Nelle ultime settimane è circolato il mio nome come possibile candidato sindaco, grazie alla segnalazione di alcuni amici professionisti che ringrazio per la stima.
Proprio nello spirito di quella iniziativa, tendente a superare vecchi e logori schieramenti che ancora si contrappongono, ciascuno proteso a piazzare la propria bandierina nello scacchiere geopolitico complessivo, non posso che declinare l’invito. Nella consapevolezza che il panorama economico e sociale è cambiato mentre la politica rifiuta di prenderne atto e cerca di blindarsi nel suo arroccamento pur di conseguire l’obiettivo, cioè la conquista del Palazzo.
Eppure assumere oggi la guida, significa indossare la sciarpa tricolore per certificare come primo atto il dissesto del Comune dopo decenni di disfunzioni, di servizi inefficienti, di ritardi, decisioni rinviate all’infinito tra ambiguità e deresponsabilizzazione, emblematica la vicenda Ponte che ha contribuito a impaludare qualsiasi scelta strategica e di prospettiva.
Motivi sufficienti per chiedere a tutti i partiti, da destra a sinistra, un passo indietro e consentire alla Città di remare insieme con rinnovato senso della cittadinanza, in direzione della rinascita.
Messina ha potenzialità inespresse, vi sono progetti che possono decollare anche senza straordinarie risorse finanziarie pubbliche. Basta credere nelle proprie capacità, non piangersi addosso, liberare le energie presenti, trasmettere ottimismo e voglia di intrapresa anche in un momento difficile di crisi.
Ricorrendo magari a un po’ di inventiva.
E così immaginare una Messina che richiama New York con la sua Madonnina più bella della Statua della Libertà; il pilone di Torre Faro, attrezzato e valorizzato in competizione con la Tour Eiffel; il lungomare con la pista ciclabile come Amsterdam; la galleria Vittorio Emanuele come quella del Duomo a Milano; la scalinata di Montalto come Trinità dei Monti; l’affaccio in Fiera come Miami.
Preziosità uniche che si aggiungono all’impareggiabile dono naturale di essere al centro tra Taormina e le Isole Eolie, transito obbligato e tuttavia senza un minimo di accoglienza per i crocieristi che hanno rischiato di trovarsi di fronte, al loro arrivo, niente meno che un secondo Palazzo di giustizia al posto di un grande spazio espositivo e di benvenuto. Nei mie commenti, molto prima che si delineasse il fenomeno Grillo, ho fortemente criticato l’assetto di questi partiti padronali che hanno sacrificato l’interesse pubblico per tornaconto elettorale.
Oggi dopo la batosta delle urne, non sembra che le cose siano cambiate al loro interno.
Al nuovo sindaco, se espressione della Città e non frutto di logiche spartitorie, si dovrà dare piena fiducia e carta bianca per lasciarlo operare, senza lacci e lacciuoli.
E tutti dovremmo essergli grati per il solo fatto di aver accettato un simile sacrificio.
Perché di questo si tratta se chi andrà a governare lo farà privilegiando la Collettività alle lobbyes.
Mario Cavaleri
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