Paolo Pillitteri, parlamentare del Psi per due legislature e sindaco socialista di Milano dal 1986 al 1992, è morto ieri. Lo ricordiamo mentre visita lo stand di Brolo alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano
Occasione per rivedere la fotogallery delle prime partecipazioni di Brolo alla Bit di Milano
Avrebbe compiuto 84 anni ieri, parlamentare del Psi per due legislature e sindaco socialista di Milano dal 1986 al 1992, visse e diede spazio a quella “Milano da bere” che politicamente si concluse con Tangentopoli.
Fu primo cittadino della ripartenza dopo gli anni del terrorismo. Prima della bufera “Mani pulite” contribuì a fare conoscere Milano nel mondo. Intelligente, ironico, coraggioso, battagliero: Paolo Pillitteri – sindaco socialista di Milano – è stato questo e non solo. Anche perché sarebbe ingeneroso ricordarlo solo come il sindaco della “Milano da bere”. Pillitteri, infatti, è stato un uomo colto, umano, un difensore dei diritti civili, tanto da contribuire, in anni molto complicati per la città e per l’Italia, a valorizzare Milano nel mondo, attraverso le arti, la cultura, la moda, l’economia e il design. Sicuramente la sua conduzione della città è sempre stata rivolta al futuro e al benessere di tutti. Per Milano è stato anche un grande “diplomatico”, come quando accolse in città, il 1° dicembre 1989, il presidente dell’allora Unione Sovietica Michail Gorbaciov e la sua consorte Raissa, facendo fare alla coppia una passeggiata per le vie del capoluogo lombardo, ricevendo dai cittadini affetto e simpatia.
Famiglia di origine siciliana, era nato nel 1940 in provincia di Varese nel pieno della Seconda guerra mondiale, ma è a Milano che lega indissolubilmente il suo nome. Nel 1965 sposa Rosilde Craxi, la sorella di Bettino, morta poi nel 2017. Al leader socialista lo unirà un sodalizio non solo familiare ma anche politico. Socialdemocratico, nel 1975 lascia il Psdi assieme ad altri due consiglieri comunali, per aderire al Partito socialista, e consente il “ribaltone” che mette la Dc in minoranza e permette la creazione di una giunta comunale Psi-Pci guidata da Aldo Aniasi e poi da Carlo Tognoli.
Prima assessore, poi parlamentare, nel 1986 diventa sindaco di una giunta pentapartito, la stessa formula politica che a livello nazionale sostiene il governo Craxi. Già dopo un anno, però, Pillitteri mette la Dc all’opposizione e vara una nuova giunta con comunisti e verdi. Così a Milano, nella capitale economica, Pillitteri da concretezza alla formula politica chiamata “alternativa di sinistra”.
Fa molto scalpore, durante il suo mandato, lo scontro con un sindacato dei tranvieri Atm, vicino alla Lega. La protesta, con relativo blocco dei trasporti, era scattata per la presenza di un bivacco di cittadini extracomunitari vicino al deposito di via Palmanova. Pillitteri accusa i manifestanti di essere «la vergogna di Milano» e «fascisti, nazisti, squadristi» e «straccioni». I suoi anni a Palazzo Marino coincidono anche con l’immagine di una Milano «positiva, ottimista, efficiente», come la definisce una fortunata pubblicità dell’amaro Ramazzotti, quella sulla “Milano da bere”. All’inizio del 1992 Pillitteri deve lasciare la carica di sindaco per contrasti interni alla maggioranza e alle elezioni politiche è confermato parlamentare. Ai primi di maggio, però, riceve un avviso di garanzia che di fatto mette fine alla sua carriera politica.
Per quella vicenda Pillitteri viene condannato, ottenendo la riabilitazione nel 2007 e tornando quindi incensurato. Da altri tre processi in cui è coinvolto esce assolto. Nel 2000, quando ancora gli rimane parte della pena da scontare per il processo Aem, la Procura generale di Milano gli vieta di partecipare ai funerali del cognato Bettino Craxi, che si svolgono a Tunisi. Pillitteri disse di essere «senza parole».
