Qui, i migranti soccorsi sono stati ascoltati a lungo dagli investigatori della Squadra Mobile. Arrivano tutti dal continente africano. Gambia, Senegal, Mali, Ciad, Camerun. Hanno ognuno una storia diversa e viaggi alle spalle durati anni prima di raggiungere la costa libica ed imbarcarsi alla cieca verso l’Europa.
Di seguito la testimonianza di un ragazzo del Senegal, ascoltato dagli investigatori della Squadra Mobile.
“Il 14 aprile 2015 partivo dal mio paese per recarmi in Libia, dove avevo intenzione di imbarcarmi per raggiungere l’Italia. Arrivavo in Libia il 15 settembre. Qui venivo imprigionato da una banda di criminali che per liberarmi volevano del danaro che io non avevo. Dopo dieci giorni mi liberavano e grazie ad un mio amico che mi prestava dei soldi, riuscivo a giungere a Tripoli con un taxi. Il mio amico mi prestava poi anche dei soldi per il viaggio in barca. Tra quelli che avevo io e quelli che mi prestava il mio amico, pagavo in tutto 700 dinari libici. Il mio amico mi forniva anche un contatto con una persona del Mali, che mi faceva portare in un capannone dove vi erano altre persone, più di duecento. Rimanevo qui tre mesi circa…dal capannone non potevo uscire perché altrimenti mi arrestavano… Una settimana fa circa, ci caricavano su un camion frigo, eravamo 86 persone. Ci portavano quindi chiusi nel container fino ad una spiaggia. A piedi ci portavano dopo dodici chilometri vicino ad un’altra spiaggia, dove c’erano tante altre persone in attesa. Qui restavamo otto giorni, venivamo caricati poi il 30 gennaio, di notte su un gommone in 136…quando sono salito sul gommone, alla guida c’era un uomo di colore che potevo vedere durante tutto il viaggio. Ha guidato sempre lui e poi c’era un’altra persona che lo aiutava, che aveva una bussola ed un telefono. E’ stato quest’ultimo che con il telefono chiamava i soccorsi…quando sono giunti i soccorsi quest’uomo gettava la bussola ed il telefono in mare… Inoltre sia lui che quello che guidava si spostavano dai loro posti, mischiandosi a tutti noi per non farsi individuare…quando ci imbarcavamo non ci davano né salvagente né da mangiare o da bere, salvo alcuni che lo compravano pagando….”
Il suo racconto e quello degli altri migranti ed il lavoro congiunto dei poliziotti della Squadra Mobile di Messina e dei militari della Guardia Costiera hanno reso possibile l’arresto dei cinque scafisti responsabili del reato di immigrazione clandestina.
Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria sono stati trasferiti presso la locale casa circondariale.
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