MESSINA – Attivisti in piazza contro il Ddl Sicurezza
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MESSINA – Attivisti in piazza contro il Ddl Sicurezza

“No alla criminalizzazione del dissenso”. Articolo e foto.

Un corteo, partito da Largo Seggiola e conclusosi in piazza Unione Europea, è stato condiviso dalle rappresentanze dei movimenti cittadini messinesi per gridare No al Ddl Sicurezza. Il provvedimento, approvato alla Camera, adesso all’esame del Senato, è finalizzato a porre un drastico limite alle manifestazioni di dissenso, con inasprimento delle pene per chi intralcia la realizzazione delle grandi opere. Circostanza che in riva allo Stretto significa repressione preventiva nei confronti di chi si oppone alla realizzazione del ponte sullo Stretto.

Uno slogan su tutti: “La nostra passione per la libertà è più forte di ogni autorità”.         

 “Scendere in piazza contro chi vuole impedirlo di farlo in futuro”, era l’appello degli organizzatori. “Il Governo ha paura dello spazio pubblico, per questo si attiva per cancellarlo”. È questa la spiegazione che porta alle ragioni della protesta in piazza contro il cosiddetto Ddl Sicurezza, espresso formalmente in due numeri: 1660 alla Camera, dove il testo è stato già approvato; 1236 al Senato, dove si trova in atto per l’esame in seconda lettura. Ma i protocolli contano poco. “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell’usura e di ordinamento penitenziario”. Il Ddl introduce nuovi reati e pene, ampliando e aggravando parte di quelle già esistenti. “È una legge che si scaglia contro i più indifesi. Un salto di qualità che mette in discussione alcuni spazi di agibilità che sembravano acquisiti per sempre”, aveva scritto Gino Sturniolo, del collettivo Spazio No Ponte.

Per cui, “scendere in piazza contro il Ddl sicurezza è fondamentale per fermare questo processo pericolosissimo”. Da qui, la “ribellione contro un comando ingiusto”. Dunque, unire le forze, nessuno escluso. Ciascuno con le proprie idee, partendo dalle istanze che porta avanti, dovrà cozzare con il possente muro di una legge repressiva, che richiama ad altri tempi. I processi sociali e politici da sempre espressi ed elaborati nelle piazze, che hanno fatto la storia all’insegna del confronto e dello scontro, ancorché sano e pacifico, dimostrativo, con comportamenti discendenti da una dialettica fondata sulla libertà di pensiero, sono destinati ad un drastico ridimensionamento. È la leva che serve a chi detiene il potere a non confrontarsi e vincere facile. Ma “la libertà dei popoli si è sempre espressa attraverso la capacità di disobbedire”, premettono i manifestanti.

Per i messinesi era il momento di scendere in piazza a urlare il proprio dissenso contro questo provvedimento che si appresta a diventare legge, con l’aggravante tutta rivolta a Messina, Villa S.Giovanni e alla Val di Susa per chi tende ad intralciare le grandi opere. “Contro un ponte costruito sulle case delle persone, che provocherà sfollati e altererà il quotidiano sostentamento di due città provocando danni ambientali irrimediabili, cosa possiamo fare?” Chiedono gli organizzatori in testa al documento che accompagna la manifestazione. Tante domande con tantissime risposte, in questo momento storico super costellato di fatti drammatici e criticità.

Il corteo messinese, partito da Largo Seggiola e conclusosi in piazza Unione Europea, conteneva una protesta collettiva rappresentata da vari simboli, concentrata in una manifestazione che non sarà certo ricordata per i suoi grandi numeri, ma per la forza e le motivazioni che ha espresso. Militanti No ponte, esponenti del mondo ambientalista, rappresentanti dei movimenti pro-Palestina, gruppi antagonisti, attivisti e operatori dell’associazionismo in difesa dei migranti, la Tenda della Pace e della nonviolenza, le Famiglie Arcobaleno, nonchè semplici cittadini, insieme, hanno partecipato alla manifestazione, ciascuno rappresentando le proprie istanze nella realtà che si prospetta.

