Il Movimento Cristiano Lavoratori di Messina esprime le proprie perplessità sul modo con cui si sta affrontando a livello nazionale il tema attuale del federalismo. Dinnanzi ad un argomento di portata storica che definirà in senso federale il sistema del governo locale, registriamo con rammarico che la classe politica che ha raccolto considerevoli consensi elettorali in Sicilia, come del resto in molte regioni meridionali, sembra avere rinunciato a rappresentare le istanze del Sud in una “sfida sinergica” tra i territori che nel disegno ipotizzato fino ad oggi, non promuove adeguatamente le potenzialità degli stessi, determinando l’inutile sfilacciamento del Paese, la cui Unità politica riteniamo vada preservata nella valorizzazione dell’autonomie locali sul modello della sussidiarietà così come ci suggerisce la Dottrina sociale della Chiesa.
Assistiamo inoltre a discriminati pericolose che perseguono un modello di federalismo che va contro non solo alla pacificazione dei territori, necessaria anche dietro le ultime dichiarazioni di esponenti politici come il neo-governatore del Veneto, Luca Zaia ma anche contro quelle scelte importanti che favoriscono l’uscita dal divario Nord-Sud a favore del rilancio dell’economia e del tessuto produttivo di tutte le Regioni.
Il Movimento Cristiano Lavoratori si impegna a favorire una serie di incontro sul tema del federalismo, proponendo proprie riflessioni in merito e raccogliendo i relativi contributi perché l’opinione pubblica venga sensibilizzata a partire dal coinvolgimento delle Istituzioni cittadine.
Nel corso del primo incontro sul “Federalismo e l’Unità d’Italia” promosso presso la sede MCL di Via Romganosi, il Presidente Giuseppe Bottaro, introducendone i lavori, ha affermato che “la riforma dello Stato in senso federale è di fatto nell’agenda politica di quasi tutti i partiti presenti nel nostro parlamento ma soltanto alcuni esponenti politici si chiedono realmente in quale maniera sia possibile trasformare il sistema istituzionale italiano e modificare la nostra forma di Stato”.
Il federalismo che il Parlamento si appresta a votare è un evento che comporterà una profonda modifica della struttura dello Stato, ma sarà il federalismo fiscale il provvedimento che avrà ripercussioni più pesanti sulla popolazione, in particolare su quella meridionale, perché la spesa pubblica aumenterà di molto nelle Regioni, nelle Province e nei Comuni settentrionali, e diminuirà ancora di più in tutto il territorio meridionale.
Perciò desta profonda meraviglia che le forze sociali e politiche non abbiano sviluppato un adeguato dibattito nel Paese che vive l’attuale momento in modo schizofrenico, con le grossolane e offensive interpretazioni della Lega Nord e con il connivente silenzio degli uomini e dei Partiti che mietono consensi nel Sud.
A termine dell’incontro, il Movimento Cristiano Lavoratori di Messina giudica quindi, il Federalismo fiscale che sta per essere adottato ingiusto e gravemente lesivo degli interessi del Sud, perché orientato ad assumere il criterio per cui l’adeguamento è incentrato sulla spesa senza tenere conto prima delle entrate. Le valutazioni finali potranno variare in rapporto ai decreti che saranno emessi, ma non c’è chi possa credere che questo criterio adottato dal Governo guidato dalla Lega porterà ad un provvedimento giusto per il Sud e per la Sicilia.
Il punto è proprio questo. Giustizia vuole che, prima, venga ristabilita e riconosciuta la verità storica dei fatti che hanno portato il Sud alle condizioni attuali, e in conseguenza si adotti il federalismo fiscale.
“Un sistema federale, pertanto, che abbia l’ambizione di poter resistere al decorso del tempo e degli avvenimenti politico-sociali che via via si presenteranno – ha affermato Bottaro – deve necessariamente prevedere un parlamento composto da due Camere: una che rappresenti il popolo e l’altra che rappresenti gli Stati-regione.
L’istituzione in Italia del solo sistema del federalismo fiscale, privo di qualunque elemento di federalismo politico-istituzionale di tipo cooperativo o solidale, per il MCL messinese, introdurrebbe elementi di contrapposizione fra Stato ed entità regionali tipici del modello duale o competitivo non riuscendo a far sviluppare quei momenti di cooperazione o sussidiarietà che oggi sarebbero gli unici compatibili con il nostro sistema Paese. Questo modello, infatti, porterebbe al crollo economico e politico delle regioni meridionali e al conseguente disfacimento dello Stato italiano e di qualsiasi volontà di modificare il nostro assetto istituzionale in senso realmente federale.
Non si tratta solo di rivendicare i diritti del Mezzogiorno d’Italia ma di rendersi responsabili a non far realizzare, in base a premesse sbagliate e a politiche di corte respiro, quel “federalismo dell’abbandono” che risulterebbe dannoso a tutto il Paese. Si al “federalismo solidale”.
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