E RIPUBBLICHIAMO VISTO L’ARTICOLO SULLA SICUREZZA DELLA PROVINCIALE, RISPOLVERANDOLO DALL’ARCHIVIO DEL NOSTRO GIORNALE, “LUOGHI CHE MUTANO – LA CURVA DI “PIGNA” SENZA IL SUO PINO”.
L’articolo è dell’agosto 2013
Viveva, o meglio vegetava; era un albero grosso, alto.
Era lì, sulla provinciale per Lacco, da prima che si aprisse la strada, che ci aveva girato intorno.
Caratterizzava il profilo della collina, dava la denominazione alla zona.
Ci si andava per le passeggiate scolastiche e negli anni settanta a “pomiciare” con i “ciao” ed i “vespe 50″ del tempo.
Ai suoi piedi le pigne che cadevano, erano generose a regalare i loro frutti a chiunque li volesse prendere, anche se era un terreno privato, mai recintato, tutti lo consideravano di tutti.
Poi pare che la malattia che “uccide” i pini l’ha compromesso come ora lo è anche il nostro paesaggio.
L’albero sentì qualcosa di vivo nei suoi rami.
Ma non era più la linfa vitale, ma sembra la presenza della cocciniglia ossia un piccolo insetto, che si nutre della linfa vegetale annidandosi al di sotto della corteccia esclusivamente del pino marittimo.
I sintomi dell’attacco – e comunque della “malattia” si manifestarono con ritardo, quando ormai la pianta era compromessa, con forti emissioni di resina, l’arrossamento della chioma e la caduta precoce degli aghi.
Ciò ha condotto in poco tempo al deperimento, disseccamento e infine alla morte di quel pino.
Non sono spuntate nuove gemme al tepore del primo sole primaverile.
E quando anche dopo l’ultima pioggia aveva bagnato la terra e alimentato le sue radici l’albero era triste.
La meraviglia e la gioia di chi si fermava ancora sotto la sua chioma, nella curva delle pigne per fare uno degli scatti fotografici, simbolo del paese, non scaldavano più il cuore del nostro amico che pure aveva resistito agli incendi ed alle intemperie per tantissimi decenni.
Già, anche gli alberi hanno un cuore!! Rallegrato dal canto degli uccellini che lì nidificavano anche quando stava divenendo secco.
Ora è stato tagliato. Quasi un’eutanasia … nessun girotondo di bambini intorno.
Sarebbe bello ripiantarne uno, lì, già adulto, grande e imperioso… altrimenti quella zona potrà, da domani, cambiar nome.
Ma a parte tutto, – indipendentemente se trattasi di cocciniglia o altra malattia, la sentenza e la diagnosi ad agronomi e esperti del settore – credo che i colpevoli di quella “morte” come di tanto verde che va via, anche ad opera dei piromani, siamo stati tutti noi: cittadini, amministratori, proprietari dei terreni, chi doveva sorvegliare o curare, chi, cosciente dello scempio,- ed il discorso si allarga anche alle palme, si è mosso in ritardo o non l’ha fatto affatto.
Le responsabilità di chi doveva sorvegliare o amministrare …. il futuro ecologico, paesaggistico ed economico del territorio – che è il nostro – e passa anche attarverso la gestione e la cura del verde, per cui si dovrà trovare una via sinergica.
Così vediamo amministrazioni che potato sconsideratamente, “cimano” piante, distruggono aree verdi ed i privati che recidono, tagliano, estirpano soggiogati dal canto delle sirene della speculazione, dei terreni che non servono più, che non rendono più.
Ci auguriamo che questi momenti ci siano utili per prendere coscienza di ciò che abbiamo perso, di quello che potremmo perdere ancora e che ad essi seguano momenti di informazione, dibattito e soprattutto di programmazione e interventi concreti affinchè nuove gemme risorgano ed alberi verdi ridiano vita al paesaggio.
msm