di Corrado Speziale
“Questo libro raccoglie parte del lavoro di ricerca che ho svolto per la mia tesi di dottorato conseguito presso l’Universitàdi Napoli e colgo l’occasione per ringraziare il prof. Tomaselli perché proprio lui mi ha suggerito il tema, e a tal proposito ricordo il nostro incontro e quanto mi avesse entusiasmato l’idea di affrontarlo, perché desideravo fortemente portare a Napoli un argomento che fosse caratteristico della nostra terra, unito alla possibilitàdi studiare la storia dei restauri archeologici realizzati nel corso di quasi due secoli. Questa mi sembrò quindi un’occasione straordinaria per poter valorizzare la ricchezza e la bellezza del nostro patrimonio culturale, studiando, nel contempo, una delle pagine più significative della storia della Siciliaâ€Â.
Dal pensiero esternato da Maria Luisa Ferrara nel corso della presentazione del proprio libro “Il culto delle ruine†(Flaccovio Editore), avvenuta a Terme Vigliatore sabato scorso, 28 novembre, nella sala conferenze della splendida struttura ricettivo-termale di Parco Augusto, traspare tutto l’entusiasmo, la passione e la voglia di ricerca, appartenenti soltanto a chi “capitalizza†i propri studi, dando un senso compiuto all’indagine dell’arte e della storia.
Trentacinque anni, architetto, originaria di Terme Vigliatore, Maria Luisa Ferrara ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in “Conservazione dei Beni Architettonici†nella prestigiosa Università“Federico II†di Napoli. Attualmente svolge la propria attivitàscientifica presso il Laboratorio di Indagini e Restauro dei Beni Architettonici “Salvatore Boscarino†dell’Universitàdi Palermo, Ateneo dove è docente a contratto di “Restauro Archeologicoâ€Â.
La presentazione del libro, avvenuta dinnanzi ad una platea di invitati, accorsi numerosissimi all’evento, si è tenuta alla presenza del Sindaco di Terme Vigliatore, Bartolo Cipriano, di Nicolò Gennaro, Assessore alla Cultura dello stesso Comune, degli architetti Antonio Cipriano e Mario Aronica, quest’ultimo intervenuto in rappresentanza del Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Messina, di Vincenzo Mazzara, consulente Marketing e Comunicazione della Valle dei Templi di Agrigento e del prof. Franco Tomaselli, ordinario di Restauro all’Universitàdi Palermo, accademico di assoluto prestigio, essendo l’unico, in Sicilia, ad avere la titolaritàdi questa Cattedra. Quest’ultimo, com’era d’altronde nelle previsioni, illustrando i contenuti del testo attraverso un’attenta ed esaustiva dissertazione durata quasi un’ora, agevolata dall’ausilio di slide, ha tenuto una vera e propria “lezioneâ€Â, suscitando interesse tra i convenuti, considerata la non usualitàdei temi trattati.
L’esperto docente inizia il suo intervento tessendo meritate lodi per la ricercatrice, e dopo aver rievocato qualche ricordo del passato, afferma: â€ÂPer me oggi è un giorno particolare, perché per un professore, vedere in una sua allieva il frutto di una ricerca durata anni concretizzarsi con un libro, che mi si invita a presentare dinnanzi a tante persone, è motivo di grande orgoglioâ€Â, avviandosi così ad illustrare temi e struttura dell’opera: “Il libro affronta il tema dell’archeologia, ma non come ricerca, bensì come conservazione dei beni archeologiciâ€Â, dice il professore, facendo qualche accenno alla Sicilia di oggi, prima di approfondire gli aspetti storico-artistici, sostenendo che “i monumenti sono i testimoni dell’operositàumanaâ€Â.
Il libro, centotrenta pagine di indubbia qualità, molte delle quali impegnate con iconografie, tutte pronte a soddisfare la semplice curiositào la voglia di ricerca del lettore, si compone di otto capitoli suddivisi in due parti: la prima tratta di studi, ricerche e scoperte delle architetture siciliane d’etàclassica, mentre la seconda, sempre riguardo la Sicilia, ha come temi la tutela ed il restauro dei monumenti archeologici.
Nonostante gli argomenti appaiano giàcollaudati, anche per la notorietàdei monumenti presi in esame, la ricerca della Ferrara costituisce la prima “raccolta sistematica†di tutte quelle teorie che hanno ispirato conservazione e restauro delle opere in ambito archeologico della nostra isola.
A fare da base a questo tipo di ricerca sono gli studi dell’arte antica di J.J.Winckelmann, pubblicati nella seconda metàdel ‘700, che conducono a significative evoluzioni nella cultura archeologica siciliana. Grazie a tali scoperte, l’isola diviene “terra del mitoâ€Â, forte della sua conclamata storia millenaria ed ineguagliabile fonte di ispirazione per viaggiatori ed intellettuali di grande fama, tra i quali J.W.Goethe.
L’autrice, attraverso le proprie approfondite analisi sull’argomento, raggiunta ormai l’eccellenza, esprime così il proprio punto di vista sui temi del testo, nel corso del proprio intervento in sala: “La mia idea, la concezione che porto avanti sul restauro è sintetizzata nel titolo di questo libro “Il culto delle ruineâ€Â, perché durante il periodo neoclassico che caratterizza il secondo ‘800, la perfezione non era un problema di compiutezza materiale, per cui l’opera del rudere archeologico, ovvero l’opera lacunosa, frammentata, distrutta, è un’opera d’arte bellissima, fortemente suggestiva ed evocativa. Pertanto, la mancanza, non era vista come un vincolo alla bellezza, ma al contrario, come una possibilità, perché tutto ciò che ospita un vuoto apre infinite possibilitàdi bellezza all’immaginario, così ciascun osservatore di fronte ad un’opera lacunosa può ricostruire in essa, idealmente, le parti mancanti. Ecco perché il rudere archeologico è un’opera molto evocativa e suggestiva e come tale va anche conservata, perché dàil senso del tempo, della memoria e del ricordoâ€Â. L’autrice conclude lo straordinario pomeriggio culturale che l’ha vista protagonista nella propria cittadina, affermando che “i ruderi archeologici mostrano un senso del trascorrere del tempo che non può essere trasformato, ma conservatoâ€Â, e rievoca una frase celebre: “Senza le rovine possiamo vivere, possiamo pregare, ma non possiamo ricordareâ€Â.
{boncko}/cultura/libri/ferrara_il_culto_delle_ruine/{/boncko}