MARO’ – L’8 Settembre di un Governo “barzelletta”
Dal Palazzo

MARO’ – L’8 Settembre di un Governo “barzelletta”

 

Il ministro Terzi  durante l’audizione sui marò
«Ero contrario a rimandare in India i marò, ma la mia voce è rimasta inascoltata». Per questo alla Camera, al termine dell’audizione urgente riguardante il caso dei marò di martedì 26, il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha annunciato le dimissioni. Un gesto che ha spiegato prospettando anche una pesante divergenza d’opinioni all’interno del Governo tanto che il premier Monti, a fine serata, in una nota puntualizza «sconcertato»: «Le sue intenzioni non mi erano state preannunciate, benchè in mattinata si fosse tenuta presso la presidenza del Consiglio , con la mia partecipazione, una riunione di lavoro con i Ministri Terzi e Di Paola. Le valutazioni espresse alla Camera dal ministro Terzi non sono condivise dal Governo». Monti ha poi assunto le funzioni di ministro degli Esteri a interim.

IL QUIRINALE: «IRRITUALI» – Sulle dimissioni c’è anche una nota del Quirinale che definisce «irrituale» il gesto di Terzi per il quale il Colle è «sconcertato e stupito». Il capo dello Stato, precisano fonti informate, non era stato informato delle intenzioni del titolare della Farnesina e ora attende il decreto di accettazione da Monti che riferirà sulla vicenda alle Aule nella giornata di mercoledì 27.

DI PAOLA: «FACILE ORA ABBANDONARE» Conclusa l’audizione di Terzi, alla Camera ha parlato il ministro alla Difesa Di Paola che al collega dimissionario ha indirizzato queste parole: «Sarebbe facile oggi lasciare la poltrona, ma non sarebbe giusto e non lo farò». Frase accolta dall’applauso corale dell’aula di Montecitorio. Terzi non applaude. «Non abbandonerò la nave in difficoltà con Massimiliano e Salvatore a bordo – ha proseguito – fino all’ultimo giorno di governo, verrei meno al senso del dovere delle istituzioni che ho sempre servito e alle scelte del governo che ho condiviso».

Terzi: «Mi dimetto in disaccordo con il Governo»

POLEMICHE IN AULA – Le dimissioni di Terzi inevitabilmente hanno acceso la tensione in Aula. «Speriamo che Monti sia assolutamente chiaro perchè il fallimento della credibilità internazionale è sotto gli occhi di tutti» è l’attacco del segretario Pdl Alfano a cui si accoda tutto il centrodestra. «Le dimissioni equivalgono a straordinario gesto morale» dice il vice presidente della Camera Lupi mentre l’ex governatore della Lombardia, ora senatore Pdl, Formigoni twitta: «Il governo chiarisca chi ha voluto rimandare i marò in India».

LA RABBIA DELLA MOGLIE DI GIRONE – In Aula, seduta nelle tribune riservate ai visitatori, in mezzo a militari della Marina, c’era anche la moglie di Salvatore Girone. «Riportate a casa mio marito» ha urlato indirizzando la sua rabbia verso l’emiciclo. Oltre a lei, in tribuna era presente anche Franca Latorre, sorella dell’altro marò Massimiliano,

Le urla della moglie di Girone: «Riportatelo a casa»

TERZI: «IO INASCOLTATO» – E’ al termine dell’audizione alla Camera che Terzi spiega quanto fosse distante dall’idea di rimandare in India (per la seconda volta) i due fucilieri del San Marco. A palazzo Chigi (è la ricostruzione quasi «in diretta» di quei concitati momenti )«esprimo la mia riserva per la repentina decisione del loro ritrasferimento in India, la mia voce è rimasta inascoltata. Finalmente avevamo in patria i due fucilieri di marina». Poi, rispondendo ai rilievi di Monti («Non sono stato informato, nonostante avssi fatto riunione con Terzi)»), l’ex ministro degli Esteri ha precisato che «la decisione di anticipare le mie dimissioni in occasione dell’audizione alla Camera dei Deputati si è consolidata proprio dopo la riunione con il presidente del Consiglio Mario Monti e il ministro della Difesa».

Il ministro Di Paola: «Mi scuso con le famiglie

«NIENTE PROVE ATTENDIBILI» – «È risibile e strumentale sostenere che la Farnesina ha agito per fatti suoi. Io ho dato informazioni a tutte le autorità di governo sugli aspetti critici del negoziato con l’India» sostiene Terzi che poi senza mezzi termini afferma che l’accusa ai marò italiani di aver sparato e ucciso i due pescatori indiani «non è mai stata suffragata da prove attendibili, mentre loro negano ogni addebito». Mentre riguardo alla recente decisione di trattenere in Italia i marò, approvata da tutti l’8 marzo, «tutte le istituzioni erano informate e d’accordo».

«SULL’AMBASCIATORE RITORSIONE» – Terzi è esplicito anche sulla «blindatura» dell’ambasciatore Mancini a Delhi: «La decisione indiana di sospendere l’immunità del nostro ambasciatore è stata interpretata come un atto di ritorsione che ha indebolito la legittimità del governo indiano, siamo davanti a una palese violazione della convenzione di Vienna». A fine intervento motiva le sue dimissioni con la vicinanza ai marò. «Mi dimetto perchè per 40 anni – ha precisato – ho ritenuto e ritengo oggi in maniera ancora più forte che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana. Mi dimetto perchè solidale con i nostri due marò e con le loro famiglie».

 

Alessandro Fulloni

fonte – ilcorriere.it

26 Marzo 2013

Autore:

admin


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