Categories: Cronaca Regionale

MANIFESTARE A MESSINA – I Vigili Urbani diventano A.C.A.B.

 

L’imponente manifestazione studentesca svoltasi ieri, 14 Novembre, a Messina, in concomitanza con lo sciopero europeo, ha fatto registrare un episodio che sicuramente lascerà degli strascichi, consistenti quantomeno nella testimonianza e nel giudizio di chi ha visto e riflettuto su ciò che è accaduto.

Il corteo, appena giunto in piazza Unione Europea, si è trasformato in un grande sit –  in di studenti e manifestanti dei movimenti, che poco prima avevano sfilato per le vie della città. Il concentramento maggiore  si è avuto, quindi, sotto la sede del Comune, Palazzo Zanca, il luogo per eccellenza votato a rappresentare i cittadini, tutti i cittadini (teniamo a precisare), ed accoglierne le istanze di qualunque natura esse siano, purché legittime verso la convivenza civile, l’interesse della città, dei suoi abitanti e delle istituzioni.

Solidarietà, protesta, e se è il caso denuncia, entrano a pieno titolo in questa onesta casistica.

Claudio Risitano e Marco Letizia sono due giovani che fanno politica nei movimenti cittadini, quali la Rete NoPonte, il Cantiere per l’Alternativa Comune, collettivi studenteschi e quant’altro, e non sono iscritti ad alcun partito né sindacato.

A questo si deve obbligatoriamente aggiungere che non hanno un lavoro, non sono dipendenti di nessuna azienda e quindi non possono essere annoverati tra i lavoratori che attendono spettanze arretrate, tra i cassintegrati o perdenti lavoro.

Sono, insomma, dei giovani che studiano, che (ahimè) se ne intendono di politica nella sua accezione più nobile (tocca dirlo) e come tanti altri sono in cerca di un futuro degno di questo nome.

Ma c’è di più, ed è questo il punto cruciale: “gratuitamente”, e senza alcun “titolo” che li omologhi, fanno proprie le istanze di chi ha difficoltà sotto casa loro, a Messina, nella sua provincia, in Sicilia, in Italia, in Europa, nel Mondo. Intendiamoci, ciascuno ha i propri difetti e nessuno sta lì a santificare i due giovani, e chiunque voglia intraprendere con loro confronti e/o scontri dialettici di qualsiasi tipo lo faccia pure, hanno passione da vendere e sono anche educati e simpatici.

Ma andiamo al dunque.

Risale a pochi giorni fa l’“occupazione” (per definirla con un termine orrendo, trattandosi di casa loro) del Comune di Messina, per due settimane, da parte dei lavoratori dell’ATM, (giusto per citare l’ultimo caso) la municipalizzata, indebitata fino all’osso, di un Comune che l’osso l’ha addirittura finito di rosicchiare, che sfiancati dai ritardi degli stipendi si sono incatenati dietro la porta del Commissario, si sono appesi ai cancelli, sporti pericolosamente dalle balaustre delle finestre con minaccia di suicidio e quant’altro.

Risultato: solidarietà piena, indignazione, impegno da parte di tutti, dai cittadini, al Commissario, al presidente del Consiglio Comunale, tutto avvenuto con grande attenzione della stampa.

Ieri, Claudio e Marco, presi dalla voglia di sensibilizzare ed emozionare sulle grandi istanze europee, in aiuto a chi la povertà la sta già vivendo sulla propria pelle e chi è già condannato a farlo da qui a breve, hanno pensato bene di esporre sul balcone del Municipio uno striscione contenente una frase, che se vogliamo analizzarla bene, è la più scontata e “maggioritaria” della storia:

“La crisi la paghino i ricchi”.

Bella scoperta, sa proprio di innocenza.

In pratica è come aver riscritto un passo del Vangelo: “In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”.

A parlare era Gesù Cristo, e fortuna volle (si fa per dire) che non esponesse striscioni, altrimenti avrebbe ricevuto sentenza della sua crocifissione senza neppure la speranza di una possibile decisione di Pilato ed un “ballottaggio” eventualmente vincente con Barabba.