Mancavano le sigle ufficiali in rappresentanza del mondo del lavoro, prime fra tutte la Cgil, notoriamente e storicamente legata alla protesta in piazza. E dire che, per finalità e modalità, le future proteste dei lavoratori sarebbero tra le più a rischio dopo l’approvazione del Ddl. È sul tema Giacomo Di Leo, del PCL, che titola il suo volantino “No al Governo di polizia”. Primo degli otto punti di commento critico al Ddl: “Ripristino della sanzione penale e non più amministrativa per il reato di blocco stradale, contro una pratica di lotta del movimento operaio spesso a difesa del posto di lavoro”.

Le parole lungo il corteo, di Claudio Risitano: “Se ci rassegniamo gliela diamo vinta. Mentre loro criminalizzano il dissenso, dobbiamo fare in modo che questi provvedimenti diventino un boomerang. Chiunque lotta non sarà mai solo. La solidarietà è un’arma che non finiremo mai di utilizzare. Chiunque sarà represso non si sentirà mai abbandonato perché avrà lottato per sé ma anche per tutto e tutti”. Sul numero dei partecipanti: “Non conta quanti siamo, ma la qualità di ciò che stiamo esperendo”. La speranza e la promessa: “Andremo a casa con un granello di coraggio in più. Questo corteo è solo l’inizio della ribellione contro il Ddl Sicurezza. Il rifiuto di essere schiavi è ciò che cambia il mondo”.

Massimo Camarata commenta così il Ddl:In questa città che da decenni si oppone alla costruzione del ponte sullo Stretto, vorrebbe dire esacerbare le pene per chiunque realmente provasse ad opporsi alla cantierizzazione che il governo ha previsto dal 17 agosto 2025. Sarebbe devastante non solo per le lotte territoriali, ma con questo Ddl si vuole zittire ogni forma di dissenso, compreso quello all’interno del mondo del lavoro. Così come sarebbe repressa ogni forma di dissenso studentesca.

Siamo tutti interessati a questo disegno di legge scellerato. Tutti quanti ne pagheremmo le conseguenze. Dobbiamo scendere in piazza per ribadire ancora una volta che i territori sono nostri e noi li difendiamo. Che difendiamo il diritto di poterci opporre alla guerra e difendiamo il diritto di rivendicare migliori condizioni di lavoro. Questo provvedimento, se mai ce ne fosse bisogno, sta facendo capire qual è la vera natura dei governanti che oggi hanno in mano il nostro Paese”.

Gian Marco Sposito, esponente dell’Unione Inquilini, a proposito del problema delle occupazioni. “A volte è l’unico strumento che la povera gente ha a disposizione per poter garantire un’abitazione alla propria famiglia. Oggi questa cosa viene negata all’interno di un dispositivo che tende a disinnescare tutte le lotte in campo. Se i 15 miliardi del ponte venissero utilizzati per un grande piano sulla casa, probabilmente non ci sarebbe bisogno di tutto ciò. Il problema fondamentale è che manca completamente una prospettiva per queste famiglie”. Un pensiero sul Governo: “Non rivolge il suo sguardo verso i lavoratori, né verso le persone in cerca di un’abitazione che non possono permettersi se non accedendo a un mercato privato”. La soluzione: “Serve un intervento pubblico forte, che possa alleviare questa precarietà abitativa”.

Elena Grimaldi: “Il Ddl sicurezza non è una novità calata dall’alto all’improvviso. È la formalizzazione di un processo che va avanti da decenni, che diventa sempre più pressante verso le persone che stanno peggio, che hanno meno strumenti e che nel breve termine potrebbero non avere più una casa, un lavoro e da mangiare”.

Infine, Francesco Mucciardi, della Casa del popolo, ha promosso il prossimo impegno della neonata comunità che rappresenta l’ennesimo, irrisolto disagio dei messinesi, in questa fase problematica: “Vogliamo l’acqua dal rubinetto”. Dunque, altro giro, altra lotta.

Corrado Speziale

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27 Ottobre 2024

Autore:

redazione


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