MESSINA – Aggiornamento del Piano per l’Assetto Idrogeologico. I criteri da adottare
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MESSINA – Aggiornamento del Piano per l’Assetto Idrogeologico. I criteri da adottare

– di Corrado Speziale –

 L’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia sta provvedendo all’aggiornamento del P.A.I. al fine di verificare pericolosità e rischi dei dissesti sul territorio comunale censiti dal 2009 al 2012 e in base alle segnalazioni registrate dalla tragedia di Giampilieri del 1° ottobre 2009, fino al 2019. Solo da censimento, si contano ben 1900 dissesti. L’operazione dovrà partire dal monitoraggio degli interventi realizzati in emergenza, a seguito dell’OPCM 3815 del 2009, finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico. Fondamentale sarà una mappatura generale delle opere al fine di provvedere alla loro gestione e manutenzione. Attraverso la revisione delle aree portate in sicurezza, il Comune potrà aggiornare i programmi sul territorio.

 

Essere alle prese con la gestione del rischio epidemiologico che sta segnando questo momento senza precedenti, non significa certo trascurare altri rischi che storicamente e sistematicamente hanno caratterizzato, talvolta drammaticamente, il territorio messinese. Ed in questo senso il caso più grave ed emblematico è quello dell’alluvione di Giampilieri e Scaletta Zanclea che il 1° ottobre del 2009 costò la vita a 37 persone. Quella è una data fondamentale, che fa da spartiacque tra due fasi, prima e dopo quell’emergenza.

L’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia, che dall’entrata in vigore della Legge regionale n. 8 del 2018 ha assunto le competenze su tutto quanto concerne l’aspetto idraulico regionale, la difesa del suolo e la mitigazione del rischio idrogeologico, ha in corso l’aggiornamento del Piano per l’Assetto Idrogeologico geomorfologico del comune di Messina. Ciò, non può ovviamente prescindere da quanto accaduto nel 2009. Nel senso che occorrerà, in dettaglio, individuare e censire tutti gli “scenari di pericolosità e rischio” come li definisce la stessa Autorità, che nel corso del tempo si sono verificati. I periodi sotto osservazione risultano così suddivisi in due segmenti che vanno, rispettivamente, dal 2009 al 2012, e sempre dal 2009, specificatamente dal 1° ottobre, a tutto il 2019. La prima parte è ovviamente concentrata sui lavori dell’alluvione, eseguiti in emergenza con l’OPCM 3815 del 2009, mentre la seconda attiene allo stesso periodo, prolungato tuttavia ai dieci anni successivi in virtù delle segnalazioni su rischi e pericoli da parte del Comune di Messina. Neanche a dirlo, quanto a vulnerabilità e complessità, il territorio messinese presenta numeri davvero rilevanti: i dissesti individuati nel tempo ammontano infatti ad oltre 1900.

Attualmente, a lavori post alluvione conclusi, l’argomento della riclassificazione è stato affrontato a seguito dell’istanza di singoli proprietari di terreni interessati dagli interventi di messa in sicurezza. Ma riclassificazioni parziali, a fronte della vastità e complessità del territorio, nel 2015, hanno portato il Dipartimento regionale dell’Ambiente, cui competeva allora la pianificazione e la programmazione del PAI, ad affermare la necessità dell’aggiornamento strutturale del piano estendendolo a tutto il territorio comunale. Tale ufficio era stato interpellato dal sindaco Renato Accorinti in merito ai rischi cui era soggetto il territorio. Tra i punti indicati dal Dipartimento, c’era che le opere venissero affidate alla gestione di uno specifico soggetto istituzionale e che venissero definiti i nuovi scenari di pericolosità e di rischio. Il tutto, supportato da un quadro aggiornato delle opere realizzate, di quelle da completare e soprattutto delle loro caratteristiche tecniche. Con una prerogativa: rendere noto l’ente affidatario della manutenzione e del monitoraggio delle stesse. Ciò, in quanto, “le procedure di riclassificazione a seguito di interventi di messa in sicurezza sono soggette alla verifica annuale della manutenzione in base al piano di manutenzione obbligatorio per ogni opera pubblica”. La nota, in tal senso, richiamava la circolare dell’assessorato Territorio e Ambiente n. 21187 del 7.5.2015.

A tale norma e a tale concetto si riallaccia l’Autorità di Bacino nella sua recente nota inviata al Comune di Messina, indicando tutti gli atti necessari per procedere finalmente alla riclassificazione del territorio. Tra questi, il progetto delle opere ultimate, il collaudo statico e tecnico amministrativo, e il piano di manutenzione, li dovranno fornire i soggetti attuatori degli interventi, che nel caso dell’alluvione si identificano nella Protezione civile regionale e nel Genio civile. Il resto dovrà fornirlo il Comune, che secondo l’Autorità di Bacino “deve occuparsi della gestione complessiva delle opere al fine di mantenerla efficace nel tempo”.

Per l’esattezza: identificazione del soggetto responsabile del piano di manutenzione; certificazione di destinazione urbanistica; certificazione dell’Ufficio tecnico comunale attestante che dall’ultimazione dei lavori di consolidamento, nell’area oggetto di riclassificazione, non siano state realizzate opere tipo fabbricati, manufatti etc., non previste nel dimensionamento geotecnico dell’intervento, altrimenti dovrà essere dimostrato il mantenimento della funzionalità dell’opera a seguito dei nuovi sovraccarichi; proposta da parte dell’Amministrazione della destinazione d’uso delle zone libere da edificazione di cui si richiede la riclassificazione; certificazione rilasciata dal soggetto responsabile dell’opera attestante l’avvenuto monitoraggio e manutenzione così come previsti nei rispettivi piani; e infine, report fotografico documentale dello stato delle opere di consolidamento.

Dovrà essere il Comune di Messina a farsi carico della raccolta della documentazione di tutte le opere realizzate all’interno dell’Ordinanza 3815 del 2009 e dei relativi progetti.

“Sarà compito del Comune verificarne le esigenze di manutenzione e monitoraggio attualizzando i piani di manutenzione e monitoraggio alla data della richiesta di riclassificazione del PAI”, scrive l’Autorità di Bacino.

Tutto ciò, considerato che porti vantaggi alle aree recuperate dai dissesti, è da integrare con l’ingente quantità di altre segnalazioni di rischio e pericolo, rispetto alle quali il Comune dovrà fare il punto della situazione sullo stato degli interventi in programma e in itinere.

Cosicché, agli interventi realizzati faranno da contraltare le annose criticità del territorio ancora in corso di risoluzione.

Insomma, un grosso lavoro dove non c’è tempo da perdere.

19 Maggio 2020

Autore:

redazione


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