E’ andato via un pezzo di storia del paese
Melo Cipriano merita d’aver intitolato il campo sportivo di Brolo.
Con la scomparsa di “mister Cipriano”, va via il pezzo di storia più importante e significativo del calcio a Brolo e dintorni.
Prima da giocatore\allenatore, e poi da eccellente allenatore, a partire dagli anni Settanta, ha fondato il calcio nella Tiger di Brolo, società che per anni ha dominato le scene dilettantistiche in provincia di Messina.
Classe 1938, da ragazzo ha dovuto condividere la vita con nove fratelli.
Da giovane, con sofferenza, è stato costretto ad associare all’amato “pallone” i mestieri di macellaio e imbianchino.
Attività, quest’ultima, che oltre allo sport ha contrassegnato la sua vita, portandolo a trascorrere anni a Bologna, dove divenne un’eccellente, ed anche qui innovativo, artigiano.
Una vita per lo sport, per la famiglia e per i sani principi della vita: durante il servizio militare, a Treviso, salvò la vita a un giovane che stava annegando nel fiume Sile.
Anche per questo, Melo Cipriano merita d’aver intitolato il campo sportivo di Brolo.
L’ingresso in campo della Tiger e dei suoi avversari era sempre annunciato dalla voce del ragionier Enzo Scaffidi:
“Amici sportivi buon pomeriggio, eccovi le formazioni delle squadre…”
Erano gli anni Settanta, quelli “ruggenti” di una Tiger invincibile. Nel giro di pochi anni, dal rudimentale campetto di calcio ricavato nell’alveo del torrente Jannello, fino all’approdo nel massimo campionato dilettantistico regionale, nel nuovo campo del paese, con tribune, spogliatoi e terreno di gioco in finissima sabbia lavica, il passaggio era stato faticoso e appassionante.
A percorrerlo, inseguendo un sogno, erano stati i tantissimi tifosi e praticanti brolesi che avevano trovato in una persona il proprio punto riferimento: Melo Cipriano.
i funerali oggi pomeriggio nella Chiesa Madre di Brolo
Carattere forte e metodi rigorosi, ma al contempo leggeri e colorati da una piacevole ironia, facevano del Mister una persona straordinaria, molto particolare. In campo e nella sede della Tiger, – lungo la via Nazionale, dove Don Nunzio Lavena faceva da rigoroso “guardiano”, aveva trasferito la mentalità di Bologna, città dove da giovane aveva vissuto in più riprese, facendo l’imbianchino e il calciatore.
“Mestieri” che hanno significativamente accompagnato la sua vita, ed al quale aggiungiamo, pescando nei ricordi, la gustosa parentesi de “La Stella del Mare” quando con Basilio Baratta e “u ruddu”, Carmelo Cardaci,aprì e gestì uno dei primi ristoranti\lidi di Brolo.
Negli anni Cinquanta, per lui, che di mattina aiutava padre e fratteli nella “chianca”, anche un breve passaggio come aiutante nella sala cinematografica del paese- quella di mariano Scarpaci – portava le pellicole, tra un tempo del film e l’altro, dal cinema “Risveglio” di Brolo a quello di Gliaca di Piraino e viceversa insieme a Giovannino “Scapino”.
“Da ragazzini giocavamo scalzi al calcio con i limoni sulla strada statale, dove di tanto in tanto passava qualche carretto. Questo succedeva soltanto di sera, perché durante la giornata aiutavo mio padre nella macelleria, governavo gli animali nei pascoli e nelle stalle”.
Tanto racconta Melo Cipriano nella sua bella testimonianza, inserita nella pubblicazione curata nel 2001 dalla Pro Loco di Brolo: “Luoghi e personaggi di Brolo nel ‘900”.
E tra questi egli occupa sicuramente un posto di riguardo.
Prima come giocatore\allenatore, e per oltre 15 anni da allenatore, venne chiamato nella Tiger dal presidente – un giovanissimo Gianni Germanà – a fondare e organizzare il calcio in paese. Cosicché, a inizio anni Settanta, a Brolo venne fuori una specie di miracolo colorato di giallo e di nero: nell’arco di pochi anni la squadra balzò dalla Terza categoria alla Promozione, massima serie dilettantistica, adesso paragonabile quasi ad una serie professionistica.
