Cultura

MEMORIA CORSA – Domenico Leca, detto U Circinellu, prete e patriota

Interessante lavoro di ricerca storica, ma anche altro, svolto dall’ Associazione Italo-Corsa Pasquale Paoli. Oggi pubblichiamo le note storiche su Domenico Leca

prete e patriota corso
‘U Circinellu nacque nel 1710 a Guagno , dove era sacerdote, ovvero ad Ortu . Sarebbe stato alto e avrebbe avuto i capelli rossi. Possiamo pensare che il suo soprannome sia venuto dai suoi capelli. Con lui viveva la sorella Anghjula-Maria Leca, soprannominata Ritondella , che aveva perso il marito e tre figli in guerra.
Il Circinello studiò dapprima a Genova ma, non essendo i corsi benvenuti in quella città, si spostò a Roma, e questa era la ragione per cui chiamò la sua casa “casa romanaghja”. Sapeva parlare alla sua gente e motivarla alla lotta contro i “tradimentosi” francesi.
Sostenitore di Pasquale Paoli e dell’indipendenza dell’isola, è una figura della resistenza della Corsica. Ha fatto giuramento sul suo altare(ha giurato “Paoli è Libertà”),di rifiutarsi sempre di sottomettersi ai francesi.
Prende parte alla battaglia di Ponte-Novo con 60 uomini del villaggio che ne usciranno.
Quel 9 maggio, Savelli e il Circinello combatterono sullo stesso ponte, ed entrambi sopravvissero alla disfatta. Savelli conobbe l’esilio in Toscana, al curato di Guagno fu offerto di rinunciare alla lotta. Fedele al suo giuramento davanti a Dio, il Circinello rifiutò. Il curato di Guagno andò a Vivario, dove esortò Ghjacumu Petru Abbatucci (generale paolista, responsabile delle pievi del sud della Corsica) a impugnare le armi. Di ritorno a Guagno, si accorse che la popolazione era terrorizzata. I francesi massacravano gli oppositori o li mandavano nelle carceri di Tolone. La repressione si intensificò contro di lui, fu messa una taglia sulla sua testa. Scelse così la macchia, portando con sé i familiari per timore delle rappresaglie. Si nascose come avevano fatto, e ancora facevano i banditi corsi, nei boschi e nelle grotte dell’isola. A poco a poco fu abbandonato dai suoi amici e dai parenti. Un giorno fu ritrovato morto con un crocifisso in una mano ed un pugnale in un altra, probabilmente di freddo e di fame, in una grotta presso Ania di Fiumorbu.
Esiste ancora una Grotta di Circinellu , simbolo del patriottismo del clero dell’isola durante le guerre d’indipendenza della Corsica.
La chiesa di Circinellu, incendiata durante la guerra, fu posta sotto la protezione di San Niculau.
Pochi studi gli sono stati dedicati mentre Circinellu è un personaggio emblematico della storia della Corsica.
Savelli, che aveva combattuto al suo fianco forse senza neanche conoscerlo, scrisse un poema in lingua latina, il “Vir Nemoris”, l’uomo del bosco, per alcuni autobiografico, ma che, pur non nominando il Circinello, dedicava all’uomo morto da eroe per la causa per cui entrambi avevano lottato.
Il “Vir Nemoris” sarebbe stato destinato all’oblio se Salvatore Viale non lo avesse ritrovato e spedito a Niccolò Tommaseo, che lo definì “uno dei carmi latini più notabili che abbian le lettere del secolo argenteo della lingua romana insino a questo, che è all’Italia di non so quanti metalli”. Il Tommaseo inserì il poema nelle sue Lettere a Pasquale de Paoli (da pag. 280). Vi fu una traduzione italiana a cura di Mario Roselli-Cecconi nel 1931. Nella seconda edizione, riveduta, accresciuta e illustrata, fu aggiunto un titolo: “Una settimana a Guagno. Sulle orme del Circinello”. Di chi poteva essere? Sì, di Edith Southwell.
A lui sono state dedicate due canzoni per immortalarlo: una scritta da Francis Pinelli (1978), cantata da Antoine Ciosi poi da I Chjami Aghjalesi , una seconda da Maistrale cantata da E Voce di a Gravona .

Redazione Scomunicando.it

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