MARIA COSTA – “Poesie e prose siciliane”…con qualche “dimenticanza”
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MARIA COSTA – “Poesie e prose siciliane”…con qualche “dimenticanza”

– di Corrado Speziale –

È stata da poco pubblicata la raccolta, opera omnia, della poetessa popolare messinese Maria Costa, classe 1926, nata e vissuta nelle Case basse di Paradiso, morta nel 2016. Il volume “Poesie e prose siciliane” (Pungitopo, 2020) nato su iniziativa del Centro studi “Maria Costa”, ripropone sei pubblicazioni della poetessa, dal 1989 al 2013. L’ultima inserita, Àbbiru Maistru (Pungitopo, 2013), era stata prodotta grazie all’iniziativa e all’impegno, anche economico, dell’Associazione Alamak – Sebastiano Mafodda. L’estenuante ricerca e trascrizione di manoscritti di Maria Costa, tra poesie e racconti inediti, è avvenuta grazie al lavoro certosino di Giovanna Grazia Parisi e Antonino Giuffrè. Ma di questi ultimi e dell’associazione presieduta da Francesco Musciumarra, che con Maria Costa aveva condiviso tutti gli eventi legati al mare in memoria dei marinai del “Segesta”, in questo nuovo libro non vi è traccia. Manca qualsiasi riferimento o citazione finanche all’inizio della stessa opera, la sesta, Àbbiru Maistru, della quale viene riportato necessariamente il titolo all’interno del volume e nella biografia dell’autrice. Così, se da un lato si vuole mantenere giustamente viva la memoria della poetessa, valorizzandone il patrimonio culturale, dall’altro si trascura la storia e l’impegno di chi le è stato accanto contribuendo attivamente alla sua rara e preziosa produzione editoriale. Da qui, l’appunto di Francesco Musciumarra su Facebook: “Dispiace che nessuna citazione, o riferimento, venga fatta alla pubblicazione, a cura della stessa casa editrice, del libro Àbbiru Maistru, la cui stesura è stata curata grazie all’impegno di Antonino Giuffrè e di sua moglie, e finanziata dall’Associazione Alamak-Sebastiano Mafodda”.

 

Ben vengano iniziative editoriali come questa: Maria Costa è senz’altro un patrimonio immenso della cultura popolare siciliana e in particolare messinese. Negli ultimi anni della sua vita, ormai alle soglie dei novant’anni, fu considerata la più grande poetessa popolare del nostro tempo. Lei, nata e vissuta alle Case basse di Paradiso, da semplice autodidatta, tra dure esperienze di vita e pulsioni ed ispirazioni poetiche e narrative, ha “cantato” luoghi, personaggi, leggende e tradizioni di Messina, del suo mare, e incantato con i suoi versi.

Poesie e prose siciliane” (Pungitopo, 2020), è una raccolta di pubblicazioni, un’opera omnia che rende fede a Maria Costa, alla sua memoria ed in particolare allo straordinario bagaglio poetico dialettale che lascia come patrimonio alla Sicilia, a Messina e all’area dello Stretto. L’opera è nata su iniziativa del Centro studi intitolato alla poetessa, presieduto da Lillo Alessandro. Eccellenti i contributi che aprono il volume: l’introduzione è di Sergio Todesco, la prefazione di Giuseppe Rando, due studiosi notoriamente vicini alla poetessa. Sono sei le opere riproposte nella raccolta, disposte in ordine cronologico: A prova ‘ill’ovu (Pungitopo, 1989), Cavaddu i coppi (Pungitopo, 1993), Scinnenti e muntanti (Edas, 2003), Ventu cavaleri (Edas, 2005), Mari e maretta (Antonello da Messina, 2010), Àbbiru Maistru (Pungitopo, 2013).

Il volume è destinato ad un vasto pubblico di appassionati di letteratura dialettale siciliana e certamente segna un passaggio cruciale nell’editoria del settore.

