Medici a Enna – Dopo la presa di posizione dell’Udu, anche la Giannini diffida il Miur
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Medici a Enna – Dopo la presa di posizione dell’Udu, anche la Giannini diffida il Miur

udu messina camusso cgil pozzallo primo maggioRiflettori accesi sulla facoltà di Medicina romena di Crisafulli, arriva una diffida del Miur. Il ministro del’Istruzione Giannini: “Abbiamo diffidato tutti i soggetti coinvolti a stare inattivi fino a che il ministero abbia chiarito gli eventi”. Coinvolta anche la Regione Sicilia. 

Ed il Ministro incalza: “L’università di Enna con la facoltà di medicina sta seguendo un percorso del tutto inesistente e su cui è necessario fare chiarezza. E bisogna farlo per quei 70mila studenti che si stanno preparando al test d’ingresso e a cui va il mio più grande in bocca al lupo. È bene che questi sappiano che non c’è l’ingresso di un nuovo soggetto”.Sul caso di Enna le dichiarazioni:
Il rettore di Catania Giacomo Pignataro
“Ma come, quest’anno la Regione ha detto al ministero che aveva un fabbisogno di medici pari al 50 per cento rispetto allo scorso anno, facendoci tagliare il numero di posti da mettere in palio nelle nostre Scuole di medicina, e adesso autorizza altri 120 posti ai rumeni?  Epoi, a che titolo questi studenti faranno il tirocinio nelle strutture sanitarie della Regione?”.Pina Onotri, segretario generale del sindacato dei medici italiani (Smi).
“E’ grottesca. Non sono chiari i fatti, ma se fosse confermato il progetto di aprire una facoltà di medicina di un altro Stato, in questo caso la Romania, assisteremmo  a un’operazione che danneggia i giovani studenti e i futuri medici del nostro Paese, ma anche a un uso spregiudicato delle risorse e delle strutture pubbliche. Che senso ha calcolare il fabbisogno di medici ogni anno e, quindi, mantenere il numero chiuso e poi permettere che questo sbarramento si possa raggirare iscrivendosi in una facoltà straniera, sempre in Italia? La logica dei furbetti è da respingere, i ministeri competenti impediscano questa operazione”.Mila Spicola, componente della segreteria del sottosegretario Davide Faraone:
“Al ministero di questa vicenda non si sa nulla. So che era già stato dato dall’Anvur, unico organo designato all’accreditamento di nuovi corsi di laurea in Italia, parere negativo a una richiesta presentata mesi fa dall’Università Kore. Leggo, ma ripeto, direttamente e ufficialmente il Miur non sa nulla di un’intesa tra la Repubblica autonoma di Enna, attraverso una Fondazione, e l’assessorato siciliano alla Sanità, per una succursale in quel territorio di una università rumena. Surreale. Per fortuna questa cosa verrà stoppata prontamente”.
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ET VOILÀ LE JEUX SONT FAIT – IN MEDICINA SENZA TEST D’INGRESSO. A ENNA SI PUÒ, MA PER L’UDU È ETICAMENTE DISCUTIBILE

 

L’Unione degli Universitari, nella sua forma confederale nazionale, che da anni lotta al fianco degli studenti di Palermo, Catania e Messina per ribadire il libero accesso come diritto di ogni studente, non può accettare che il “Diritto” allo studio scavalchi il test d’ammissione, modalità di selezione attuale e da noi fortemente osteggiata, attraverso il pagamento di una retta da università privata, a scapito dei tanti studenti che per ragioni socio-economiche, si vedranno così negato l’accesso, concesso invece agli aspiranti più ricchi.

 

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Il punto di vista dell’Unione degli Studenti Universitari.

“La terra degli espedienti”: non c’è un modo diverso per definire la scelta di aprire ad Enna un corso di Laurea in Medicina, dato dalla collaborazione tra la fondazione “Proserpina” e l’Università rumena “Dunarea de Jos”.

