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MESSINA – Il dopovoto che inciderà sulle prossime amministrative.

 

 

 

Molti i dati ed i segnali politici che provengono da Messina a pochi mesi dall’elezioni amministrative che, a questo punto, si prospettano più incerte che mai.

Il dato più eclatante innanzitutto è il cambiamento al vertice della città, visto il sorpasso adoperato dal Pd verso il Pdl.

Al crollo del Pdl, però, fa da contraltare dell’exploit del Movimento 5 stelle che ha superato il “test Sicilia” ottenendo numerosi consensi anche in una terra solitamente molto attaccata ai partiti convenzionali.

L’altro punto è il forte tasso di astensionismo che, come in tutta la Sicilia, si è manifestato anche a Messina.

Ma andiamo con ordine, innanzi tutto il dato più significativo è che il Pd è il primo partito in città.

L’alleanza Genovese-D’Alia ha permesso a Crocetta di ottenere un vantaggio importante su Musumeci in una città che in più occasioni aveva dimostrato di apprezzare l’ex presidente della provincia di Catania.

Si tratta di un vero e proprio boom fatto dal Pd che annovera tra le sue fila quel Franco Rinaldi (ben 18.664) che è stato il più votato di tutta Messina e provincia.

Importanti anche le conferme di Panarello e Laccoto, sempre molto apprezzati nella riviera tirrenica.

Naturalmente orgoglioso del risultato ottenuto, Franco Rinaldi ha spiegato i motivi del crescente consenso in città verso il Pd “sono e siamo orgogliosi del risultato ottenuto – ha dichiarato Rinaldi – essere il candidato più votato a Messina e provincia mi riempie di soddisfazione perché è la conferma della bontà del lavoro svolto al servizio della mia gente. Dobbiamo lavorare e non fermarci il vento è cambiato ed in nostro favore”.

Il 19 % ottenuto dal Pd messinese è un monito per gli avversari in vista delle prossime tornate elettorali primaverili che decideranno il Sindaco ed il Presidente della Provincia di Messina.

Sempre in ambito centrosinistra ha ben figurato la lista Crocetta Presidente che ha guadagnato più di 9 mila preferenze permettendo a Marcello Greco (ex consigliere comunale a Messina) di andare all’Ars.

In leggero calo invece l’Udc che si è attestato in città intorno al 10 %, che ha permesso al Partito di Casini di ricevere un solo seggio che ha decretato la rielezione di Giovanni Ardizzone con 8 mila voti.

Molti i nomi illustri rimasti fuori dalla lista Udc come Rosario Sidoti o l’assessore provinciale Mario D’Agostino.

Il problema principale di Crocetta sarà adesso riuscire ad accontentare una forza, come l’Udc, sempre forte e costante a Messina.

Ma il vero sconfitto di queste elezioni regionali è senza dubbio il Pdl.

Il massimo partito di centrodestra ha dilapidato, in soli quattro anni, un bacino di consenso enorme se pensiamo che nel 2008 il Pdl si confermava in città con il 38 % e ben 5 consiglieri.

In questa tornata elettorale invece il partito di Angelino Alfano non è andato oltre l’11 % frutto di soli 10 mila voti presi e i soli Santi Formica e Nino Germanà eletti all’Ars.

Fa senza dubbio scalpore la mancata riconferma dell’ex sindaco Peppino Buzzanca che nel giro di poche settimane è passato da un doppio incarico (primo cittadino a Messina e deputato all’Ars) a “disoccupato di lusso” della politica messinese.

Buzzanca ha sicuramente pagato dazio nella lotta intestina con Germanà, con cui si è beccato per tutta la campagna elettorale, che gli è costato il voto degli ex Forza Italia in città. L’ ormai ex primo cittadino messinese l’ha presa con filosofia accettando il verdetto elle urne “Rispetto l’esito delle urne, come ho sempre fatto – ha dichiarato Buzzanca – sono sicuro che Santi Formica e Nino Germanà rappresenteranno al meglio Messina all’Assemblea regionale. Il mio impegno politico non finisce certamente qui, continuerò a lavorare per questa città e tutto il suo territorio”.

Parole che profumano di circostanza naturalmente, ma ciò che deve far riflettere è il vuoto di consenso intorno al Pdl e ciò che bisogna chiedersi è: dove sono finiti i voti del Pdl?

Al Movimento 5 stelle? Probabilmente; Astensionismo? Molto probabile visto che l’elettore di centrodestra, per cultura, nei momenti di difficoltà è più propenso all’astensionismo che verso il cosìdetto voto di protesta.

Tra i contenti c’è sicuramente da annoverare l’Mpa che conferma Picciolo che con i suoi 8 mila voti scalza Fortunato Romano, mentre non và oltre un seggio Grande Sud che sarà rappresentato da Bernadette Grasso che ha avuto la meglio su Elvira Amata e Pippo Sciotto.

Dovranno rivedere le loro posizioni in città anche Italia dei Valori e Sel (altre vittime illustri del connubio Pd-Udc) rimaste al di sotto del 5%, e quindi senza deputato, come d’altronde anche Fli.  adesso veniamo alle note più eclatanti di queste elezioni a partire dal Movimento 5 stelle che per Messina sarà rappresentato da Valentina Zafarana.

L’esponente grillina, con i suoi oltre 2 mila voti di preferenza, si è piazzata in testa alla lista ma non è questo il parametro che deve far pensare, bensì il fatto che il Movimento 5 stelle ha preso ben 11 mila 513 voti di lista tra Messina e provincia, arrivando al 13% in città.

Ciò naturalmente porta a considerare che l’accrescente appeal di Grillo, di riflesso, favorisce i suoi candidati indipendentemente dai contenuti.

Per il Movimento di Beppe Grillo si è trattato di un vero e proprio esame di maturità superato, visto che la Sicilia è sempre stata una terra profondamente attaccata ai partiti tradizionali che adesso, volenti o nolenti, dovranno recuperare quella fascia di elettorato perso che ha trovato posto tra le disinibite braccia del comico genovese.

Fa riflette anche il voto che ha colto la Sinistra, quella “estrema” ma non estremista, quella sociale e dall’anima ambientalista e “verde”.

“Non so se 1203 preferenze siano poche o molte – scrive Sturniolo – Certo, siamo stati dentro una lista con un nome incomprensibile, con un personaggio impresentabile e senza alcuno spirito di coalizione. Per tutto questo, abbiamo sempre dovuto pedalare in salita. Con alcuni candidati nostri alleati abbiamo intrattenuto rapporti fraterni, con altri abbiamo sentito distanze politiche incolmabili. […] Insieme decideremo se e come ripetere questa esperienza. So di certo, però, che adesso ci tocca di tornare al nostro posto. Nel movimento e nella società … con l’impegno di non perderci”.

E infine l’ultimo dato quello dell’astensionismo, molto forte anche a Messina, città tradizionalmente presente alle urne.

Il fatto che un messinese su due non abbia partecipato a questa tornata elettorale deve far riflettere ma, al contempo, non può suscitare sorpresa.

Messina è sempre stata una città sorretta dal settore pubblico che in questo momento sta attraversando una fase tragica con le crisi dei dipendenti comunali, dell’Atm e di Messinambiente.

In questo clima d’incertezza sono molti i cittadini ad aver perso la fiducia nella prospettiva di un cambiamento preferendo non andare a votare come segno di sfiducia verso una classe politica che li ha delusi.

 

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