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MESSINA – I fari di Sicilia in una mostra storica a Forte Cavalli. Fotogallery

di Corrado Speziale

Si è aperta domenica 8 novembre a Messina, nella suggestiva struttura umbertina di Forte Cavalli, la mostra storica “Le Sentinelle della Costa: I Fari di Sicilia” organizzata dal Comando Zona Fari di Messina, in concomitanza con l’inaugurazione della rassegna “Il Forte e la storia – stagione museale 2009/2010”, giunta alla VI edizione.
L’incontro inaugurale, il cui moderatore è stato il prof. Enzo Caruso, direttore del Museo Storico delle Fortificazioni dello Stretto, che ospita la mostra, ha visto la partecipazione di svariate Autorità civili e militari, tra cui il Comandante della Brigata “Aosta” Gen. Roberto Perretti. 
Oltre al prof. Caruso ed al dott. Michele Cerami, direttore del Centro Studi Forte Cavalli, a fare gli onori di casa, nella qualità di Autorità responsabile del settore, è stato il Cap. di Vasc. Santo G. Le Grottaglie, del Comando Zona Fari di Messina per la gestione e manutenzione delle importanti e suggestive “lanterne” di tutta la Sicilia, isole minori comprese, servizi svolti dagli Operatori nautici (i cosiddetti “reggenti” dei fari, anticamente “guardiani”) Antonio Bonomo e Gaspare Timpanelli, curatori della mostra assieme al M.C. Giovanni Bonfiglio ed al M.C. Salvatore Scopelliti.
L’architetto Nino Principato, tra i massimi esperti messinesi di storia patria e custodia e recupero dei beni architettonici, è stato chiamato a relazionare sugli aspetti storici ed artistici dei fari, con particolare approfondimento sulla bellissima “Lanterna del Montorsoli”, ovvero il Faro di San Raineri, posto nell’area della Marina Militare ubicata nella zona falcata della città dello Stretto.
“Nonostante oggi ci siano svariati strumenti ad alta tecnologia, i fari restano un presidio prezioso per la sicurezza della navigazione” ha detto, tra l’altro, il Comandante Le Grottaglie, rievocando, con senso di gratitudine, il ruolo svolto dai “guardiani” delle suggestive “sentinelle del mare”, che con grandi disagi, fino a poco tempo addietro, si isolavano con le rispettive famiglie al loro interno, prima che si attivassero i sistemi di automazione e controllo oggi in atto, gestiti dalle sedi dei fari messinesi, con copertura su tutto il territorio regionale.
Nino Principato, da studioso attento ed appassionato, ha dissertato con la consueta cura e chiarezza espositiva sulla storia della lanterna di San Raineri, partendo da una sintesi sull’origine della struttura come punto d’avvistamento risalente all’anno 43 A.C., passando per il periodo medievale, in cui dentro vi risiedette l’eremita impegnato ad accendere lanterne in aiuto ai naviganti in difficoltà, divenuto poi Santo, da cui prese il nome appunto l’antica torre, edificata a metà del XVI secolo su progetto di G. A. Montorsoli e trasformata in “faro” nell’ ‘800.
Lo storiografo messinese ha infine attribuito meriti alla Marina Militare, per aver custodito accuratamente la preziosa opera; aspetto rimarcato, con i dovuti ringraziamenti per il Comando con sede nella zona falcata, anche dall’ on. Enzo Garofalo, parlamentare messinese, intervenuto anche nella veste di ex Presidente dell’Autorità Portuale e dall’ on. Giovanni Ardizzone, deputato regionale e vice sindaco di Messina con delega assessoriale alla Cultura. Garofalo e Ardizzone, nel corso dei loro rispettivi interventi, hanno inoltre dato atto dell’importanza che ormai riveste Forte Cavalli, nell’ambito del patrimonio culturale cittadino e si sono per questo complimentati con il direttore Caruso per le attività svolte in tal senso.
La mostra, ricavata dentro una stanza del museo, consiste nell’esposizione di oggetti di varia tipologia concernenti le operazioni svolte dai vecchi “guardiani” dei fari, nonché di antiche foto e lanterne in miniatura, e nella proiezione su uno schermo di immagini delle “sentinelle del mare”.
Negli occhi del sig. Giuseppe Foti, “decano” dei guardiani messinesi, ormai in pensione dopo aver trascorso gran parte della propria esistenza all’interno delle più famose “lanterne”, tra cui Capo Faro e Gelso (meraviglioso faro all’estremo sud dell’isola di Vulcano), scorgiamo segni di comprensibile commozione quando lo stesso ritrova il proprio profilo all’interno del grosso registro storico, dai fogli consunti ed ingialliti dal tempo, esposto nella mostra. Il “Guardiano del Faro” per eccellenza, con amore e dedizione, volge la propria attenzione agli oggetti che si ritrova intorno, rivisitando la storia della propria vita. Egli, in tale circostanza, si accompagna e dialoga intimamente con l’Operatore nautico Antonio Bonomo, uno dei due attuali “reggenti” dei fari; di ciò ce ne viene spiegato presto il motivo: costui, col tempo, ha sposato la figlia dell’esperto guardiano, divenendo così suo genero.
La storia del guardiano del faro, che ha ispirato romanzi e racconti, offrendosi all’immaginario collettivo fino a “vestirsi” da leggenda, può così essere tramandata ed aggiornata.

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