– di Corrado Speziale –
E’ stato l’evento più atteso e sentito dal sindaco Renato Accorinti, che ha così coronato un suo sogno. Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, al suo secondo giorno di permanenza in Sicilia, è stato accolto a Messina in un teatro gremito in ogni ordine di posti. Al di là di ogni previsione, il massimo rappresentante del buddhismo tibetano, premio Nobel per la Pace, si è mostrato particolarmente disinvolto, tenendo un comportamento spontaneo e gioviale, più volte accompagnato dagli applausi della platea. Particolarmente conviviale il rapporto con l’arcivescovo Accolla, che ha sempre definito “mio amico – fratello spirituale”. In maniera semplice e discorsiva, Sua Santità ha parlato di produzione della felicità, armonia tra le religioni, ricerca della pace, educazione verso lo sviluppo cosciente dei valori umani, coscienza sensoriale e mentale. Dopo aver ricevuto il premio “Costruttori di pace, giustizia e nonviolenza”, in segno di buon auspicio ha donato la kata al sindaco, all’arcivescovo e al segretario generale del Comune. Renato Accorinti sull’ospite d’eccellenza: “Personalità forte che ha lasciato e lascerà traccia per tutti gli esseri umani”. L’arcivescovo: “Stare accanto al Dalai Lama riempie di commozione. La nostra società ha bisogno di modelli credibili. I grandi padri della spiritualità sono sempre esempi da seguire”.
“Etica compassionevole e interdipendenza”. “L’attività educativa e l’addestramento della mente; la più efficace per lo sviluppo delle coscienze”. Sarebbero stati questi i due titoli a fare da filo conduttore nell’incontro con il Dalai Lama al teatro V.E di Messina. Ma Tenzin Gyatso, massimo esponente del buddhismo tibetano, leader carismatico, ha preferito affrontare l’impegno in riva allo Stretto con leggerezza e spontaneità, preferendo l’interlocuzione col numerosissimo pubblico che gremiva il teatro, alla formale “lezione” sui temi etici e religiosi che accompagnano le sue missioni in giro per il mondo. E Messina ha gradito. Sono state, infatti, due ore di “discussione”, oltre la cerimonia, nel corso delle quali i presenti sono entrati in piena sintonia con chi stava sul palco.
Messina costituiva la tappa centrale del suo tour siciliano, dopo Taormina, sabato, e Palermo, oggi. Nella città dello Stretto era uno degli eventi più attesi: importanti le misure di sicurezza intraprese sin dal primo mattino, con strade chiuse dentro il perimetro teatro – municipio e via Garibaldi “sbarrata” da due autocisterne come misura antiterrorismo. Si trattava di un passo importante, a coronamento del mandato del sindaco Renato Accorinti con la sua smisurata fede “Free Tibet” incisa nel cuore e nella sua inseparabile maglietta. Per questo, andato a vuoto il tentativo di conferire al leader spirituale dei tibetani, premio Nobel per la Pace, la cittadinanza onoraria, il Comune di Messina, per mano del sindaco e del segretario generale, gli ha consegnato il premio “Costruttori di pace, giustizia e nonviolenza”.
A sua volta, il Dalai Lama ha donato al sindaco, al vescovo e al segretario, la caratteristica kata, la sciarpa bianca, in segno di buon auspicio.
Il sindaco Accorinti: “Questi sono momenti straordinari per la nostra Sicilia. Dobbiamo essere molto felici d’avere con noi una personalità così forte che ha veramente lasciato e lascerà una traccia per tutti gli esseri umani. Scoprendo quell’etica laica di cui parla il Dalai Lama, che è nelle radici di ogni essere umano, si può fare di tutto e di più. Con lui – prosegue il sindaco – c’è un grande feeling e per questo mi sento molto fortunato. Mi vuole molto bene. Da lui mi sento anche protetto”. Dopodiché, coglie l’occasione per ribadire il suo prossimo desiderio, per cui si sta impegnando, in tema di personalità da ospitare a Messina: “Speriamo d’avere qui anche Papa Francesco, un’altra di quelle persone che sta lasciando un segno fortissimo all’intera umanità”.
L’arcivescovo Giovanni Accolla è stato invitato a presenziare sul palco: “Stare accanto a Sua Santità il Dalai Lama riempie di commozione. La nostra società ha bisogno di modelli credibili, di identificazione dinnanzi al disorientamento della vita sociale. I grandi padri della spiritualità sono sempre esempi da seguire, cogliere e imitare. Uno dei temi più belli della spiritualità – ha proseguito l’arcivescovo – e in particolare del Dalai Lama, è quello della compassione. Compatire è la gioia della misericordia, del vivere sintonizzati e sincronizzati con la vita di ognuno. Rendersi partecipi totalmente con la propria vita della vita di coloro che ci circondano. Il Dalai Lama è un segno vivente, testimone credibile della compassione che si è fatta storia”.
