– di Corrado Speziale –
La storica pacifista, protagonista della Resistenza ed ex senatrice, militante dell’Anpi, ha tenuto un dibattito nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca per promuovere il No al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. L’evento, organizzato dal comitato per il No e dall’ANPI di Messina – Sez. Mimmo Trapani, è stato introdotto da Giuseppe Restifo: “I partigiani di oggi sono quelli che difendono la Costituzione”. Lidia Menapace: “Provo senso di indignazione nei confronti di chi vuole stracciare la nostra Costituzione. Sento questo come un’offesa personale. Questa non è una riforma, è un testo revisionista, e come tale apre a giudizi negativi”. Il nuovo ruolo del presidente del Consiglio: “Viene ridotto ad essere il figlio di J.P. Morgan…”. Gli auspici dell’ex senatrice, oggi straordinaria novantaduenne: “Vincere bene per avere maggiore agibilità politica. L’Italia si sta riappassionando alla politica. Ho già qualcosa da proporre dopo il referendum…”
Novarese che vive a Bolzano, classe 1924. Lidia Menapace è il volto vincente del coraggio, della dignità e della coerenza. E’ una che non si rassegna, una combattente senza armi, pacifista autentica. E a rendere tale concetto una realtà che va oltre l’ossimoro, lo dimostra il suo grado di sottotenente nella Resistenza. “Si può combattere anche senza armi”, ha detto, parlando della “sua” Resistenza, dove da giovanissima fu staffetta partigiana. Un’eroina, insomma, anche se la protagonista del dibattito resta a debita distanza da questo termine. Qualcuno ricorderà quando da parlamentare, al tempo di Prodi, “rischiò” di essere eletta presidente della Commissione Difesa del Senato. Iniziativa democratica e “originale” che svanì nel nulla, scacciata dalla normalità: in quel ruolo fu eletto un senatore dell’Idv, poi passato al centrodestra di Berlusconi. Immaginare una pacifista, schierata criticamente contro lo Frecce tricolori, presidente di quella Commissione, beh, forse era un po’ troppo.
Adesso, la campagna per il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Chi la Costituzione l’ha conquistata con il rischio della vita, la sente sulla propria pelle. Così, il comitato per il No e l’ANPI di Messina – Sez. Mimmo Trapani, hanno invitato Lidia Menapace a tenere un dibattito nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca. E l’ex senatrice, oggi straordinaria e irrefrenabile novantaduenne, che la staffetta di questa “nuova resistenza” la fa in lungo e in largo per l’Italia, ha accettato di buon cuore. L’incontro si è tenuto mercoledì scorso: “Lidia resisté”, il titolo, da uno dei libri in cui Lidia Menapace ha raccontato la sua vita.
Il dibattito l’ha introdotto Giuseppe Restifo, storico, giornalista, esponente dell’ANPI. Egli ha parlato della difficile scelta cui furono sottoposti i giovani di allora, in coincidenza con l’8 settembre del ‘43. “Questa scelta per molti fu naturale, per altri no”, ha detto Restifo. Queste le sue proiezioni sull’attualità: “I partigiani di oggi sono quelli che difendono la Costituzione”. L’intervento di Lidia Menapace è un racconto degno di una lectio magistralis per interessati alla difesa della democrazia e della Costituzione. I diritti delle donne: “Siamo molto più numerose degli uomini…” Nessuna retorica, nessun passaggio scontato. La testimonianza personale di una vita, con riferimenti alla sua infanzia scolastica e familiare, ai tempi in cui svanivano nel nulla le amichette ebree, il dramma della razza: “Vicende che mi lasciano un grande deposito nella memoria”. La sua militanza nella Resistenza, l’attività politica, la sua visione del mondo. Non sono mancati, tra l’altro, incisi chiari e discorsivi, applicati in vari campi e su vari esempi: La polis: luogo di relazione della collettività. L’idiótes: chi si occupa solo dei propri affari. Parla di Machiavelli