Cadrò una volta, due e mille volte ancora e ogni volta mi alzerò per tornare all’assalto. Da uomo libero
Nanni era molto noto a Roma, era uno dei leader di Terza Posizione, movimento politico attivo a Roma nella seconda metà degli anni Settanta. Oggi rimane il militante più amato tra i caduti degli anni di piombo a destra.
La tragedia tra il 4 e il 5 ottobre 1980.La sua morte in carcere, 39 anni fa, colpì e segnò profondamente una generazione di militanti.
Nanni era nato il 31 luglio 1958 a Campotosto, in provincia dell’Aquila, poi trasferitosi nella Capitale aveva frequentato insieme con il fratello Marcello la sezione del Msi dei Parioli, in viale Rossini, quindi la scelta di Terza Posizione .
Era un attivista, presente negli scontri e nelle veglie a ricordo degli amici che avevano perso la vita in quegli anni dove la militanza politica poteva costar cara.
Era uno sportivo, giocava a Rugby, un artista.. un giovane.
Il 23 settembre 1980, furono emessi centinaia di mandati di arresto in seguito alla strage di Bologna. Uno lo coinvolgeva direttamente.
Va ricordato e sottolineato che tutti ragazzi arrestati in quella circostanza risultarono naturalmente del tutto estranei ai fatti, ma molti di loro rimasero ingiustamente in carcere diversi mesi.
Nanni, innocente, scelse la latitanza, ma il 3 ottobre fu arrestato in via Sistina a Roma insieme con Luigi Ciavardini.
Era stato intercettato dalla polizia per via di alcune telefonate.
Fu, in questura, massacrato di botte, perché scambiato per errore per uno dei partecipanti al commando che aveva ucciso il poliziotto Evangelista davanti al liceo Giulio Cesare.
Nanni De Angelis fu trovato morto il 5 ottobre pomeriggio nella sua cella di isolamento a Rebibbia . Per le autorità fu “suicidio”. Difficile credere a questa tesi.
All’arrivo in questura De Angelis aveva già una botta in testa, causata da colpi di calcio di pistole, e per questo viene ricoverato al craniolesi del San Giovanni, ma in ospedale resta poco e viene trasferito a Rebibbia, dove neanche c’è il medico.
Il trasferimento avviene in barella poiché il giovane non è in condizioni di camminare.
Sul “Tempo” si legge che il giovane aveva lo sguardo fisso nel vuoto immerso in uno stato di stordimento.
Alle 18 viene trovato morto, impiccato con una corda ricavata dai lenzuoli, senza che nessuno abbia visto o sentito niente.
Il Msi senza mezzi termini in interrogazioni parlamentari (firmate da Almirante, Romualdi, Caradonna, Rauti, Miceli e Greggi) sostiene che il giovane sia stato colpito in questura e rianimato addirittura con l’intervento di un medico, e che la sua morte non sia dovuta a suicidio ma ad altre cause.
Marchio nella sua interrogazione chiede poi se corrisponda al vero che i giovani appena arrivati in questura siano stati aggrediti da agenti perché qualcuno aveva detto che erano responsabili della morte di un loro collega.
Michele Marchio in un’altra interrogazione – stavolta al Senato – sostiene anche che la Digos fece fotografare solo Ciavardini e non De Angelis dopo l’ingresso in questura e chiede chi abbia autorizzato il trasferimento di De Angelis dal San Giovanni al carcere.
A questo si aggiunge la inspiegabile crudeltà nei confronti della famiglia, mai avvisata né dell’arresto e del trasferimento del giovane né della sua misteriosissima morte.
L’autopsia dimostrò che Nanni De Angelis fu duramente picchiato
L’autopsia dimostrò che Nanni De Angelis fu duramente picchiato
Successivamente si apprende che il direttore del craniolesi Interligi aveva dato con riluttanza l’autorizzazione al trasferimento, purché fosse ospitato all’infermeria e subisse un controllo neurologico, e che a Rebibbia il giovane non fu accompagnato da alcuna cartella medica né altra documentazione sanitaria.
Tutta la stampa nazionale, una volta tanto, espresse gli stessi dubbi del Msi, addirittura il quotidiano di Torino la Stampa si chiese come abbia potuto il giovane legare le lenzuola a un’inferriata… che non c’è.
Quello che sosteneva la famiglia e il Msi fu confermato dagli esiti dell’autopsia, che smentirono totalmente quanto dichiarato dai medici del carcere in un primo momento.
L’8 ottobre Nanni viene sepolto a Poggio Cancelli, in provincia dell’Aquila, nella tomba di famiglia alla presenza dei familiari e dei suoi camerati. ..
Fine di una brutta storia
tratto da il secoloditalia.it