Questa mattina l’interesse di tanti si è concentata sulla mostra di monili e reperti della sezione sacro e profano del Museo siciliano delle tradizioni religiose di San Salvatore di Fitalia, strumenti e oggetti delle antiche farmacie MUSEO STORICO DELLA FARMACIA DEL MEDITERRANEO “Prof. Antonio Imbesi” e del Piccolo museo della Farmacia di Naso del Dott. Maneri. In visione anche gli ex voto della collezione privata di Arnaldo Martines; viste le foto esclusive della grotta della “Maga di Tindari” (Ass.Culturale Tindari), e l’esposizione del Trittico di Gala del Senato pattese -1806
Presenti, con Anna Ricciardi, il sindaco della Città di Patti, Mauro Aquino e il Direttore del Museo di San Salvatore di Fitalia Antonello Pettignano
Alle ore 21.15 seguirà, sempre al “San Francesco”, come anticipato dallo stesso sindaco, lo spettacolo teatrale “Le Majare” per la regia di Cinzia Maccagnano con le Musiche di Salvo Nigro.
Saranno in scena: Majara e madre: Margherita Smedile – Madre Badessa e Donna Villa: Cinzia Maccagnano – La superstizione delle popolane: Marta Cirello e Stefania Di Stefano – U mazzamareddu: Marta Cirello – La majarìa, donna di fora: Gemma Lo Bianco – La malìa, donna di fora Giulia Lanzarotta.
Lo spettacolo vedrà la partecipazione straordinaria di Antonio Silvia ne Le voci del mare.
Da rammentare ancora: Videomaker: Antonino Madonia – Audio e luci: Arkaservice – Produzione: Ass. Teatro dei due Mari – Ideazione e progettazione artistica: Anna Ricciardi – progetto grafico: Massimo Scaffidi – G.A. visual
Il progetto le Majare, nasce da uno studio sulle fascinazioni delle figure delle maghe, delle streghe, delle majare e donne di fora, spiriti benigni e maligni che per secoli hanno albergato nell’immaginario popolare siciliano.
Leggende lontane, credenze, suggestioni, usi e costumi popolari costituiscono l’ossatura di questo testo che racconta l’immaginario collettivo, il modo di leggere la natura, di interpretare il quotidiano, di demonizzare le paure, di cercare la buona sorte, di mescolare devozione religiosa e paganesimo.
La ricerca prende le mosse dal ricco patrimonio della tradizione orale (le opere di Pitrè sono state le fonti privilegiate insieme ai racconti della gente dell’isola) che passa da una memoria all’altra, annodandosi di ricordi nuovi, di riproposizioni che avvolgono ancora più di mistero queste storie.
Si vuole evidenziare, attraverso la messinscena, la seducente stratificazione di simboli e di espressioni oniriche: gli aspetti allusivi e fantastici del testo si estendono alle composizioni musicali che completano il tessuto drammaturgico.
L’obiettivo è quello di riscoprire la forza evocativa e magnetica della ricchezza culturale siciliana, spesso dimenticata o ingiustamente colpita da rivisitazioni stereotipate.
Lo spettacolo vuole restituire le voci più pure e antiche di un’isola senza i contorni folkloristici a volte banali e convenzionali, pur conservando l’originale lingua dialettale.
La messinscena, seppur presentando tre quadri di storie diverse – La Majara della Sicilia della Santa Inquisizione, la leggenda di Donna Villa (la maga di Tindari), le Donna di Fora con un rimando alla favola del figlio cambiato di Luigi Pirandello, trascina lo spettatore in un flusso emotivo e visionario.
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