Il ricordo di Giuseppe Pettina, advisor del Consorzio Cassiopea
Ad un anno dalla sua morte
“Sono un persona semplice e ammiro quelle oneste e intelligenti”, scriveva Pergola sul suo account twitter
Una presenza ancora palpabile, viva, forte.
Quella di un amico insostituibile nel cuore e nell’operativa dell’azienda.
Così, oggi, Giuseppe Pettina ricorda l’amico, Giuseppe Pergola, ad un anno dalla sua scomparsa. Un ricordo che suscita in tanti ancora commozione, che resta vivo, come fu forte l’emozione che si vide anche sui social quando si diffuse la notizia della sua morte.
Era un professionista di talento, dotato di una ferrea volontà che puntava al successo, ma anche un volontario instancabile nel campo della promozione umana e della solidarietà.
Giuseppe Pergola, ricorda Pettina, si è sempre distinto per il suo impegno non solo nella nostra comunità operativa ma anche in diversi ambiti della società civile. Per noi del Consorzio Cassiopea è stato un grande orgoglio dividere e condividere con lui i primi passi dell’azienda e ancora oggi la sua scomparsa lascia nei cuori di tutti noi un grande vuoto, ed a lui dedichiamo i nostri attuali successi, gli obiettivi colti, frutto anche della sua lungimiranza. Un tratto di strada fatta che volevamo fare insieme.
Siamo sicuri – conclude Pettina che si emoziona ancora pensando a quest’amico – che oggi il nostro Peppe, con la serenità di chi ha donato tanto amore verso chi più ne aveva bisogno, è sereno insieme al suo affetto più grande, il figlio Nello, a cui dedicava ogni pensiero della sua giornata.
Ci piace ricordarlo così questo caro amico che nella sua vita ha messo sempre al primo posto l’amore per il prossimo facendone una missione di vita. Un guerriero che non ha mai smesso di lottare, anche quando il male aveva minato il suo corpo, ma non domato il suo spirito. Cosa che gli ha permesso di andare avanti, fino alla fine, con il pensiero rivolto a chi aveva bisogno.
Ad un anno della sua morte ci risulta – conclude – difficile pensare che non ci sia più e ci piace salutarlo con quell’abbraccio che era solito scambiarci.