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Messina – Il “ciclone” Accorinti ed il sogno che si avvera

 

 

“Fatto. Tanto ci  tenevo a Renato che sono andato a votare in carrozzina”. Lo ha scritto Danilo in un sms mandato ad una sua cara amica, in prima linea in questa campagna elettorale. Lui, trentottenne con difficoltà deambulatorie, è stato persino impossibilitato ad entrare in cabina elettorale, tant’è che il proprio voto ad Accorinti lo ha espresso aprendo la scheda sul tavolo, dentro il seggio, davanti agli occhi dei presenti. “Cambiare Messina dal basso”, col cuore di chi lotta giorno per giorno per conquistarsi uno spazio negato, significa anche questo.

Renato Accorinti, insegnante di Educazione fisica, eco-pacifista e no-pontista per eccellenza, protagonista da 40 anni di straordinarie battaglie civili, ieri è entrato nella storia. E con lui vi hanno fatto ingresso 19.540 messinesi, per citare solo quelli le cui schede elettorali sono state ritenute valide ad eleggere il sindaco, perché se dovessimo considerare nel conteggio anche coloro che per votarlo hanno creduto, erroneamente, che fosse sufficiente solo la ics sul simbolo, le migliaia aumenterebbero sensibilmente.

Erano le 19, 25, con lo spoglio già iniziato da oltre quattro ore, quando Accorinti ha messo piede nella sede del suo comitato elettorale, proveniente dalla Scuola “Enzo Drago” dove, da insegnante, aveva partecipato agli scrutini (evidentemente indifferibili…) fissati rigorosamente nel giorno più atteso in città: quello che le avrebbe dato un nuovo sindaco.

Interviste in diretta televisiva, baci, abbracci, battute si susseguono qua e là, ma il candidato sindaco non indirizza lo sguardo neppure un attimo sui dati proiettati al muro e sugli schermi dei computer, né chiede le percentuali. “Abbiamo già vinto; è la vittoria di tutti” esclama con soddisfazione ed ottimismo, quando invece l’umore di tutti coloro che sedevano ai tavoli per seguire l’evolversi della giornata elettorale, caratterizzata da errori, incertezze, sospensioni, ritardi per tutta la notte, faceva su e giù incessantemente.

Al calar della sera, Accorinti, con il buonsenso e la lealtà che lo contraddistinguono, a bordo della sua inseparabile bicicletta si reca, da solo, in tutte le sedi elettorali dei suoi avversari nella corsa a primo cittadino: un saluto, una stretta di mano, una parola rasserenante per il bene della città, in quel momento così convulso, fanno già storia.

RTP lo intervista a fianco di Vincenzo Garofalo: i messinesi, a spoglio in corso, non credono ai propri occhi, non ricordando, a memoria d’uomo, nulla di simile. 

L’indomani, alle 14.00, dalla sede del comitato, in via XXIV Maggio, alla notizia definitiva del 49,94 per cento di Felice Calabrò, si leva, dal basso verso l’alto, come i colori del simbolo “Renato Accorinti Sindaco”, un grido liberatorio: ballottaggio!

Quello che fino a ieri sembrava un sogno, adesso si tocca con mano. Il tutto a meno di cinque mesi da quello storico 19 Gennaio, data dell’ufficializzazione della candidatura.

Renato Accorinti, col suo 23,88 per cento entra, di slancio, a respiro pieno, in finale. Così si trova “dal basso”, a lanciare, sospinto solo dalla forza della gente, la sfida ai due più potenti politici messinesi, discendenti da famiglie che hanno fatto la storia della DC nel dopoguerra: il deputato del PD Francantonio Genovese, e quello di Scelta Civica Giampiero D’Alia, attualmente per giunta Ministro della Pubblica Amministrazione. Entrambi sostengono il candidato Calabrò. Ad essi si aggiunge la folta schiera di trascinatori fuoriusciti dal PdL, in lista al Consiglio Comunale, compresi “rifioriti” assessori della giunta Buzzanca. Una “macchina da guerra”, dunque, come la chiama lo stecco Accorinti, che non lascia dubbi sulla sua super potenza. L’eco-pacifista si è piazzato, alla grande, davanti a Vincenzo Garofalo deputato del PDL, bloccato al 18,49 per cento, uno che rappresenta quella “provincia” che si è avvalsa, da subito, della plenipotenziaria influenza berlusconiana. Ancora più giù, al 2,87 per cento, fanalino di coda tra i “big”, Gianfranco Scoglio, di Nuova Alleanza, al quale la città ha presentato il conto delle sue fallimentari amministrazioni a fianco di Buzzanca. Non c’è storia, poi, per le altre due “novità” che contendevano ad Accorinti il titolo di outsider:  Maria Cristina Saija, M5Stelle, 2,87 per cento e Alessandro Tinaglia, Reset, 1,95 per cento.

