– di Corrado Speziale –
Anche Messina, in linea con altre città d’Italia, ha espresso in piazza il proprio dissenso riguardo all’aggressione e all’avanzata militare russa in Ucraina. Al presidio, tenutosi a Piazza Unione Europea su iniziativa della CGIL, sono intervenuti rappresentanti di associazioni e della comunità ucraina, assieme a tanti comuni cittadini. Gli interventi si sono articolati nel segno della protesta, della testimonianza e della solidarietà, sotto lo slogan “Ucraina libera!”
Alla guerra con l’invasione russa in Ucraina rispondono le piazze italiane, manifestando il proprio dissenso. Così anche Messina ha fatto la sua parte. Sotto il motto “Insieme per la pace contro le guerre” al fianco della comunità ucraina, composta da residenti in città e provincia, si sono riuniti in presidio le associazioni messinesi e tanti comuni cittadini che hanno risposto all’appello lanciato dalla CGIL. Voci diverse, che in tempo di pace rispetto a vari argomenti avrebbero anche idee differenti, stavolta si sono ritrovate nel segno della solidarietà verso il popolo ucraino, che sta vivendo drammaticamente l’orrore della guerra.
Il segretario generale della CGIL di Messina, Giovanni Mastroeni: “Condanniamo senza se e senza ma l’attacco dell’esercito russo di Putin a questa nazione libera dell’Europa. Con queste manifestazioni che si stanno svolgendo oggi in tutta Italia vogliamo dare un messaggio simbolico che in questo momento è importante. È giusto che si sappia che i cittadini italiani, così come i cittadini nel mondo, sono contro la guerra. Quando si usa la forza la conseguenza immediata sono le vittime, senza risolvere le questioni”. Gli effetti: “La guerra, ovunque si faccia, è sempre un fatto negativo e grave. Sul piano economico sta avendo delle ricadute un po’ ovunque. Il prezzo del gas è schizzato alle stelle, determinando sulle politiche dei costi energetici fatti estremamente gravi, essendo l’Ucraina una delle produttrici mondiali di grano”. Ma, innanzitutto: “Fermare la guerra, evitare che ci siano altri morti”.
Nel segno dell’uguaglianza tra i due popoli, Tatiana Ostakhova, docente di lingua russa all’Università di Messina, residente in città da trent’anni, ha lanciato un accorato appello per l’informazione: “Tra Ucraina o Russia non importa l’appartenenza etnica. Ma purtroppo, la gente in Russia non conosce la verità. Molte persone ancora ritengono l’intervento di Putin una missione, quando invece è una guerra, non una missione di pace. Vorrei solo chiedere a voi tutti di contattare amici, parenti e conoscenti che risiedono nella Federazione Russa e raccontare loro la verità. Solo così, forse, il popolo capirà cosa sta accadendo”.
La testimonianza di Massimo De Salvo, in rapporti con l’ex console generale ucraino a Napoli: “Appresa la notizia dell’attacco, il nostro pensiero è andato verso le nostre famiglie, parenti e amici che in quel momento si trovavano sotto le bombe. Si tratta di un attacco alla democrazia e alla solidarietà tra i popoli. Noi sosteniamo iniziative di pace, ma se non reagiamo a questo stato sarà un moto rettilineo che a poco a poco travolgerà tutto. Putin non si fermerà all’Ucraina”. Il suo appello: “Fate sentire la vostra voce. L’Italia non può avere paura”.
Patrizia Maiorana, del Circolo Arci Thomas Sankara: “In questo momento c’è un’aggressione a uno stato libero e indipendente e gli organismi internazionali non possono limitarsi a delle semplici sanzioni che scalfiscono il potere di un nuovo Zar. L’idea di Putin è quella di rimettere in piedi un impero zarista sulle macerie dell’ex Unione sovietica. L’Ucraina non può essere lasciata sola”. L’obiettivo: “Cessate il fuoco e ponti aerei. Aprire le frontiere della fortezza Europa.Chiedere subito che venga tolto il riconoscimento alle repubbliche indipendenti e che l’Ucraina decida da sola il proprio destino”.
Lucia Guarino e Cinzia Oliva, di Legambiente Messina, hanno letto il comunicato ufficiale dell’associazione: “Vedere il dolore di questo atto violento sui volti di chi lo sta subendo ci stringe il cuore. Ci fa pesare ancora di più le scelte sbagliate intraprese in tema di energia preferendo dipendere dal gas fossile di paesi in cui la democrazia è fragile o assente piuttosto che investire nell’indipendenza energetica da fonti rinnovabili. Ci siamo preclusi la possibilità di una mediazione forte verso la pace. Esprimiamo la nostra vicinanza alla popolazione ucraina auspicando un immediato stop alla guerra e ritorno alla pace. La posizione scomoda in cui si trova l’Europa, caratterizzata da un costante bisogno di gas fossile e schiacciata tra il mercato russo e quello statunitense, non ci permette di prendere decisioni in maniera indipendente. Auspichiamo che l’attuale crisi umanitaria ed energetica ci serva da lezione…”
Marcella Magistro, coordinamento donne CGIL Messina: “La violenza si abbatte sulle persone al di là delle logiche economiche, politiche e degli interessi dei potenti. Dove accade ciò, la violenza sulle donne è ancora più grande. Siamo contro le guerre a sostegno di chi soffre, donne, uomini, bambine, bambini. Basta essere vittime di un mondo che non comprende e non conosce la vera vita di tutti noi su questa Terra”.
