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MEMORIA – Ricordando un uomo Libero

“Caro estortore… Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia.

Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere…

Se paghiamo i 50 milioni, torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile, saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo.

Per questo abbiamo detto no al “Geometra Anzalone” e diremo no a tutti quelli come lui”.

Vent’anni fa il coraggio di Libero Grassi segnò, come è accaduto a molti in questa terra, l’epilogo tragico della sua vita. Divenuto popolare, abbandonato dalle stesse associazioni degli imprenditori, freddato con un colpo che il killer gli sparò alle spalle.

Le frasi riportate sopra sono quelle pubblicate il 10 gennaio del 1991 dal Giornale di Sicilia in prima pagina.

E’ un messaggio scritto con la semplicità di chi è fermo nelle proprie scelte, sicuro dei valori che ne costituiscono la base. E’ la descrizione, in poche parole, di quella Sicilia che trova la forza ed il coraggio di resistere all’oppressione di un sistema nocivo, che non lascia respirare. E’ il coraggio di chi non teme di denunciare, con dovizie di particolari , i propri estortori, nonostante si venga lasciati soli, addirittura criticati, proprio da coloro i quali ci si aspetterebbe maggiore comprensione e  sostegno morale.

A vent’anni dall’assassinio, oltre al ricordo, restano le opere di chi ha saputo mettere in atto la lotta al sistema del racket iniziata dall’imprenditore siciliano (come l’associazione Addiopizzo che , dal 2004, sostiene l’antiracket) e di chi, in qualsiasi modo,  s’impegna a smuovere le coscienze di una società che spesso di arrende allo stato illegale delle cose.

Per le mafie l’estorsione rappresenta tutto, molto più delle attività che sono in grado di assicurare altri proventi illeciti, come la droga e gli appalti.

Il pizzo è la forma tramite cui le mafie manifestano la loro esistenza ed il loro potere, è il riconoscimento di un’autorità indiscussa.

Reagire alle estorsioni ed ai mille modi in cui la mafia si presenta, nel modo fermo in cui vent’anni fa reagì Libero,  vuole dire sentirsi altrettanto Liberi.

In questo giorno quindi SEL intende rinnovare il proprio sostegno a quella parte della società che non vuole sottostare alla prepotenza ed al giogo delle mafie, vuol dare visibilità da sinistra a quella indignazione nei confronti di chi, con disonestà, turba il tessuto economico, favorendo la miseria dei rapporti di lavoro , il progresso dei non meritevoli e l’emigrazione degli onesti.

Grazie Libero per il tuo gesto di insubordinazione!

Sinistra Ecologia e Libertà – Circolo “Pier Paolo Pasolini” – Nebrodi

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