Fotogallery della cerimonia di intitolazione piazzale RFI ai marinai del Segesta
Cerimonia principale del “memorial” 2019 è stata l’intitolazione ai quattro marinai del piazzale d’imbarco RFI, accanto alla stazione Marittima.
I quattro marinai del “Segesta Jet” che il 15 gennaio 2007 persero la vita a largo di San Raineri a seguito dell’incidente con la portacontainer “Susan Borchard”, sono stati ricordati come ogni anno con una serie di cerimonie organizzate da RFI. Quello del 2019, a 12 anni dalla tragedia, è stato un “memorial” davvero speciale, poiché sarà ricordato per l’evento “clou”, il più atteso: l’intitolazione dell’area imbarchi RFI, a fianco della stazione Marittima, ai quattro marinai. “Piazzale Marinai del Segesta – Messina, 15 gennaio 2007. Vittime nel compimento del proprio lavoro”. Così, da ieri e per sempre, il ricordo, la commozione, il senso di gratitudine della città verso i quattro sfortunatissimi lavoratori del mare, saranno incisi nero su bianco nel “luogo” per eccellenza legato alle loro abitudini quotidiane, prima che un tragico destino li strappasse drammaticamente alla vita.
Il primo evento, a partecipazione ristretta, riservato a familiari e “addetti ai lavori”, ha avuto luogo come sempre a bordo, nelle acque dello Stretto. Salpare verso il punto dell’incidente quest’anno è toccato alla nave più giovane, l’ultima arrivata in casa RFI, il traghetto “Messina”. Alle 15,40, affiancata da motovedette della Guardia Costiera, Guardia di Finanza, Polizia e Polizia Municipale, la nave era già al fatidico punto a 38°10’.9 nord e 15°35’.5 est, dove la “Borchard” speronò il “Segesta”. Un luogo della memoria che a dispetto del tempo che separa dall’incidente, non smetterà mai d’emozionare. A bordo della “Messina” cala il silenzio e nella mente riaffiorano i ricordi, accendendo i sentimenti legati alle quattro vite che in quel luogo videro compiere il loro tragico destino. La benedizione e il rito in mare, amministrato dal diacono Giuseppe Dini, hanno preceduto la Preghiera del Marinaio, letta sul ponte di comando. Alle 15,50 il lancio della corona in mare dalla motovedetta della Guardia Costiera. Una brezza dispettosa, al lancio, rovescia la corona che così andrà in balia dei flutti a faccia in giù. I riti in mare possono riservare sorprese. Le imbarcazioni salutano i quattro marinai col grido delle sirene, mentre si avviano a compiere i consueti giri d’onore.
Giunta in porto prima delle 16,30, da lì a poco il grande salone della nave accoglierà le tantissime persone presenti per la Santa Messa, officiata dal vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Messina, mons. Cesare Di Pietro. Una bella funzione, con il consueto contributo del coro polifonico della chiesa di San Nicola di Ganzirri, diretto dal maestro Mario Casablanca. “Il salone di una nave diventa cattedrale sul mare per commemorare nel luogo di lavoro i quattro nostri fratelli nel fedele adempimento del loro compito. La loro vita, la loro immolazione per tutti noi, adesso, diventa anche un segno profetico per la nostra città” ha detto ad introduzione mons. Di Pietro. “Il comandante Mafodda come anche i suoi uomini, hanno fatto crescere la nostra comunità. Possiamo dire d’aver fatto, grazie a loro, uno scatto in umanità.
E siamo al momento più atteso della giornata: la scopertura della targa toponomastica nel piazzale intitolato ai “Marinai del Segesta”. A compiere il gesto, il sindaco Cateno De Luca assieme a due persone la cui storia è drammaticamente legata al “Segesta”: Vincenzo Bevilacqua e Onofrio La Greca, due marinai componenti dell’equipaggio sopravvissuti miracolosamente alla tragedia.
Dopo mons. Di Pietro, anche De Luca ha fatto riferimento alla tragedia della notte. “Questa ricorrenza – ha detto il sindaco – coincide con l’altra tragedia di stanotte. Purtroppo questi momenti si legano: la tragedia nell’adempimento del proprio dovere lavorativo e nelle funzioni che si svolgono. C’è un elemento di base che collega le persone a ciò che ne connota l’attività lavorativa, che è l’amore. E spesso, nello svolgere le nostre funzioni, quell’amore ci porta oltre il confine umano”. Sull’intitolazione del piazzale: “Ricordiamo questi quattro fratelli con grande onore. Oggi abbiamo apposto una pietra miliare, una testimonianza che speriamo non sia solo momento di ricorrenza ma anche un esempio per tutti coloro che hanno la possibilità di esprimere con tanto amore e senso del dovere il ruolo, anche lavorativo, che svolgono e che magari in un momento così complicato non riescono ad essere esempio per chi non ha questa possibilità”.
“(…) E s’ascuraru quattru ‘ranni luci, ch’avìunu ‘nte vini mari e mari. Ma ‘u chiantu amaru cu ci ‘u pô stutari ê matri ‘ffritti, appisi ‘nta la cruci?”
La poesia è compresa tra le opere raccolte nel libro “Àbbiru Maistru”, edito da Pungitopo, 2013, prodotto dall’associazione “Alamak – Sebastiano Mafodda”. Una copia del volume è stata donata dal comandante Sebastiano Pino, “anima” dell’organizzazione della manifestazione, al prefetto Maria Carmela Librizzi.
A seguire, si è rinnovato il rituale intorno al monumento dedicato ai marinai del “Segesta”: ancora lettura della Preghiera del Marinaio, dopodiché il Silenzio dalla tromba del maestro Alberto Famà.
Alle 17,54, ora cruciale dell’incidente, deposizione della corona d’alloro e suono delle sirene delle navi in porto.
Un saluto, un abbraccio sentito e simbolico ai quattro colleghi nel giorno del ricordo.
Corrado Speziale
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