MESSINA – Il Kelemen Quartet ha inaugurato la 99.ma stagione della Filarmonica Laudamo
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MESSINA – Il Kelemen Quartet ha inaugurato la 99.ma stagione della Filarmonica Laudamo

– di Corrado Speziale –

La stagione 2019 – 2020 della Filarmonica Laudamo di Messina, a un passo dal mitico traguardo del centenario dalla fondazione, si è aperta nel migliore dei modi. Il Kelemen Quartet, fra i più acclamati quartetti d’archi al mondo, si è esibito al Palacultura Antonello con un impegnativo e ricercato repertorio di capolavori per archi di Schubert, Bartók e Beethoven, raccogliendo dal pubblico meritati applausi.

Il direttore artistico della Filarmonica, Luciano Troja, ha ribadito: “Per noi ogni anno è un centenario. La cosa più importante per la musica è l’indipendenza. Ogni musicista, qualunque sia la sua estrazione, è indipendente nel pensiero musicale”. Il presidente Domenico Dominici si rivolge al pubblico: “La Laudamo è una onlus che rende un servizio dedicato proprio a voi che siete interessati a ciò che il nostro direttore artistico ha saputo confezionare”. I ringraziamenti alla platea per la presenza di appassionati che si preannuncia corposa nell’arco della stagione e per eventuali collaborazioni che dovessero nascere.

 

99 anni. A un passo dalla leggenda. L’ultima stagione prima del centenario della più antica associazione concertistica siciliana è partita come meglio non avrebbe potuto: per la prima volta a Messina il Kelemen Quartet, uno dei più importanti ensemble da camera al mondo. Quattro archi, guidati dall’ungherese Barnabas Kelemen, con i violini Katalyn Kokas, Dmitri Smirnov e il violoncello di Mon Puo Lee. “Il più elettrizzante quartetto d’archi dell’ultimo periodo”. Così li ha definiti il Dallas News. E proprio elettrizzante, nel senso di virtuosistica, capace d’emozionare il pubblico, è stata l’intera esibizione del quartetto, che ha dimostrato di possedere grandissime doti tecniche e artistiche, arricchite da un’intesa, un affiatamento che il pubblico ha colto nella sua interezza in quasi due ore di musica.In più, Kelemen durante il concerto ha voluto che le luci dell’auditorium non venissero spente del tutto, affinché dal palco i musicisti potessero cogliere le percezioni della platea e si creasse un’interazione tra musicisti e pubblico. Ad apertura della “prima” stagionale il direttore artistico Luciano Troja ha ribadito ciò che giorni addietro aveva argomentato in conferenza stampa: “Per noi ogni anno è un centenario. La cosa più importante per la musica è l’indipendenza. Ogni musicista, qualunque sia la sua estrazione, è indipendente nel pensiero musicale. Questo è il messaggio che più di tutti sento di poter dare”. Il senso è dare la giusta importanza ad istituzioni, accademie e quant’altro che caratterizzano la vita e la formazione dei musicisti. Tuttavia, la libertà individuale, artistica di ciascuno, è fondamentale. Ogni musicista ha proprie prerogative naturali da tradurre in arte. Il direttore artistico ha poi voluto avviare la Filarmonica verso il centenario, rivolgendo un pensiero a chi non c’è più: “Ricordiamo Giovanni Molonia, Manlio Nicosia, Girolamo Cotroneo, e tutti coloro che hanno fatto grande la Filarmonica Laudamo”.

Il presidente Domenico Dominici si è rivolto al pubblico: “La Laudamo è una onlus che rende un servizio dedicato proprio a voi che siete interessati a ciò che il nostro direttore artistico ha saputo confezionare”. A seguire, i ringraziamenti alla platea per la presenza di appassionati che si preannuncia corposa nell’arco della stagione e per eventuali collaborazioni che dovessero nascere.