Ma come già detto, i due non sono “omologabili”, non appartengono altro che ai “movimenti”, e conta ancora poco o nulla se proprio i “movimenti”, giusto adesso, meritano il massimo rispetto istituzionale, avendo rappresentatività persino in Sicilia, per non dire che potrebbero essere determinanti anche in chiave di Governo.

“Mai dire mai”, insomma, e che sia chiaro, quantomeno, qual è il concetto, il resto viene da sé.

Una cosa sembra certa: un’appartenenza a qualche struttura organizzata, possibilmente con leader, in cui si sta “allineati e coperti”, oppure l’essere personalmente rappresentativi di una istanza propria o di categoria e non collettiva e indistinta, dall’altissimo valore etico, come in questo caso, avrebbe risparmiato ai due l’umiliazione di vedersi sottratto quello striscione, attraverso il dilettante uso della forza, improvvisamente, alle loro spalle, sotto gli occhi di alcune migliaia di manifestanti.

Ecco l’interpretazione di quel gesto da dimenticare, ecco perché nei confronti di qualsiasi altra persona “direttamente interessata”, quei vigili si sarebbero quantomeno preoccupati di leggere il contenuto di quella striscia semmai da condividere e non da reprimere (qui i paesi stranieri ci fanno scuola) e concedere 5 minuti di celebrità a quella frase sacrosanta, scritta anche per loro, che non possono certamente riconoscersi tra quei “ricchi” che devono pagare la crisi, come d’altronde non lo possono fare quelle persone che stavano in piazza, compresi i genitori del 99,9 per cento degli studenti che manifestavano e si apprestavano a leggere e capire cosa sta dietro quella scritta.

Ma al di là di tutto, si condivida o meno il contenuto dello striscione, ciò che inquieta è la sottrazione del principio democratico della libera espressione e della manifestazione.

E come se non bastasse, Claudio e Marco sono stati condotti a piano terra al Corpo di Guardia della Polizia Urbana ed identificati.

Nessuno li aveva fermati all’ingresso, così come nessuno ha chiesto loro cosa andassero a fare al primo piano del Municipio.

Le 1.203 persone che lo scorso 28 ottobre hanno liberamente scritto “Luigi Sturniolo” nella propria scheda elettorale (e potevano essere molte di più) non possono certo definirsi “sovversivi” o “rivoltosi di palazzo”.

Esse altro non sono che persone comuni che si sono riconosciute negli ideali e nei principi dello storico portavoce del movimento NoPonte.

Ecco cosa ha detto, ieri, a caldo, proprio Luigi Sturniolo, sull’operato di quei vigili: “E’ un comportamento assurdo. E’ assolutamente inconcepibile l’esercizio di una violenza così sconsiderata nei confronti di due giovani che in una situazione di crisi così profonda della società, di malcontento nei confronti delle privatizzazioni e dell’impoverimento generale, provano a stendere uno striscione in cui si esprime una necessità, il punto di vista di un pezzo di questa società che sostiene che la crisi la devono pagare i ricchi, cioè quelli che l’hanno provocata. Nei confronti di due giovani, che hanno compiuto un atto conflittuale ma simbolico, è stata esercitata una violenza repressiva. Noi rivendichiamo il diritto di poter esprimere in tutte le sedi il nostro punto di vista e riteniamo che questi comportamenti debbano essere assolutamente interrotti e ci riserviamo di prendere anche dal punto di vista legale le nostre contromisure”.

Detto questo, i vigili possono stare tranquilli, c’è qualcuno che lotterà a loro fianco (così come avvenuto sabato scorso per tutti i dipendenti comunali), qualora, come successo recentemente, il loro stipendio, erogato da un Comune sull’orlo del fallimento, tarderà ad arrivare.

“La crisi la paghino i ricchi”, non certo i vigili urbani, ai quali non si chiede nulla, tranne che leggere i contenuti degli striscioni prima di strapparli dalle mani di chi rappresenta, pacificamente, una protesta.

E lo fa anche per loro.

Testo: Corrado Speziale – Foto: Enzo Bertuccelli

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