“Abbiamo lavorato sulle frequenze dell’anima che poi si traducono in proposte concrete”, ha detto Accorinti ad una cronista, a caldo, appena giunto in sede, accolto sul marciapiede da ovazioni emozionanti ed una pioggia di spumante i cui effetti sul volto della gente si confondevano con le lacrime di gioia. La via XXIV Maggio, intanto, si ingolfava, bloccata dalle auto i cui conducenti esultavano, presi anch’essi dall’entusiasmo.

Accorinti, portato in trionfo, lancia subito una battuta ai suoi affezionati sostenitori: “Abbiamo 5 minuti liberi, poi, tutti al lavoro…”

Per la conferenza stampa del pomeriggio la sede è off limits, con gente costretta ad ascoltare fuori dall’uscio l’intervento di Accorinti e della sua giunta designata. “Loro hanno macchine da guerra – dice l’eco-pacifista, ‘soffocato’ da microfoni, taccuini e telecamere – mentre noi siamo una macchina di pace”. Poi ripete un mantra, sincero, che gli ha portato bene: “Noi abbiamo già vinto, questo lo sentiamo nel cuore. Adesso cerchiamo di affrontare con determinazione questo finale elettorale. Fate venire tante persone, siamo contagiosi…Qui c’è gioia, per questo dobbiamo proseguire su questo cammino di contaminazione”.

All’improvviso, dalla porta d’ingresso giunge al combattivo insegnante di Educazione fisica il primo attacco verbale di quelle che saranno, per lui ed il suo staff, due settimane di fuoco: “Accorinti, parla della Vara, di cui non ne ha parlato nessuno” gli urla uno dei fratelli Molonia, tra gli organizzatori della processione di Ferragosto. “Penseremo anche a questo, non stiamo qui a pettinar le bambole…” gli risponde prontamente il candidato, che poi aggiunge: “Noi lavoriamo per risolvere tutti i problemi dei lavoratori, ma li vogliamo qui, nella lotta, non devono fuggire una volta raggiunto il risultato. Qualunque problema non è né mio, né tuo, bensì nostro”. A Molonia arriva una telefonata, volta le spalle e se ne va.

Il candidato sindaco di “Cambiare Messina dal basso” annuncia, quindi, alla fitta platea, qualche evento da condividere in queste due settimane: “Puntiamo ad un concerto di Roy Paci, sperando che possa venire” dice Accorinti, contando sulla solida amicizia e che lo lega al trombettista e cantante siciliano, che giorni addietro ha fatto “toccata e fuga” nella sua sede elettorale.

Ringrazia, poi, chi in questa campagna elettorale c’ha messo la faccia personalmente: “Per il Consiglio Comunale abbiamo avuto dei candidati meravigliosi. Lavoreremo tutti insieme, sul territorio, a contatto con la gente, nelle strade. Faremo un grande mosaico applicando un tassello ciascuno”. E non poteva mancare un messaggio per l’avversario per eccellenza, Felice Calabrò: “Con lui ho un ottimo rapporto umano – dice Accorinti – gli auguro che possa fare una politica libera da qualunque condizionamento. Dovrà essere forte dentro quel partito, perché sappiamo che proprio lì ci sono fortissime influenze”.

I messaggi distesi ed incoraggianti di Guido Signorino, Daniele Ialacqua, Sergio Todesco e Patrizia Panarello, che insieme a Nino Mantineo costituiscono la squadra degli assessori designati ad affiancare Renato Accorinti, hanno concluso la conferenza stampa che ha aperto quest’ultima fase di contesa elettorale.

Siamo al rush finale. Alla “bicicletta che ha superato le Ferrari” manca, da qui a due settimane, di superarne solo una, quella più potente. “Renato Accorinti – Semplicemente Sindaco”, adesso, è un’utopia con le sembianze di in un orizzonte sempre più vicino.

 

Corrado Speziale

Foto di Corrado Speziale e Ketty Bertucelli. Se qualcuno le vuole usare, è libero di farlo, basta che citi la fonte …. nulla di più. Grazie.

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