E questa notizia sembra tanto una presa in giro ai danni delle migliaia di studenti che fra pochi giorni saranno in fila per sostenere i test d’ingresso alla facoltà di Medicina e Chirurgia nelle altre tre città universitarie siciliane, mentre ad Enna basterà una semplice compilazione on-line per intraprendere un corso di studi così tanto discusso e ambito.

Il corso di laurea ennese-rumeno aprirà a sessanta studenti per il primo anno, con l’obiettivo di allargarsi negli anni a seguire.

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L’Unione degli Universitari, nella sua forma confederale nazionale, che da anni lotta al fianco degli studenti di Palermo, Catania e Messina per ribadire il libero accesso come diritto di ogni studente, non può accettare che il “Diritto” allo studio scavalchi il test d’ammissione, modalità di selezione attuale e da noi fortemente osteggiata, attraverso il pagamento di una retta da università privata, a scapito dei tanti studenti che per ragioni socio-economiche, si vedranno così negato l’accesso, concesso invece agli aspiranti più ricchi.

Ci chiediamo come sia possibile che, a distanza di così pochi chilometri, nello stesso territorio possa avvenire una simile discriminazione: chi potrà pagare un’università privata avrà accesso agli studi in Medicina mentre tutti gli altri resteranno vincolati dalla legge che regolamenta l’accesso a tale facoltà.

Il diritto allo studio non può in alcun modo essere vincolato dal potere finanziario degli aspiranti studenti!

Un “plauso” (si fa per dire) va certamente fatto alla “coerenza” degli uomini di Governo che, dopo la presa di posizione in favore del “numero chiuso” da parte dell’On. Faraone – Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione – hanno in seguito deciso di presenziare all’apertura di questa nuova università, insieme al nuovo assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi.

Sarebbe proprio il caso, suggeriamo, che si schiariscano un po’ le idee.

Vogliamo comunque muovere un appello agli studenti che stanno prendendo in considerazione la possibilità di “scavalcare” il test attraverso l’iscrizione ad un corso di laurea in medicina presso università private estere o “su territorio italiano ma estere de facto”: l’UDU ha sempre sostenuto la necessità di totale rimodulazione dei criteri di selezione e accesso a medicina, come anche ad altri corsi di laurea a numero chiuso.

Tuttavia, l’iscrizione presso privati resta sempre una scelta rischiosa: non soltanto per i dubbi relativi alla spendibilità del titolo conseguito o, in itinere, alle difficoltà che si potranno trovare nel caso in cui si desiderasse il trasferimento all’università pubblica italiana (convalida delle materie, effettiva ammissione al corso italiano), ma anche per la possibilità che i programmi, diversi da quelli Ministeriali, possano costituire una figura professionale non perfettamente idonea ad operare all’interno del sistema sanitario italiano di ordine pubblico come anche a sopperire alle esigenze delle strutture private.

La nostra non è, e non è mai stata, una crociata contro l’Università, ma una Resistenza sempre a favore del Diritto allo studio, che non può, e mai potrà passare dallo stratagemma dell’iscrizione ad un’università privata per aggirare le attuali norme italiane, nonostante esse, ad oggi, prevedano ancora una modalità da noi osteggiata (l’attuale test d’ammissione).

L’appello ulteriore che sentiamo l’esigenza di dover muovere va invece alle Istituzioni: quanto sta accadendo ad Enna richiede infatti che il Ministero prenda in seria considerazione il suo dovere di tutela nei confronti degli studenti che, legittimamente, non potranno iscriversi ad un’Università diversa da quella pubblica e non per questo potranno trovarsi in una situazione gravemente discriminatoria nei confronti degli studenti più fortunati, arricchendo ulteriormente di privilegi le fasce economicamente più agiate con questa vicenda, che ha tanto il sapore della solita ed ‘ennesima’ “trovata all’italiana”.

UDU – Unione Degli Universitari di Messina, Catania e Palermo

3 Settembre 2015

Autore:

redazione


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