Eppure per ben due volte è stata appaltata la bonifica della ex Sanderson. La prima volta nel 2006, pochi mesi dopo il passaggio di proprietà dell’area all’Esa (l’Ente di sviluppo agricolo), quando vennero aggiudicati alla Teseco Spa i lavori di messa in sicurezza (anche del torrente). Nell’aprile 2007 la Teseco, che aveva subappaltato i lavori alla Eco.ser. srl, dichiarava ultimati i lavori, ma due mesi dopo la Guardia di Finanza sequestrava l’area perché piena di fusti e sacchi con sostanze nocive. Immediata l’inchiesta della Procura, che ancora va avanti. Nel mezzo, una relazione tecnica commissionata dal pm Angelo Cavallo e firmata dal consulente chimico Bartolo Capone, dalla quale è venuto fuori un quadro sconcertante: nell’area ex Sanderson erano stati stoccati oltre 130 big bags, cioè sacchi colrmi di rifiuti speciali (per oltre 100 tonnellate) e 40 fusti di oli minerali e sostanze petroleose. E nei capannoni, con tetti ovviamente in eternit, migliaia di metri cubi/tonnellate di rifiuti pericolosi depositati sul terreno. In sostanza sono stati trasportati circa 5000 chili di rifiuti pericolosi senza il dovuto e previsto formulario, alcuni persino di provenienza sconosciuta. Se consideriamo che nell’agosto 2007 un incendio mandò letteralmente in fumo parte di quella robaccia, diffondendola nell’aria, capiamo bene la pericolosità della situazione.
«Non sappiamo se qualcuno da questa situazione ne ha tratto vantaggio o profitto – scriveva l’allora consigliere provinciale del Prc Giuseppe Previti – ma una cosa è certa, questi impianti, ancora pieni di sostanze inquinanti e pericolose per l’uomo e l’ambiente, non possono rimanere incustoditi». Dopo mesi di “trattative”, l’Esa nel settembre 2008 è riuscito ad avere il via libera dalla Procura (l’area è ancora sotto sequestro) e i finanziamenti dalla Regione per avviare la bonifica.
Senza la bonifica totale di quell’area (grande, lo ribadiamo, 70 mila metri quadri) si continuerà solo a parlare e mai a passare ai fatti sulla futura destinazione dell’area stessa. Il Piano regolatore generale tutt’oggi in vigore prevede la realizzazione di un nuovo polo fieristico. L’Esa, invece, pensa di creare una grande centrale fotovoltaica. Un’associazione, “Piattaforma Creativa”, vorrebbe far nascere, appunto, una “fabbrica creativa”, dove dar spazio alle potenzialità culturali della città. Un’idea, questa, sposata in parte anche dal Piano Strategico “Messina 2020” elaborato dal Comune e che lascia spazio a due ipotesi per l’area ex Sanderson: la riconversione creativa dell’area in “industria culturale”; la realizzazione di un nuovo quartiere fieristico (per il quale però già si immaginano altre soluzioni, come il polo Asi di Larderia). Tutte ipotesi, una sola certezza: la bonifica va avanti, ma la bomba ecologica resta. Lo testimoniano le immagini, che dicono più di mille parole.(tempostretto.it)
foto Dino Sturiale
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