Il Dalai Lama: “Sono fiero di questo invito da parte del sindaco, mio carissimo amico di lunga data. Si tratta di amicizia sincera, genuina, che si basa sui valori umani più profondi”. Inizia dunque tracciando il terreno della discussione: “Il primo dei miei due impegni – dice Sua Santità – è la produzione della felicità, che dipende dallo sviluppo dei valori interiori. Non si può essere felice sulla base di denaro o di potere. La fede è la base per o sviluppo della felicità. Il valore interiore che appartiene a tutti è il potenziale d’amore e di compassione che abbiamo dentro di noi, senza bisogno di una fede specifica. Amore, comprensione, tolleranza, sono la sorgente della felicità”. Questa la sua proposta. “Il segno di unità di tutta a famiglia umana”. Il secondo impegno: “L’armonia tra le religioni. Tutte portano un messaggio d’amore e compassione”. Ad iniziare da chi gli sta accanto: “Apprezzo tantissimo il gesto d’apertura del mio amico-fratello spirituale il vescovo di Messina”, ha detto e ripetuto in più circostanze Tenzin Gyatso. E nel senso di unità tra i popoli, fa un apprezzamento sull’Unione Europea, con una proposta di notevole rilevanza politica: “Deve abbracciare anche la Russia…” E prosegue nel suo auspicio: “L’unione asiatica, africana e americana, porteranno all’unione mondiale…Non basata sugli interessi economici, ma sull’uguaglianza degli esseri umani. Solo così non ci sarebbero più conflitti”. Poi, su una domanda dal pubblico, racconta qualche aneddoto sulla sua infanzia, le sue amicizie semplici, la poca voglia di studiare da ragazzino, la giovialità del popolo del Tibet. “Ovunque vada, considero tutti uguali gli esseri umani e rivolgo loro un sorriso. A chi non ricambia faccio il solletico…” Applausi di simpatia. A seguire, felicità e religione: “La felicità un fattore presente nell’essere vivente – dice il Dalai Lama – che a che vedere con la sopravvivenza. Perseguire la felicità equivale a non soffrire. Nella storia dell’uomo le religioni si sono sviluppate nel contesto in cui l’individuo ha dovuto affrontare delle paure sconosciute”. E va nello specifico: “Le religioni teistiche, con il loro concetto di Dio creatore, danno sollievo dalle paure di ciò che è sconosciuto. Le religioni non teistiche hanno altri modi di affrontare questi aspetti. Ma tutte sono accomunate da sentimenti di base. Amore e compassione portano alla felicità”. Nello specifico, si sofferma anche sulle religioni non teistiche: “Non si crede in un Dio creatore, ma nella causa e nell’effetto, nell’interdipendenza dei fenomeni. Dall’ignoranza della realtà – prosegue il Dalai Lama – sorgono le emozioni distintive che portano sofferenze all’essere umano. Non bisogna credere nelle apparenze delle realtà, ma andarle a ricercare in profondità”. Il problema: “Ci sono miliardi di persone religiose in modo superficiale. La società moderna si basa su un sistema educativo quasi esclusivamente materialista, per cui ciascuno cresce con l’idea del successo, del denaro e del potere”. Il rimedio: “Sviluppare un sistema di educazione che comprenda lo sviluppo cosciente anche senza bisogno delle religioni”. Così, cita la differenza tra il secolarismo occidentale, coincidente con la laicità, ossia con il rifiuto delle religioni, e quello indiano, legato a concetti universali: “Rispetto di chiunque, credenti e non credenti”. I valori delle religioni: “Alla fine sono quelli reali – dice il Dalai Lama – presenti nella nostra realtà quotidiana”. L’esempio: “Tutti proveniamo da una madre che ci ha dato affetto sin dalla nascita”. Cosa sta all’opposto. “Le emozioni distruttive, repressione, egoismo, intolleranza”. Infine, la coscienza: “Si basa su vari livelli cognitivi. Ci sono quelle sensoriali, grossolane, e quella mentale, che sta dietro, la principale. La meditazione dovrebbe addestrare a metterci in contatto con tutti questi vari livelli di coscienza personali più sottili, fino a comprendere la natura profonda della mente stessa”.
Dopo il pranzo in municipio e l’incontro istituzionale con la Giunta, nel pomeriggio il Dalai Lama ha raggiunto Palermo, dove stamattina affronterà la sua terza e ultima giornata siciliana: “Educazione alla gioia” è il titolo del tema su cui lo stesso “dialogherà” con i palermitani dal palco del teatro Politeama.