Il quartetto sul palco. Vincitore all’unanimità del prestigioso Premio Barciani e di ben tre premi al VI Concorso Internazionale di Musica da Camera di Melbourne, fra cui il Premio del Pubblico ed il Gran Premio Musica Viva, che ha determinato il tour australiano del 2014, il Kelemen Quartet si esibisce regolarmente nelle più importanti sale da concerto al mondo. Tra queste, la Wigmore Hall di Londra, la Carnegie Hall di New York, altre in Oriente e Australia. Il suo repertorio comprende opere di Haydn, Mozart, Mendelssohn, Brahms, Ciaikovskij, Bartók, Ligeti e Kurtág.

Al Palacultura Antonello, il quartetto ha proposto un impegnativo, ricercato e a tratti complesso repertorio di capolavori per archi di Franz Schubert, Quartetto n. 12 in do min. D. 703 “Quartettsatz”; Béla Bartók, Quartetto n. 5 in si bem. magg. Sz 102; Ludwig Van Beethoven, Quartetto n. 7 in fa magg. Op. 59 n. 1 “Razumovsky”.

Nel dettaglio. Quartetto n. 12 in do min. D. 703 “Quartettsatz” di Schubert, che l’autore scrisse a Vienna nel 1820. “Una composizione artistica di poetica bellezza”, la descrive Alba Crea nelle note che accompagnano il programma di sala. “Il 1820 fu un anno difficile nella biografia schubertiana, connotati da stati d’animo dolorosi nell’opprimente clima politico della Restaurazione. Il Quartettsatz li traduce in pagine che sembrano sussurrare segreti e malinconie senza speranza”.

Altra storia è la sessione successiva: Quartetto n. 5 in si bem. magg. Sz 102 di Bartók, musicista ungherese come Kelemen, dunque con evidenti affinità che affiorano nell’esecuzione, dove la complessità e l’intrigante disomogeneità di alcuni passaggi richiamano ispirazioni, tendenze, momenti e luoghi creativi differenti dal precedente. I quartetti di Bartók “presentano un campionario di innovazioni formali e sperimentazioni tecniche che suonano rivoluzionarie ancor oggi”, scrive Alba Crea. In particolare, quello proposto da Kelemen al Palacultura “si caratterizza per la tensione espressiva e per la geometria dei suoi cinque movimenti, disposti in una forma ad arco o a specchio”. Così, primo e ultimo Allegro; secondo e quarto, rispettivamente, Adagio e Andante; al centro, Scherzo alla bulgarese. Quest’ultimo, “non solo presenta un tema popolaresco ma è anche basato sulle articolazioni irregolari del ritmo bulgaro”.

Terza sessione, anch’essa molto particolare: Beethoven in chiave popolare russa. Sui quartetti “Razumovsky”, Beethoven “trasferì le conquiste sinfoniche e pianistiche fino ad allora raggiunte, toccando esiti di grande bellezza”, scrive sempre Alba Crea. “Il primo tempo del Quartetto in fa magg. op. 59 n.1 è un Allegro aperto da un tema dolce dalla cantabilità popolaresca, esposto prima dal violoncello e poi dal violino su un tappeto armonico di ostinati ribattuti. Segue un ampio Allegretto vivace e sempre scherzando dal raffinato tono umoristico; poi un denso e meditativo Adagio molto e mesto, che immette direttamente nel finale Allegro, il quale offre spunti virtuosistici nella suggestiva elaborazione di un patinato Thème russe”.

Kelemen Quartet ha interpretato al meglio il senso delle composizioni, riproponendole con passione e con la giusta attenzione, intensità ed energia. Frutto di un percorso in cui l’esperienza, la conoscenza e l’empatia con le platee internazionali hanno giocato un ruolo importante per questo ensemble nato a Budapest dieci anni fa e cresciuto artisticamente nel tempo.

Il prossimo concerto della Filarmonica Laudamo, domenica 27 ottobre, alle ore 18, al Palacultura Antonello, vedrà protagonista il celebre chitarrista e compositore americano Ralph Towner, stella di prima grandezza della musica internazionale. Towner, che si esibirà da solo con la sua chitarra, il giorno precedente terrà un workshop per l’Orchestra Creativa della Filarmonica Laudamo. Entrambi gli eventi sono realizzati in collaborazione con la Rete Latitudini.

21 Ottobre 2019

Autore:

redazione


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