Ma non sta mancando qualche disappunto da parte di chi Maria Costa l’ha conosciuta e frequentata, coinvolgendola in molte attività dell’associazione Alamak – Sebastiano Mafodda in ricordo dei quattro marinai deceduti nella tragedia del “Segesta Jet”, il 15 gennaio 2007. La motivazione: Àbbiru Maistru, testo dal peso specifico enorme nella carriera della poetessa – essendo, tra l’altro, l’ultimo pubblicato in vita – era stato prodotto grazie all’iniziativa e all’impegno, anche economico, proprio dell’Associazione Alamak – Sebastiano Mafodda, presieduta da Francesco Musciumarra. L’estenuante ricerca e trascrizione di manoscritti della poetessa, ventuno, tra poesie e racconti inediti, è avvenuta grazie al lavoro certosino di Giovanna Grazia Parisi e Antonino Giuffrè. Un valido contributo era arrivato anche da Livorno, da parte di un’altra “Alamak”, quella degli allievi del 67° Corso dell’Accademia navale, a suo tempo frequentata dal comandante Mafodda. Il libro era stato presentato in grande stile al Castello di Bauso di Villafranca, in occasione della rassegna di poesie “Sulla Scia di Alamak”, cui Maria Costa ha fatto sempre da madrina, e nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca. Passando in rassegna i nomi dei relatori che hanno partecipato ai due eventi, ritroviamo chi adesso ha collaborato in questa nuova raccolta. Ma di chi nel 2013 aveva speso risorse ed energie in occasione dell’ultimo importante e impegnativo libro di Maria Costa, adesso, in “Poesie e prose siciliane” non vi è traccia. E non vi è neppure un accenno ai caduti del “Segesta” cui Àbbiru Maistru era dedicato ed ispirato. Quantomeno un minimo richiamo nei loro confronti o verso l’associazione che ne conserva la memoria, giusto nella pagina interna che apre il sesto libro, sarebbe stato un gesto di riconoscenza, se non addirittura un atto dovuto. Con un dato assoluto: si tratta di persone e argomenti che stavano a cuore a Maria Costa come pochi altri. Tant’è che ne ha fatto due componimenti straordinari: I Quattru figghi du mari e Sigesta, poesie che la stessa recitava al Memorial Segesta, organizzato annualmente dal comandante Sebastiano Pino alla Stazione marittima per l’anniversario della tragedia. Eventi che erano entrati nel “Dna” della poetessa.

“Dispiace che nessuna citazione, o riferimento, venga fatta alla pubblicazione, a cura della stessa casa editrice, del libro “Abbiru Maistru“, la cui stesura è stata curata grazie all’impegno di Antonino Giuffrè e di sua moglie, e finanziata dall’Associazione Alamak-Sebastiano Mafodda, che ho avuto l’onore di rappresentare, nota agli amici di Maria Costa per aver sostenuto innumerevoli iniziative a favore della poetessa”, scrive su Facebook Francesco Musciumarra. Invero, il testo è “citato”, giusto perché contenuto all’interno, ma niente di più. Egli si riferisce, piuttosto, ad una forma di considerazione che a fronte del valore di Abbiru Maistru e di tutto ciò che l’ha prodotto e ispirato, di fatto non c’è stata. Lo stesso ha poi rimarcato un altro aspetto, un’azione svolta successivamente alla pubblicazione del libro: “Sono sicuro che il Centro studi Maria Costa abbia fatto buon uso delle copie del libro Abbiru Maistru, ricevute in dono dall’Associazione Alamak – Sebastiano Mafodda”.

Messaggio che noi raccogliamo, alla luce dei fatti. Il rischio dell’oblio: ogni opera omnia, in quanto tale, tende a spiazzare le precedenti singole pubblicazioni. Cosicché anche le altre opere, qualora ne avessero avuto le caratteristiche, avrebbero meritato la stessa attenzione. Perché non v’è dubbio che ad ogni esperienza di Maria Costa sia collegata una storia, un’evocazione, un gesto da ricordare. A scanso di equivoci: nessuna intenzione di “tirare per la giacchetta” la nostra cara e indimenticata poetessa del mare, il cui ricordo indelebile è patrimonio di tutti.

Ma la riedizione di un libro inserito in una raccolta non può tradire il passato, tra l’altro per nulla remoto, che lo ha concepito. Equivarrebbe a cancellarne la storia e dissolverne i contenuti.

19 Febbraio 2021

Autore:

redazione


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