Milazzo e il suo mecenate: Stefano Cartesio
di Salvatore Bucolo
Stefano Cartesio milazzese classe 1941, di professione costruttore, ha come passione la scultura. Inizia a scolpire con il classico scalpello e martello, dapprima realizzando piccole conchiglie, utilizzando la pietra di Siracusa, una pietra morbida dal colore giallo paglierino e ispirandosi alla conchiglia presente nella facciata della chiesa di San Salvatore presente nel borgo antico della città di Milazzo. La sua vocazione ha avuto avvio per caso, ma poi col passare del tempo la passione per questa nobile arte è cresciuta e le sue opere, per le quali non segue schemi o stili, visto che nessun studio ha fatto, esprimono solo il genio che è in lui.
Il “Maestro” Cartesio in questo campo esprime una sua ricchezza interiore che lo contraddistingue, assieme al suo essere assai ecclettico in quanto è anche un prodigio del ballo et maestro di cucina con la sua specialità nel settore del pesce spada (soggetto presente nelle sue sculture). Tra le tantissime opere realizzate spiccano due fontane: – una collocata davanti al Casinò di Montecarlo, opera che conquista il Principe Ranieri che decide di comprarla, nella persona del Direttore Generale della Société des Bains de Mer.
Per fare in modo che il capolavoro venga visto da più gente possibile, lo scultore propone di aprire un foro all’altezza della bocca del mascherone giapponese per farne uscire acqua e trasformare l’opera in una fontana. È così che gli viene commissionata anche la parte sottostante per la fontana. Non basta. Il Principe Ranieri premia l’artista, regalandogli una cravatta con disegnata l’effigie di Montecarlo.
Lo scultore siciliano entra così nella rosa degli artisti del Principato. – E una denominata “Ritrovamento archeologico marino”, che è stata realizzata dopo un sogno: il maestro, che è anche un subacqueo di grande esperienza, ha immaginato di ritrovare un antico bastimento, insomma una barca, come quelle ritrovate nelle Eolie e che si ritrovano nel Museo di Lipari. Ebbene, il maestro immagina il momento in cui le anfore emergono, sgorgando zampilli di acqua di mare, una volta tirate sulla barca di appoggio.
Gli antichi romani, appunto, usavano legare le anfore all’albero maestro del naviglio. Tanti sono gli eventi che lo hanno visto ospite alla “Borsa Internazionale del Turismo” della Fiera di Milano (1997 e 1998, medesimo anno del Settecentenario del Principato di Monaco, ove viene invitato ad eseguire un’opera dimostrativa, dalla quale scaturì la realizzazione di un’opera da destinare al “Cafè de Paris”, commissionata dal Principe Ranieri. Nel 1999 a Villa Genovese “Icona a Padre Pio”, viene premiato con targa di riconoscimento dalla famiglia Genovese in seguito a realizzazione dell’opera. Sempre nello stesso 1999 viene ripreso dalla Rai e ciò mentre scolpisce le sue opere.
Nel 2001 lo rivediamo in onda su Rai uno, sulla trasmissione “Onda blu”.
E tanto altro ancora potremmo scrivere dello scultore dalla mani d’oro, che ha come desiderio che le sue creature possano ricevere ospitalità ad aeternum in un museo comunale realizzato presso lo storico palazzo D’Amico della ridente Milazzo.