Pillitteri era un uomo con tanti interessi, non solo in politica. Era un giornalista e un grande appassionato di cinema, che ha insegnato allo Iulm. Ha scritto diversi saggi, soprattutto di carattere politico e cinematografico. La sua morte è stata comunicata sui social dal figlio Stefano, avvocato ed ex assessore milanese, che ha lamentato «un decennio di persecuzione giudiziaria» verso il padre. Lo hanno ricordato anche i nipoti, figli di Bettino Craxi, Stefania e Bobo. Così come gli ex sindaci Letizia Moratti e Giuliano Pisapia. «Apprendiamo con grande dispiacere della morte di Paolo Pillitteri – ha detto il sindaco Beppe Sala –. Io e tutta l’amministrazione Comunale esprimiamo la nostra sentita vicinanza alla famiglia e siamo pronti ad attivarci per un ricordo pubblico dell’ex sindaco di Milano. L’avevo visto poco, di recente, e quando ho celebrato il suo matrimonio nel 2022. Era stato un momento di grande gioia, l’avevo visto molto felice» ma «negli ultimi tempi era provato». Il presidente della Regione, Attilio Fontana, ha ricordato i confronti di idee avuti con lui sul futuro di Milano e della Lombardia. «Vedremo di ricordarlo nel dovuto modo», ha promesso.
La camera ardente, in attesa dei funerali, sarà a Palazzo Marino lunedì 9 dicembre, dalle 9 alle 16. Intanto il Consiglio comunale di Milano, nella sua ultima seduta, ha riservato un minuto di silenzio, in ricordo dell’ex sindaco, amatissimo, Paolo Pillitteri.
Ma andiamo alla BIT di Milano
Con Tognoli, già ministro, visitò, durante l’edizione della BIT del 1988 anche lo stand di Brolo, qui fu accolto dal sindaco Pippo Laccoto – a fare gli onori di casa (anzi di stand) anche l’assessore al turismo Nino Ricciardello con Massimo Scaffidi -. Gli venne omaggiata, in quell’occasione una litografia del borgo medievale brolese, che lui amante d’arte apprezzò tantissimo, ed un’immancabile cesta di limoni
La fotogallery delle prime esperienza di Brolo alla Bit.
Ricordano anche l’incontro con il ministro Nicola Capria, l’assessore regionale Giuseppe Merlino e Paolo Pillitteri.
Lontani dalle esperienze consortili, con la Costa Saracena – queste sarebbero arrivati dopo qualche anno, ma anche distanti anni luce dalle esperienze dei travel blogger, dei social, della comunicazione multimediale, i primi anni della partecipazione alla Borsa Internazionale del turismo di Milano, per Brolo, che si affacciava per la prima volta in maniera programmata sul mercato dell’offerta turistica, sono stati davvero pioneristici.
Un’esperienza affrontata e programmata allora dall’ufficio turistico, appena definito, (Massimo Scaffidi, Adriana Gaglio, Salvatore Ballato) ed un pugno di albergatori pronti a scommettere sul futuro, e tra questi Cosimo Scarpaci, Cono Ricciardello che lasciò subito il passo alla giovanissima figlia Marinella, con la grande disponibilità dell’assessore del tempo Nino Ricciardello.
La Bit fu un’esperienza importante e formativa. Da lì a poco la consapevolezza di fare fronte comuni, le prime esperienze di stand comprensoriali e si Sicilia Promotion, e poi, finalmente, l’epopea della Costa Saracena.
Alcuni scatti.
il comunicato dei socialdemocratici di Sicilia
SICILIA, I SOCIALDEMOCRATICI ONORANO LA FIGURA DI PAOLO PILLITTERI, SINDACO SOCIALISTA DI MILANO. DI ORIGINE SICILIANA, FU ANCHE ASSESSORE COMUNALE COL PSDI.
È mancato nel giorno del suo ottantaquattresimo compleanno Paolo Pillitteri, parlamentare del Psi per due legislature e sindaco socialista di Milano dal 1986 al 1992. Figlio di un maresciallo dei Carabinieri nato a Delia, in provincia di Caltanissetta, aveva sposato Rosilde Craxi, scomparsa sette anni fa, figlia del partigiano socialista messinese Vittorio Craxi e sorella di Bettino, segretario del Psi e presidente del Consiglio. A rendere omaggio alla figura di Pillitteri è stato il segretario regionale dei Socialdemocratici della Sicilia, Antonio Matasso, che in un messaggio alla famiglia ha ricordato «un uomo dal pensiero sempre in movimento, un intellettuale appassionato che univa coraggio civico, slancio politico, competenza nell’arte cinematografica ed amore per la cultura. Uno dei tanti siciliani di Milano, come lo stesso Bettino Craxi, a cui il capoluogo lombardo deve molte cose, inclusa la sua piena affermazione come città dal respiro europeo». Matasso ha anche ricordato che Paolo Pillitteri ricoprì il ruolo di presidente della XV Triennale di Milano e di assessore alla cultura della città ambrosiana su indicazione di Renato Massari, storico leader socialdemocratico milanese che seguiva le idee di Turati e Saragat: in quegli anni, infatti, il futuro primo cittadino meneghino militava nel Sole nascente, da cui poi rientrò nel Psi.