Santino Bonfiglio, storico attivista politico e pacifista, a nome proprio e del PRC, con un intervento deciso, ha ricordato le lotte del passato che si rispecchiano nelle emergenze e nei valori di oggi. “A Comiso, tanti anni fa, quando ci battevamo contro i missili, gridavamo No alla Nato e No al Patto di Varsavia. Chiedevamo un disarmo unilaterale, ossia, politiche di pace coerenti con la nostra Costituzione. Oggi è molto importante rilanciare questo messaggio e dire No alla NATO e No alla Russia. Non si può pensare ad un aiuto militare all’Ucraina e posizionare la NATO ai confini della Russia. Significherebbe perseguire la politica che ci ha portato a questo livello. Sono da condannare sia la Russia che l’espansionismo della NATO”. Sulle sanzioni, Bonfiglio è molto scettico: “Sono una sciocchezza, non cambieranno la Russia. Occorre, piuttosto, cambiare politica”.
Pippo Martino, dell’ANPI: “Partigiani significa essere di parte. Noi, senza nessuna esitazione, siamo dalla parte della pace, dell’art. 11 della nostra Costituzione”. E analizza le spese militari: “Ogni anno il mondo spende 1747 miliardi di dollari per gli armamenti. È una follia, in un mondo che ancora combatte con la fame, la disoccupazione e le malattie, spendere questa cifra per strumenti di morte. Un F35 costa 130 milioni di euro. Per questi aerei, complessivamente, l’Italia spende 14 miliardi di euro in un progetto da 50 miliardi. Ogni anno per gli armamenti lo Stato spende 25 miliardi di euro. Pensate cosa sarebbe spendere questi soldi per la vita e non per la morte”. La citazione di papa Francesco: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. È il fallimento della politica e dell’umanità”.
Il consigliere comunale Alessandro Russo: “Porto la solidarietà di chi siede in Consiglio, ma aspettavo più partecipazione da parte dei miei colleghi. Il tema della guerra ci vede coinvolti tutti, non solo le popolazioni colpite in Ucraina. La nostra Repubblica nasce con l’art. 11 della Costituzione, un impegno morale che ci coinvolge tutti. Difendiamo questi valori che dobbiamo trasformare in attivismo. Dobbiamo essere partigiani della pace e della solidarietà in un mondo senza guerre”. Lo stimolo e l’annuncio: “Il Consiglio faccia la propria parte. Stiamo sottoscrivendo una mozione che presenteremo lunedì mattina in cui chiederemo che Messina venga riconosciuta come città inclusiva e accogliente affinché si attivino dei corridoi umanitari per chi scappa dalla guerra. La nostra città è, e resterà sempre una città inclusiva”.
Francesco Carabellò, studente del Liceo Classico La Farina: “Mi fa piacere vedere insieme persone di tutte le età di fronte a ciò che succede nel mondo. La pace è fondamentale. Non c’è da discutere su come agire e quali armi mandare in Ucraina, il punto è un altro: riportare la pace, la tutela e la salvaguardia dei giovani”. La riflessione: “Che fine faranno i miei coetanei se non riusciranno a fermare questo dittatore? La pace è l’unica costante di questa Europa”.
Alfonso Augugliaro, medico e pacifista, è stato presente come volontario in tanti scenari di guerra: “Trent’anni fa di questi tempi ero a Sarajevo. Pensavo che finita quell’esperienza – era la prima guerra in Europa dopo la Seconda guerra mondiale – non ci sarebbe più stato niente. Invece oggi siamo nuovamente nella stessa condizione, anzi, peggio. Per questo mi vergogno come essere umano”. Un inciso: “Se non la smettiamo col commercio delle armi, siamo tutti fottuti… Questo forse non l’abbiamo ancora capito!”
Alessandro Grussu, insegnante di liceo: “Gli alunni mi chiedono il perché della guerra. Loro sono troppo giovani, si sentono spiazzati. Tocca a noi spiegare, per quanto possiamo, questa aggressione senza alcuna giustificazione. Chi entra in un territorio con i carri armati e bombarda, non può in alcun modo giustificare un attacco del genere. Questa guerra deve immediatamente cessare, soprattutto a tutela della popolazione civile, dei bambini. Dunque, no agli imperialismi, no alla guerra. Sì all’unione tra i popoli”.
Da Martina Silipigni, Rete studenti medi, domande e riflessioni: “Perché scapicollarci per arrivare primi in una gara dove non si vince? Perché non c’è gente che riesce ad impietosirsi di fronte alla disperazione negli occhi della gente? Perché non riusciamo a fare altro che spararci tra fratelli? Perché si aspira alla morte della libertà? L’umano non è odio, è altro…è amore, gioia, fratellanza, bellezza, libertà… L’umanità in natura è unione. La guerra non siamo noi…”
Francesco Lucchesi, della segreteria regionale CGIL: “Le vittime sono le figure innocenti di interessi economici delle potenze. Noi possiamo fare poco da questa piazza, ma l’importante è esserci e manifestare il nostro dissenso nei confronti della guerra. Esprimiamo solidarietà non solo al popolo ucraino, ma anche a quello russo, che scende in piazza per dire no alla guerra di Putin e subisce le violenze da parte di un governo dittatoriale”.
L.Y., cittadina ucraina: “Voglio fare un appello a tutta la comunità europea e a tutti i cittadini del mondo. Fermate Putin, fermate questa guerra, questo bagno di sangue. Se cade l’Ucraina, tutta l’Europa sarà schiava di Putin”.
Si avvicina, chiede che il suo nome non venga riportato: “Ho paura di Putin…Noi lo conosciamo bene, voi no.”