nella storia e nella politica e proietta Guicciardini ai giorni nostri: “O Francia o Spagna purché se magna…”. Ricerca metafore consone alla difficoltà e al concetto di limite. Da insegnante di Lettere qual è stata, fa riferimenti alla siepe dell’Infinito di Leopardi: “Limite romanticamente dolce”. E a quello più duro di Montale: “Una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglie”. E allora cosa fare? La risposta ancora a Montale: “Cercare le maglie rotte nella rete.” La soluzione: “Trovarle e connetterle, componendo un tessuto elastico, non rigido. In Italia, adesso, nessuno ricuce queste maglie, si avverte appena un fermento, ma esistono solo piccole realtà in cui si riflette, da cui si deve ripartire”, ha detto Lidia Menapace. Dopodiché asserzioni su Marx e Adam Smith, sulla complessità della società moderna e i risvolti attuali: “Lo sviluppo storico ha prodotto un grande ceto medio, per cui i partiti non servono più. Ecco la loro crisi”. E’ l’avvio al giudizio sulla riforma costituzionale. Già in precedenza l’ex senatrice aveva apostrofato così i suoi redattori: “Provo senso di indignazione nei confronti di chi vuole stracciare la nostra Costituzione. Sento questo come un’offesa personale. Questa non è una riforma, è un testo revisionista, e come tale apre solo a giudizi negativi. La revisione – spiega – è storiografica, non scientifica e quindi da rifiutare. Chi propone una revisione parte da un’idea di fatto storico e ne vuole ricercare le proprie ragioni”. L’esempio è sul revisionismo più conosciuto: “Anche di Hitler si dirà che in fondo era pure una brava persona …”. Pertanto: “Giù le mani dalla nostra Costituzione. Essa non è una legge ordinaria, o semplicemente un testo giuridico, ma un patto che tiene insieme la convivenza civile di un intero popolo che esercita la sovranità. Quest’ultima appartiene al popolo, e su di essa non può delegare. Con questa riforma, la Costituzione formale è stata sostituita con quella materiale”. Sul metodo applicato: “La furberia è una forma minore dell’intelligenza…”. E affonda su Renzi: “Il presidente del Consiglio viene ridotto ad essere il figlio di J.P. Morgan. Non c’è ragione che la finanza conti più della politica”. Toccato il tasto della battaglia per il No, dove c’è anche la destra: “Certe compagnie non ci piacciono. Tuttavia esiste l’eterogenesi dei fini. D’altronde, nel CLN c’erano anche i monarchici”. Strappa applausi per la battuta sull’anzianità della Costituzione da difendere: “Ha vent’anni meno di me. Dite che sono da rottamare?” Così, gli auspici dell’ex senatrice: “Occorre che il No vinca e che lo faccia bene, per avere maggiore agibilità politica. L’Italia si sta riappassionando alla politica. Ho già qualcosa da proporre dopo il referendum…”
Alla fine ci sono stati degli interventi, tra cui quello di Maurizio Rella, esponente messinese del comitato per il No e consigliere comunale di Cambiamo Messina dal basso. La sua denuncia: “All’Università si organizzano corsi su questa riforma tenuti da docenti che hanno sottoscritto il Sì, in cui si danno crediti formativi agli studenti. E’ uno strumento per adescarli. Nessun invito è mai stato rivolto al comitato per il No. Per questo chiederemo un incontro con il rettore. Di contro, in Consiglio comunale – ha proseguito Rella – per una disposizione della prefettura ci è stato invece proibito di presentare e discutere un nostro Ordine del giorno”. Sempre Rella, tra realtà e speranza: “In questa campagna per il No da tre mesi stiamo incontrando tanta gente, specie nelle piazze e nei mercati rionali. Adesso ci vogliono energie nuove. Contiamo sui giovani”.
Il dibattito volge al termine, mentre Lidia Menapace avrebbe voluto volentieri proseguire: “E’ una questione di resistenza…”, ha esclamato Restifo. Dunque, farsene una ragione.
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