica con i concerti degli Hobbit, dei Divampa e dei Tipi da Spiaggia, uno spazio culturale con il laboratorio teatrale Settecinquetre che presentato i cadetti dell’Alcazar tratto dal libro di Henri Massis e Robert Brasillach.
Girando tra le tende bastava per captare nell’aria un sentimento di comunità, di appartenenza a valori condivisi che ci si tramanda da generazione in generazione. Il fatto che ancora nonostante tutto, ragazzi provenienti da luoghi diversi impegnino l’ultimo fine settimana di luglio per discutere, confrontarsi e fare comunità invece di andare nella solita isoletta esotica a cercare lo sballo facile, rappresenta la più grande sconfitta per chi sogna una gioventù senza valori, pronta alla massificazione, inerme e incapace di sognare un mondo diverso e rassegnata ad una vita di espedienti e precariato.
Non deve stupire che un tale fermento si stia verificando nel meridione, proprio in quelle terre stuprate nell’aria, nel mare, nel cielo, nei boschi, nei fiumi e nell’anima dei suoi abitanti non solo dalla malavita organizzata ma dall’ingordigia di aziende di stato, multinazionali e da un progresso che ha fatto la fortuna di pochi e la sventura di molti.
Uno dei motti del MSI era “il Sud sarà la tomba del sistema”, perché se c’è un posto dove l’identità la si ha nei globuli rossi questo è proprio il meridione, tocca a questi ragazzi farlo capire a chi ancora sonnecchia.
Chissà se quei ragazzi che si sono visti a Sant’Alessio Siculo un caldo fine settimana di fine luglio discutendo tra una riunione e una birra, tra qualche anno li giudicheremo come degli inguaribili sognatori ribelli, ultimi superstiti di una bandiera ormai ammainata da tempo oppure dei maghi un po’ folli capaci di far sorgere un fiore dall’arida sabbia del deserto.
Antonio Macauda