“Non saremo discarica delle vostre guerre – No NATO, No MUOS” riportava scritto lo striscione principale esposto dai manifestanti davanti ai cancelli dell’Arsenale. Frase che descrive, in sintesi, il senso del sit-in, finalizzato alla massiccia protesta contro la trasformazione della struttura della Marina Militare, posta nella “zancle” di Messina, in centro d’eccellenza per lo smaltimento delle navi da guerra NATO di stazza entro duemila tonnellate.
La notizia, che era giunta in città lo scorso luglio, com’era prevedibile, ha diviso i messinesi, poiché, ancora una volta, il tema del lavoro viene contrapposto al diritto alla salute e all’ambiente.
Non a caso i manifestanti, accanto ai cancelli della struttura militare, sono stati accolti da una delegazione di R.S.U. e Rappresentanze Sindacali Aziendali dei lavoratori dell’Arsenale, che hanno consegnato loro un volantino con un comunicato nel quale, “pur condividendo le preoccupazioni espresse dai comitati No Ponte e No Muos” si sottolinea l’importanza degli “eventuali sviluppi occupazionali che ne potranno derivare a beneficio di una città e di un territorio che vanta un alto tasso di disoccupazione”.
Da qui si è deciso unanimemente, da entrambe le parti, di aprire un tavolo di dibattito per un costruttivo confronto.
L’annunciata trasformazione dell’Arsenale di Messina e il MUOS di Niscemi, due facce della stessa medaglia, quindi, con cui i cittadini di entrambe le località non tarderanno a pagare un drammatico conto in termini di danni alla salute personale e all’ambiente in cui vivono.
A Messina, inoltre, non mancano continuamente occasioni per allargare i temi di ogni protesta verso altri che man mano si presentano dinnanzi alla cittadinanza.
Ne è la prova ciò che si è appreso dalla Gazzetta del Sud, la mattina stessa, circa la dismissione degli ex Magazzini generali di via Vittorio Emanuele, angolo via Campo delle Vettovaglie, operata dal Comune. Valore 4 milioni e 890 mila euro, ditta aggiudicataria dell’asta, ed unica partecipante, la “4V”, dell’imprenditore Vincenzo Vinciullo, prezzo 489 mila euro (appena il 10%, quindi) con esigua “permuta per il 29,87%” (intervento di Lillo Oceano, segretario CGIL, Gazzetta del Sud di oggi, 4 ottobre, n.d.r.) nei previsti 7 piani fuori terra da progetto che “gode di tutte le autorizzazioni”. Progetto approvato, si deduce, quindi, ancor prima che l’immobile venisse assegnato ai nuovi proprietari.
Vincenzo Vinciullo è un imprenditore discusso che nel passato è stato oggetto di indagine della Commissione Parlamentare antimafia e citato nella Relazione finale di minoranza della stessa, che lo indicava dentro Cosa nostra, vicino al boss Michelangelo Alfano, oggi defunto.
Ma torniamo al tema conduttore della protesta.
Luigi Sturniolo, tra i leader storici del movimento No Ponte, candidato all’ARS nel collegio di Messina come indipendente nella lista composta da Federazione della Sinistra, S.E.L..e Verdi, collegata a Giovanna Marano e Claudio Fava, ha naturalmente partecipato al sit-in e parlato della trasformazione dell’Arsenale.“Attualmente – dice Sturniolo – il progetto è stato messo in stand-by ma lo vediamo come un fatto assolutamente negativo che trasformerebbe la nostra città in un luogo pericoloso. Smantellare navi da guerra significa inquinamento da amianto e molto probabilmente anche da sostanze nucleari”.
Sulla questione dei Magazzini generali, oltre alle specifiche circostanze oggettive e soggettive, spiega più in generale il suo punto di vista sull’argomento: “Noi riteniamo che gli edifici pubblici siano di proprietà comune e come tali debbano essere gestiti attraverso meccanismi di condivisione e partecipazione collettiva, popolare, di gestione delle intelligenze e delle competenze territoriali. Utilizzare beni pubblici – ha proseguito – unicamente per fare cassa e consentire nuove speculazioni edilizie, per noi è una scelta sbagliata che contesteremo fino in fondo”.
In nome e per conto dei lavoratori dell’Arsenale, Nino Corriera, esponente CISL-FpS per il comparto della Difesa, oltre a leggere il comunicato delle organizzazioni, ha aggiunto: “Crediamo fermamente nella cantieristica e vogliamo concordare sull’idea della difesa del posto di lavoro, contestualmente a quella della salute, poiché in questa realtà abbiamo già visto morire tanti colleghi, anche giovani, a causa di varie patologie”.
Claudio Risitano, militante dei movimenti, chiudendo gli interventi ha affermato: “Non ha alcun senso considerare divaricate le ragioni dell’ambiente da quelle del lavoro. Esse possono tranquillamente coesistere”. E spiega tra chi si gioca la partita: “Non c’è contesa tra lavoro e ambiente, sono questi due che, insieme, si ritrovano come avversarie le ragioni dei profitti le speculazioni di pochi. E’ questa la tematica che dobbiamo mettere a fuoco”.
Intanto, sabato prossimo, 6 ottobre, tutti a Niscemi, unendo le forze contro la realizzazione dell’Eco-MUOS-tro.
Corrado Speziale
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