MASSIMO RICCIARDO –  “cartoline”
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MASSIMO RICCIARDO – “cartoline”

invitoOggi si inaugura la sua mostra – con Nathalie Nienkemper -“Cartoline e Carabaccia”
La mosta al Centro Attività Espressive Villa Pacchiani a Santa Croce sull’Arno.
Sarà visitabile sino al 31 gennaio ed è stata curata da Ilaria Mariotti.
Cartoline: un modo per salutare, per inviare immagini di paesaggi da un posto all’altro, da persone a persone.
Oggi quasi un modo di fare di altri tempi, sostituito da sms, mms, email e rete.
Attraverso le cartoline ci si tiene (o forse ci si teneva) in contatto, si regala la possibilità di condividere momenti e paesaggi. Le cartoline erano finestre in viaggio e che si aprivano su mondi e tempi diversi. Una cartolina veniva spedita in viaggio e arrivava quando magari si era già tornati (ma il tempo può essere anche quello del presente).
Carabaccia: zuppa toscana dalle origini lontane fatta essenzialmente con cipolle e insaporita con altri ingredienti quali mandorle, cannella e zucchero (nella ricetta antica e in alcune rivisitazioni).
Cartoline e carabaccia ruota attorno a riflessioni legate alla memorie private che diventano cibo, racconto dell’intimo rapporto tra i diversi ricordi da condividere creando accordi emotivi, innescando associazioni, distanze o identificazioni con i presenti.
In mostra alcune immagini che provengono da una documentazione fotografica fatta negli anni Settanta da un amico di famiglia di Ricciardo, Ebi Uhlands, in visita alla Sicilia e agli amici italiani.
Altre immagini sono tratte dall’archivio di famiglia: fotografie di parenti e amici abbigliati per un momento di festa, famiglie riunite attorno a tavole imbandite, parenti di cui non ci viene in mente il nome, attorno a pietanze e alimenti che avevano il potere di mettere assieme persone, anche quelle che tornavano da lontani viaggi.
Alle pareti ricordi di alcune persone presenti nelle fotografie e rintracciate a distanza di trent’anni dallo scatto e che hanno cercato di ricordare i momenti rappresentati dalle fotografie o quanto queste, sottoposte alla loro attenzione, hanno avuto il potere di evocare.
Cosa è più importante, il ricordo, ciò che alla memoria non torna o quanto si aggiunge per paura di avere dimenticato?
Quanto le immagini aiutano effettivamente il ricordo? E quanto le parole disvelano?
Cosa succede ai ricordi, alle immagini, alle cose, quando gli strati del tempo e della possibilità di non ricordare, le patine, le superfici, vengono tolte una ad una?
Tra ri-scoperta e incapacità di raccontare le vite di altri la mostra si snoda tra immagini e parole in un invito costante rivolto all’osservatore ad intervenire nel processo di ri-trovamento e rinnovamento.
L’immagine, parzialmente rivelata e alterata contemporaneamente dall’azione dei visitatori, diventa essa stessa oggetto, non finestra sul mondo ma oggetto nel mondo, modificata rispetto all’originale, incaricata di agglomerare riflessioni sulle relazioni tra tempi, luoghi e persone.
La cena, il momento conviviale, è parte integrante della mostra. Ricciardo si è relazionato con tre ristoranti del territorio per la costruzione di un viaggio nei sapori e nelle tradizioni culinarie toscana e siciliana, proponendo piatti che mettono assieme gusti, ingredienti, sostanze che rappresentino relazioni tra tempi e luoghi.
Massimo Ricciardo (1979, Darmstadt, Germania, vive e lavora a Firenze) lavora principalmente con materiali d‘archivio e performance culinarie. Gran parte della sua pratica artistica prende spunto dalla memoria, dalle relazioni sociali della sua famiglia e da una trasposizione temporale di queste tracce nella nostra contemporaneità.
Nathalie Nienkemper (1981, Oelde, Germania, vive e lavora a Berlino) usa essenzialmente la fotografia come mezzo per inventare nuove storie che sono state messe in scena dall’artista. Le sue opere ambiscono a dar vita alla vera essenza del materiale fotografato, l‘immagine si trasforma in un corpo-materia che non è una finestra da dove guardare il mondo
20 Dicembre 2010

Autore:

admin


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