Fu la prima squadra del circondario a fare il salto di qualità.
In provincia, di meglio c’erano solo le due squadre di Messina, l’ACR e il Provinciale di Pippo Polizzo, e la Nuova Igea di Barcellona P.G..
Poi avanzarono Pattese e Milazzo.
Brolo, allora, nonostante fosse un paese decisamente piccolo, nel calcio la faceva da padrone.
Indimenticabili, nella memoria di tanti tifosi, con mister Cipriano in panchina, partite “epiche” che portarono la compagine al salto di categoria, come la “battaglia” di Lipari: 2 a 1 per i “tigrotti”, sotto una pioggia torrenziale con espulsioni in campo ed intemperanze sugli spalti.
Quell’anno, la promozione arrivò a Terme Vigliatore: 1 a 0 per la Tiger con un simpatico dubbio mai risolto: segnò Indaimo, con un gran diagonale dopo una lunga corsa sulla fascia, o Famà?
Quest’ultimo deviò quella palla in porta prima o dopo che la stessa superasse la linea?
Giunti in Promozione, arrivarono i derby che contavano e le partite contro l’élite del calcio siciliano. Ma a Brolo, il fattore campo era determinante: al massimo la Tiger lasciava agli avversari 4 o 5 punti a stagione, quando la vittoria ne valeva due.
A prenderseli, solo quelle pochissime compagini molto forti, destinate alla promozione. Restano memorabili i derby con la Pattese, il Milazzo e negli anni successivi anche con l’Orlandina.
La squadra si qualificava regolarmente per la Coppa Italia, arrivando a giocare fino in Calabria.
E sugli spalti era sempre festa. C’era chi suonava la fisarmonica, chi tirava fuori il bidone di vino e le braciole al forno, c’era un mondo fatto anche di tante donne e soprattutto di ragazzi.
In paese e nel circondario non si parlava d’altro.
A seguire gli allenamenti affacciati al parapetto davanti agli spogliatoi non c’era mai posto. Melo Cipriano aveva trasmesso ai giocatori una mentalità vincente dentro schemi calcistici assolutamente innovativi.
Non per niente, grazie ai movimenti della difesa, la stampa regionale titolava: “Gli olandesi di Brolo”.
Intanto, dalle penne dei cronisti “storici” Saro Scaffidi e Pippo Condipodero, fuoruscivano fiumi d’inchiostro che riempivano le colonne sportive del Giornale di Sicilia e della Gazzetta del Sud. Oggi un archivio incredibile – quello del “professore Scaffidi”, di memoria e racconti, che potrebbe diventare un libro e sul quale lo stesso Melo ci teneva che uscisse presto”
Tanto lavoro ed entusiasmo furono consequenziali alla realizzazione del campo sportivo.
Finiti gli allenamenti a Gliaca di Piraino e le partite “in casa” a Capo d’Orlando, (quando non si giocava a Sinagra o Castell’Umberto) con tanti disagi, il campo, inaugurato nel 1974, fu provvidenziale.
La struttura fu opera del più classico dei “compromessi” nell’interesse della collettività: il nuovo sindaco Nino Speziale, dopo 28 anni di amministrazione Germanà, portò la proposta nella nuova Giunta che si era formata con le sinistre.
Nel 74 ci fu l’appalto del campo, con inaugurazione campo 1975
Nel programma, manoscritto e firmato dagli esponenti dei partiti della nuova maggioranza, l’opera faceva compagnia all’acquedotto, alla fognatura, al lungomare, all’impianto di illuminazione e al programma di fabbricazione.
Brolo cresceva e la squadra di Melo Cipriano era il suo fiore all’occhiello.
Come dimenticare la formazione tipo della Prima categoria?
Spinella, Muscarà, De Luca, P. Marino, F. Marino, Buttò, Indaimo, Calderone, Pino, Cicero, Famà. Per non parlare dell’indimenticabile primo anno di Promozione: Gentiluomo, Muscarà, De Luca, Truscello, P. Marino, Scarpaci, Motta, Calderone, Pino, Saglimbeni, Felis.
