“Dalla truffa del Ponte alla rinascita del territorio” era il titolo dato alla manifestazione dai militanti del movimento che si batte da sempre contro la realizzazione del Ponte sullo Stretto.
Ed era proprio sulla reale situazione, sulla “verità” riguardo quest’ultima, che occorreva sensibilizzare la città ed il territorio, facendo chiarezza sulle motivazioni dell’evento, apparso agli occhi di molti come superfluo, secondo l’idea diffusa che “tanto il Ponte non lo faranno più”.
Sta di certo che veder manifestare contro un’opera “fantasma” non è un’ un’occasione frequente, ma qui di motivi ce ne stanno ed anche tanti.
Innanzitutto è stata la prima manifestazione, sulla considerevole cifra di ben 16 svolte finora, indirizzata, più che al Ponte fine a se stesso, contro tutto il sistema che ha alimentato il suo iter con uno sperpero di denaro senza precedenti, di cui, adesso, fanno da corollario le tanto agognate “penali” richieste dal general contractor Eurolink, dopo aver richiesto la rescissione del contratto con la società Stretto di Messina.
Il contratto d’appalto che prevedeva la progettazione e la realizzazione dell’opera, dal 1° Marzo scorso, a seguito della mancata firma dell’accordo aggiuntivo al contratto del 2005, è di fatto diventato carta straccia, per cui adesso si attende che il Governo sciolga la società Stretto di Messina e metta definitivamente la parola “fine” a tutta la questione.
Pertanto è stato questo, in primo luogo, l’obiettivo della manifestazione, ma ad esso va aggiunto quello che alla città sta più a cuore, chiesto oggi a gran voce dai manifestanti: che non venga riconosciuta alcuna penale a beneficio delle imprese, la cui cifra richiesta ammonterebbe a circa 1, 2 miliardi di euro. Roba da far rizzare i capelli agli abitanti di un territorio, come quello messinese, che necessita di un’infinità di interventi che attengono alla sicurezza sismica ed idrogeologica ed alle piccole e medie infrastrutture che migliorino la qualità della vita, le cosiddette opere di prossimità.
Si protestava, poi, perché in mezzo a tutto questo esiste ancora un progetto da bocciare, che nonostante tutto sta seguendo il proprio iter e che proprio per questo apre vari spiragli d’inquietudine: ha da poco ottenuto, incredibilmente, il benestare del Ministero dei beni Culturali ed adesso si appresta ad essere vagliato nell’ambito della procedura per la Valutazione dell’Impatto Ambientale, con una ferrea opposizione delle associazioni ambientaliste.
Erano circa duemila, ieri pomeriggio, le persone che per questo si sono unite in protesta, manifestando in corteo, e la cifra era sicuramente importante considerati tanti fattori, primo di tutti il maltempo che ha imperversato per tutta la mattinata ed in secondo luogo, ovviamente, la confusione che regna tra la gente sull’epilogo della questione legata alla grande opera.
Per la prima volta in assoluto, la manifestazione ha avuto una valenza più generale essendo la prima delle tre previste in associazione ai movimenti No TAV e No MUOS che sfileranno, rispettivamente, il sabato successivo in Val di Susa ed il prossimo ancora, 30 Marzo, a Niscemi.
Erano presenti, in discreto numero, rappresentanze anche di questi altri movimenti, che hanno seguito con propri striscioni il corteo partito intorno alle 17.00 da Piazza Cairoli, proseguito sul viale San Martino, via Geraci, via Cesare Battisti, Via Garibaldi, per concludersi a Piazza Unione Europea, dove, nel corso del sit-in conclusivo, hanno preso la parola i rappresentanti dei tre fronti di lotta.
Assieme a loro hanno sfilato le associazioni ambientaliste WWF, Legambiente, Italia Nostra, nonché rappresentanti della società civile messinese che avevano dato la loro adesione alla manifestazione, e quei partiti politici che si sono storicamente dichiarati contro la realizzazione della mega-opera, come quelli della Federazione della Sinistra, Verdi, P.C. dei Lavoratori, SEL, il circolo cittadino PD “Libertà”, ai quali si è aggiunto, in veste ufficiale, il Movimento 5 Stelle.
Presente, anche una delegazione calabrese proveniente dalla Piana di Gioia Tauro, che si batte per la difesa del territorio contro la prevista realizzazione di un imponente degassificatore che al momento è su tute le cronache.
Dall’altoparlante posto sul mezzo che faceva da apripista al corteo, sono state enunciate le motivazioni della protesta e rappresentati gli ultimi risvolti legati al Ponte con tutti i rischi che ne conseguono riguardo il possibile ulteriore sperpero di denaro pubblico. Rappresentanti dei movimenti cittadini hanno, inoltre, ricordato la recente esperienza del teatro “Pinelli” con il quale, seppur con tanti disagi che hanno portato a spiacevoli risvolti, senza alcun impiego di denaro, era stata data alla città la possibilità di fruire di un bene abbandonato. I manifestanti chiedono spazi comuni, luoghi di cultura e convivialità, strutture che migliorino la qualità della vita, non mega-opere con le quali si è solo sperperato denaro pubblico facendo perdere opportunità di crescita alla città.
“Il contagio non si arresta”, portava scritto lo striscione firmato “Teatro Pinelli”.
I riferimenti, poi, a TAV e MUOS: “In Val di Susa si vuole costruire una linea ferroviaria che costa 22 miliardi di euro, che non giova a nulla – dicevano i manifestanti – e poi tolgono i soldi da stanziare per le scuole ed i territori. A Niscemi stanno realizzando il MUOS, che giova alle guerre del terzo millennio. Trattano la Sicilia come una colonia, e noi diciamo No a tutto questo”.
Ed un coro generale, di tanto in tanto, tuonava dalla parte centrale del corteo, lanciato dai giovani di Niscemi, che idealmente percorreva in su tutta l’Italia: “Dalla Sicilia alla Val di Susa, la lotta non si arresta, la terra non si abusa”.
In sintesi si chiede: la rinascita del territorio con rispetto per l’ambiente, la tutela della salute, cultura e lavoro.
In mezzo a tanti colori e fragori, per la prima volta, dopo tanti anni di faticosa ed appassionata lotta No Ponte, c’era un grande assente: lo storico, enorme striscione rosso che sin dalla primissima manifestazione ha sempre aperto tutti i cortei.
Un vero simbolo, un vessillo che sembrava indistruttibile. Era troppo consunto e malconcio per affrontare quest’ultima sfida, che più di ogni altra guarda al domani.
Corrado Speziale (testo e foto)