A Messina continuano le manifestazioni, per il giorno del ricordo dei martiri di Istria Fiume e Dalmazia, in programma il 10 febbraio.
Nel pomeriggio di mercoledi, presso l’aula Cannizzaro del Rettorato messinese, si è svolto il convegno organizzato dall’associazione SiAmo Messina in collaborazione con il Comitato dieci febbraio, l’A.N.C.D.J. (Associazione nazionale tra i Congiunti dei Deportati Italiani Uccisi o scomparsi in Jugoslavia) e il Movimento nazionale Istria Fiume e Dalmazia.
All’incontro hanno partecipato l’Assessore alle politiche familiari Dario Caroniti, il prorettore dell’Università di Messina prof. Angelo Sindoni e lo storico messinese Franz Riccobono. Per l’assessore Dario Caroniti l’episodio delle foibe deve essere spiegato attraverso l’idea della ricerca sfrenata dell’ordine, tipica dei regimi totalitari del novecento “noi non possiamo pensare di modificare la realtà attraverso la violenza – ha spiegato Caroniti – ancora troppo spesso sentiamo parlare di piccole minoranze che si rifanno a quei regimi che nel novecento hanno portato solo morte e distruzione.
Episodi come quelli delle foibe devono rafforzare la coscienza non solo dell’Italia ma di tutta l’Europa e far capire che attraverso la fratellanza e la complicità tra i popoli, possiamo far valere la nostra cultura e le nostre tradizioni che non hanno eguali a mondo”. Il giorno del ricordo per i martiri dell’Istria e della Dalmazia è una ricorrenza abbastanza “giovane” per il nostro paese, infatti solo dal 2004 si è deciso di rendere omaggio a questi italiani, vittime del comunismo nazionalista dell’esercito titino all’indomani della seconda guerra mondiale. Proprio il silenzio che ha avvolto quelle morti e l’esilio forzato degli abitanti sopravvissuti, costretti a scappare per non essere uccisi, è stato analizzato dal prorettore prof. Angelo Sindoni con la sua relazione “Le Foibe: una storia lunga e dimenticata per ragion di stato” “tante volte è comodo offuscare la storia – ha dichiarato Sindoni – tante volte si confondono storia e memoria, ma mente la prima è razionalità la seconda è sentimento e nulla può cancellare il dolore e le umiliazioni vissute dalle centinaia di esuli dopo la guerra”.
Proprio a Messina è da sempre presente un grande numero di esuli fiumani, istriani e dalmati che hanno partecipato anc he attivamente alla vita sociale e culturale della città dello stretto. Il più illustre fu senza dubbio Adolfo Berdar, il cui profilo è stato tracciato dal dott. Franz Riccobono nella relazione “un illustre fiumano a Messina: Adolfo Berdar”. Berdar fu un personaggio molto importante per la vita culturale di Messina, grazie ai suoi libri sulla storia della real cittadella e sul Monte Scuderi, parlò delle zone antiche della città, quelle stesse zone che adesso vengono considerate il futuro della città.
Antonio Macauda