In alternativa, “coprivano” la difesa, l’altro fratello Marino e Mimmo Magistro. Gianni Calderone, talentuoso centrocampista, era approdato in C, a Marsala. Roberto Buttò all’ACR Messina, in serie D; stessa categoria di Giuseppe Indaimo, che aveva attraversato lo Stretto verso Gioia Tauro.
Giovanissimi talenti che si sarebbero affacciati al successo avevano buoni motivi per sognare.
Melo Cipriano allevava con lo stesso impegno e lo stesso spirito tutti i settori che via via aveva fondato, dai pulcini alla prima squadra.
Proiettava i giovani nel calcio che conta, senza mai dimenticare i sacrifici che la vita gli aveva riservato da ragazzo: “Fu mio fratello, al ritorno dal servizio militare, a regalarmi un vero pallone di cuoio. Con questo iniziarono le prime vere partite, anche se metà della squadra giocava a piedi scalzi…”, racconta ancora nel suo saggio.
Le esperienze vissute nel corso dell’infanzia e della giovinezza lo hanno portato a conoscere i veri valori della vita, ad essere una persona del popolo – militò anche nell’Upb – l’unione popolare brolese – era era sempre in prima fila nei comizi in piazza Mirenda durante un’ infuocata campagne elettorale con Pino Ballotta capofila – che non sopportava i comportamenti di chi si riteneva superiore in virtù del ceto sociale di appartenenza.
La fine della sua esperienza da allenatore della Tiger è figlia della scelta che lo portò in un primo tempo ad allenare i “cugini” e rivali della Pattese.
Sulla questione un intero paese si divise e avvennero reazioni dappertutto. Anche in famiglia, tra i suoi fratelli, c’è stato chi si è schierato a favore, chi contro quella scelta.
Ma quello era il momento di comprendere il professionista che deve cogliere i momenti per crescere, migliorare e trovare sempre nuovi stimoli e soddisfazioni: “Il calcio però mi allontanava dalla famiglia e dal lavoro. I figli crescevano e purtroppo mi accorgevo che in seno alla società erano nate delle gelosie e delle situazioni che non mi permettevano di lavorare serenamente”. Con queste parole chiudeva il suo racconto, vent’anni fa.
Melo Cipriano è l’esempio tangibile di una vita dedicata allo sport, alla famiglia, alla moglie Mara, fiorentina, che egli ha sempre chiamato amorevolmente “Giuly”, ai suoi figli: Antonio, figlio d’arte, con eccellenti trascorsi da calciatore, e Luca.
Melo, “mister” in campo e nella vita: durante il servizio militare, a Treviso, salvò la vita a un giovane che stava annegando nel Sile.
Senza indugi, si tuffò di notte nelle gelide acque del fiume, facendosi lanciare una corda da un alpino, alla quale agganciò quel corpo stremato per portarlo in salvo. Il gesto gli valse una medaglia al valor civile e soprattutto una lunga vacanza premio che lo riportò in Sicilia, circostanza che gli cambiò la vita.
In poco più ottant’anni, sempre magnificamente portati, Melo Cipriano di storie ne ha “scritte” e soprattutto fatto vivere, tantissime.
È una persona che Brolo non può dimenticare.
Merita d’aver intitolato il campo sportivo del paese, che tante storie emozionanti, di calcio e di vita, ha attraversato, sotto la guida vigile e appassionata di mister Cipriano.
Breve fotogallery della Tiger d’altri tempi nel segno del Mister.
Le foto sono quasi tutte di Tindaro Pidonti, altro protagonista con la sua arte per costruire l’immagine dei “gialloneri”. E ovviamente un ricordo va anche a chi oggi non ‘è più e che faceva parte di quel Club e che ora si stanno ritrovando in un altro luogo, tutte insieme. Parliamo, sicuri di dimenticarci di molti, di Michele Domina, Carmelo Ferro, Paolino Marino, Nino Milone, Mariano e Salvatore Cipriano, Antonio Cipriano, Spurio, il mitico autista della squadra….
Le condoglianze della Redazione alla famiglia
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