Era un’industria agrumaria, finita nel calderone dei tanti, troppi fallimenti che questa città ha registrato nella sua storia. Ora è ancora una bomba ecologica, a pochi passi da un torrente, in una zona della città ormai fortemente antropizzata. E dopo tanti anni non si è deciso, ancora, che futuro dare a quell’area, mentre lentamente si procede con la bonifica. Parliamo della ex Sanderson, a Tremestieri, una fabbrica che lavorava agrumi utilizzando caldaie che per funzionare bruciavano oli minerali e idrocarburi. Nel 1980 la Sanderson è fallita e la fabbrica ha chiuso battenti, ma oli e idrocarburi sono rimasti. E non solo quelli. Negli anni l’inquinamento di quell’area di 70 mila metri quadri è aumentato a dismisura, era stato avanzato il sospetto che nei capannoni abbandonati ci fossero finiti pure i fusti della ex Smeb, altra bomba ecologica sita nella zona falcata. Certo è che tante sono state le perdite di olio nelle canalette che smaltivano le acque piovane facendo finire tutta quella roba nel torrente Zafferia. E tante sono le “schifezze” che pian piano si sono accumulate lì dentro. Schifezze che ancora oggi, come dimostra il dettagliato reportage di Dino Sturiale, rendono impraticabile un’area che potrebbe avere mille usi (ma anche su questo sarà bene aprire un altro capitolo).
Eppure per ben due volte è stata appaltata la bonifica della ex Sanderson. La prima volta nel 2006, pochi mesi dopo il passaggio di proprietà dell’area all’Esa (l’Ente di sviluppo agricolo), quando vennero aggiudicati alla Teseco Spa i lavori di messa in sicurezza (anche del torrente). Nell’aprile 2007 la Teseco, che aveva subappaltato i lavori alla Eco.ser. srl, dichiarava ultimati i lavori, ma due mesi dopo la Guardia di Finanza sequestrava l’area perché piena di fusti e sacchi con sostanze nocive. Immediata l’inchiesta della Procura, che ancora va avanti. Nel mezzo, una relazione tecnica commissionata dal pm Angelo Cavallo e firmata dal consulente chimico Bartolo Capone, dalla quale è venuto fuori un quadro sconcertante: nell’area ex Sanderson erano stati stoccati oltre 130 big bags, cioè sacchi colrmi di rifiuti speciali (per oltre 100 tonnellate) e 40 fusti di oli minerali e sostanze petroleose. E nei capannoni, con tetti ovviamente in eternit, migliaia di metri cubi/tonnellate di rifiuti pericolosi depositati sul terreno. In sostanza sono stati trasportati circa 5000 chili di rifiuti pericolosi senza il dovuto e previsto formulario, alcuni persino di provenienza sconosciuta. Se consideriamo che nell’agosto 2007 un incendio mandò letteralmente in fumo parte di quella robaccia, diffondendola nell’aria, capiamo bene la pericolosità della situazione.
«Non sappiamo se qualcuno da questa situazione ne ha tratto vantaggio o profitto – scriveva l’allora consigliere provinciale del Prc Giuseppe Previti – ma una cosa è certa, questi impianti, ancora pieni di sostanze inquinanti e pericolose per l’uomo e l’ambiente, non possono rimanere incustoditi». Dopo mesi di “trattative”, l’Esa nel settembre 2008 è riuscito ad avere il via libera dalla Procura (l’area è ancora sotto sequestro) e i finanziamenti dalla Regione per avviare la bonifica. Tutto è stato affidato all’agenzia Sviluppo Italia, che a sua volta nell’ottobre 2008 ha consegnato i lavori alla Bonifica Spa, per effettuare la prima tranche della messa in sicurezza: rimozione dell’amianto e messa in sicurezza delle cisterne con scarti industriali oleosi. Lavori per 500 mila euro, già eseguiti. Nel maggio scorso, invece, Sviluppo Italia ha aggiudicato l’appalto per la rimozione dei “big-bags” e dei fusti all’Ati Geom. Pizzo Pippo Costruzioni & Servizi Ecologici e alla Caruter srl. Questa seconda delicata fase della bonifica prevede la rimozione, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti presenti nei “big-bags”, contenenti terreno contaminato da idrocarburi, e nei fusti, piemi di liquidi oleosi. I lavori sono iniziati, ma le foto scattate una settimana fa testimoniano che la situazione è ancora allarmante.
Senza la bonifica totale di quell’area (grande, lo ribadiamo, 70 mila metri quadri) si continuerà solo a parlare e mai a passare ai fatti sulla futura destinazione dell’area stessa. Il Piano regolatore generale tutt’oggi in vigore prevede la realizzazione di un nuovo polo fieristico. L’Esa, invece, pensa di creare una grande centrale fotovoltaica. Un’associazione, “Piattaforma Creativa”, vorrebbe far nascere, appunto, una “fabbrica creativa”, dove dar spazio alle potenzialità culturali della città. Un’idea, questa, sposata in parte anche dal Piano Strategico “Messina 2020” elaborato dal Comune e che lascia spazio a due ipotesi per l’area ex Sanderson: la riconversione creativa dell’area in “industria culturale”; la realizzazione di un nuovo quartiere fieristico (per il quale però già si immaginano altre soluzioni, come il polo Asi di Larderia). Tutte ipotesi, una sola certezza: la bonifica va avanti, ma la bomba ecologica resta. Lo testimoniano le immagini, che dicono più di mille parole.(tempostretto.it)
foto Dino Sturiale