Un’alta percentuale di lettori, trovandosi tra le mani un libro inedito, dopo averne esaminato dimensione, peso e immagine di copertina, solitamente legge alcune righe della prima pagina:…”Ciao, mi chiamo Carlo, ho 49 anni e sono un alcolista. No, non è vero. Non sono un alcolista, oggi ho bevuto un po’ ma ho i miei buoni motivi. E poi non sapevo come iniziare”.
Tutte in fila, in ordine perfetto, frizzanti ed evocative sono queste le parole che aprono il primo dei quattro racconti che compongono il volume Mal d’Amore di Alba Caliò (Graus Editore 2012 –Collana Zeta Generation).
Una pregevole prova di scrittura nella quale la giovane autrice riesce nell’ardua impresa di trattare tematiche di un certo spessore, con quella semplicità, scevra da appesantimenti e sovrastrutture stilistiche, essenziale a lasciare il segno, ad evocare un ricordo o un’immagine che a loro volta rimandano alle innumerevoli riflessioni, mai banali , di cui tutto il volume è costellato.
Ma la semplicità stilistica non è mai scontata, è perfettamente calibrata, dosata ad arte, uno strumento necessario a tenere il lettore incollato al racconto e ad un mondo che pagina dopo pagina viene costruito con dovizia di particolari, riversando in esso frammenti di vita quotidiana, emozioni, dolori e numeri.
Uomini come numeri che si possono leggere anche al contrario, numeri come ancora di salvezza dal caos e dalla vita che picchia duro, numeri che se usati nella giusta combinazione sconfessano il calcolo delle probabilità ( quasi pari a zero) di rincontrare una donna.
Un continuo rincorrersi di concetti, idee e pensieri che pagina dopo pagina, arricchendosi di diverse sfumature, si uniscono in un tutt’uno definito e coerente; un progetto letterario in cui la capacità inventiva della scrittrice risulta, ad ogni modo, il valore aggiunto che rende il tutto piacevole e intrigante.
Ma Mal d’Amore è anche e soprattutto amore.
Alba mostra coraggio ed una certa spregiudicatezza nell’affrontare il tema senza mai scadere in ragionamenti preconfezionati o già sentiti, conducendo il lettore tra le pieghe di una sentimento difficilmente definibile; uno degli stratagemmi utilizzati è quello di coglierne alcuni tratti essenziali…per sottrazione: un amore che non c’è più se le lenzuola non palpitano più dei suoi respiri, un amore che svanisce se gli arresti cardiaci minacciano di non essere abbastanza potenti da farti morire. Un amore che può accompagnare la vita di un uomo con tale intensità da divenire un male invalidante dal quale guarire.
Sentimento che pervade ogni pagina del libro e che silenziosamente lascia il segno trionfando infine nella sua necessarietà, nel suo essere elemento dal quale non si può prescindere.
Così nel quarto racconto quando il protagonista afferma che “ le mani si riempiono sempre in qualche modo… e che sono i cuori ad essere sempre un po’ più capienti del dovuto”, vengono restituiti forza e vigore ad una verità intramontabile per ciascuno di noi: di amore nessuno sarà mai sazio. Mal d’Amore rinvia alla sublime dolcezza della primavera, delle giornate più lunghe e delle maniche più corte, del profumo d’erba appena tagliata, di una donna che trasforma le frasi di una canzone “per farle parlare di noi”.
In un alternarsi di ironia e amarezza, in un passaggio continuo tra diversi registri descrittivi accumunati da acume e leggerezza, l’autrice riesce nell’arduo compito di donare, ove risulti indispensabile, il ruolo di protagonisti ai piccoli gesti quotidiani e agli oggetti ( quasi animati), che componendosi in un puzzle dai mille colori, possono aiutare a restituire un senso perduto ad una vita intera.
E così per poter affermare di essere felici diventa fondamentale avere un uomo ma anche un quadro preferito, un letto da dividere, un posto speciale, un regalo ed una colazione a base magari di succo d’arancia e toast.
Ma gli oggetti possono anche far male quando rinviano ad un amore concluso e sembrano precipitare addosso come una cascata che sembra non finire mai.
Il Volume è pieno, solido, strutturato in modo tale che una volta intrapresa la lettura non si potrà fare a meno di “masticare” la pagina successiva. L’autrice oltre a mostrare notevoli abilità nella sintesi, possiede un progetto chiaro, sa dove vuole arrivare e ci arriva con una naturalezza che rimanda ad una certa scrittura essenziale, minimalista, ma anche alla poetica rinvenibile nelle strisce di Charles Schultz.
Quando ho appreso la notizia che Alba Caliò avrebbe pubblicato un volume di racconti ho tirato un sospiro di sollievo, ho avuto la conferma che nel nostro piccolo Paese è presente ancora un certo humus culturale, un desiderio di crescere, di confrontarsi, scoprire e scoprirsi attraverso le pagine di un libro dove alle parole viene, comunque, restituita la dignità troppe volte e in troppi contesti ormai oscurata o, peggio, negata.
Mal d’Amore di contro produce il piacere di soffici frasi sussurrate e mai urlate, infine vere e stimolanti.
Un libro da leggere, da tenere per giorni e giorni tra le mani…perché possiede la magia di strappare un sorriso (amaro), di scuotere e far pensare.
Compratelo!
Federico Miragliotta
foto tratte dallapagina facebook di Alba Caliò