di Corrado Speziale
Erano ventuno le salme disposte ai piedi dell’altare per i funerali solenni svoltisi nella Cattedrale di Messina, officiati dall’Arcivescovo Mons. Calogero La Piana, ma gli effetti della celebrazione hanno interessato anche le vittime che risultano ancora disperse, dopo la catastrofe avvenuta nella zona Jonica messinese la sera del’1 ottobre corso. Trattandosi di funerali di Stato, erano presenti tante autorità, ma ciò che più ha contato è stata la massiccia partecipazione di gente comune, quantificabile in migliaia di persone, che sin dalle prime ore del mattino hanno gremito la Cattedrale e l’intera Piazza Duomo, nel segno di una grande testimonianza di solidarietàed affetto che tutta la cittàha voluto portare ai propri conterranei, drammaticamente caduti sotto la furia di uno spaventoso evento naturale, dove però l’incuria e l’indifferenza umana hanno giocato un ruolo determinante. Questo tema è stato uno dei più forti tra quelli dell’omelia, nella quale il prelato messinese non ha risparmiato attacchi contro coloro che nella cittàportano avanti “interessi privati ed egoisticiâ€Â, a discapito della sicurezza del territorio, “da dare non con le carte e le parole, ma con le opereâ€Â, bacchettando così la classe dirigente e le istituzioni preposte a tale scopo. L’Arcivescovo, inoltre, difendendo la dignitàdelle localitàcosì drammaticamente stravolte e di chi ci abita, ha lanciato precise critiche contro chi ha voluto “emettere condanne con sufficienza e presunzioneâ€Â, attraverso “reiterati tentativi di strumentalizzazioneâ€Â, riferendosi, ovviamente, a chi ha fatto inopportunamente uso del termine “abusivismo†in modo così sommario e pretestuoso, nei confronti dei territori di Giampilieri e Scaletta Zanclea, e rivolgendosi alle sfortunate anime dice loro “Il vostro silenzio è il grido più eloquenteâ€Â.
Al di làdel proprio risentimento, l’Arcivescovo ha manifestato il suo più vivo compiacimento nei confronti di chi, in questi giorni, ha dato grande esempio di spirito di fratellanza ed abnegazione, come tutte le forze dell’ordine ed i volontari, impegnati nei soccorsi, in tutte le specialità.
Centinaia di applausi hanno interrotto l’omelia, dimostrazione di vicinanza e partecipazione che si è accentuata al passaggio delle bare, ad alcune delle quali vi erano attaccati dei palloncini bianchi, lanciati poi in cielo, assieme a delle colombe, anch’esse bianche, a rappresentare gli altri compagni di sventura ancora dispersi.
Messina ha dato così l’addio ai propri caduti, avvolti nel Tricolore, come fossero periti in guerra. In molti facciano bene i conti con la propria coscienza, e provvedano nell’immediatezza a porre rimedio a tutto quanto concerne la sicurezza del fragile territorio di Messina e della sua provincia, affinché non accada più che il fango inibisca, a povera gente innocente, persino lo sfogo del pianto.
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