Categories: Cronaca Regionale

MESSINA – MOVIMENTO NO PONTE: Tra tanto in discussione anche la manifestazione del 16 febbraio.

 

E’ stato stabilito all’unanimità che il prossimo 16 febbraio si terrà per le vie della città una manifestazione “No Ponte” di livello nazionale.

Tocca, tuttavia, ancora stabilire che “titolo” dare all’evento, considerato che i militanti hanno deciso di raccogliere all’interno della manifestazione tutte le istanze cittadine che in questi tempi stanno segnando un presente davvero drammatico per i lavoratori di ogni comparto e categoria di Messina e provincia.

Occorre, infatti, in questo senso dare un giro di vite per sensibilizzare l’opinione pubblica ed in particolare i politici, sul fallimento del rapporto tra Ponte e occupazione. Ed in tal senso, nonostante se ne sia parlato tanto, a molti messinesi sembra, purtroppo, ancora paradossale separare le due cose, poiché la realizzazione della grande opera è stata da sempre “venduta”, da chi la sostiene, come la panacea di tutti i mali connessi alla carenza di lavoro a Messina.

La storia ed i fatti più o meno recenti che hanno riguardato la megaopera hanno, invece, dimostrato che con lo sperpero di risorse pubbliche perpetrato fino ad oggi è stato dilapidato un patrimonio che, ben investito, avrebbe dato buoni frutti propri in campo lavorativo. E non finisce certo qui, perché è conclamata l’ulteriore perdita di denaro pubblico che l’avversato progetto continuerà a causare, nel corso del suo farraginoso iter, tra lo sventolio dello “spauracchio” penali ed i compromessi che si profilano tra il Governo – che ha ritenuto di prolungare di altri due anni l’iter per stabilire la fattibilità dell’opera – la società Stretto di Messina ed il concessionario Eurolink. Ne sta venendo fuori un “tira e molla” che si traduce nello stanziamento di 300 milioni di euro, importo non comprensibile e non giustificabile da nessuna parte. Fatto sta che si ritiene destinato alle opere “connesse” alla grande opera, da non confondere con quelle “compensative”, poiché si sta pensando bene di far realizzare al consorzio stesso che si è aggiudicato il progetto/appalto, delle opere infrastrutturali “a terra” che avrebbero fatto parte dello “scenario” Ponte. Un “cavallo di Troia” per arrivare alle penali? Probabile, considerato che una cosa incardinerebbe l’altra, più grossa e appetibile, non certo se venisse realizzata, bensì per il contrario.

Intanto, qualche giorno fa Eurolink ha fatto sapere di voler recedere dal contratto nel caso in cui il Ponte non si potesse realizzare, riservandosi, tuttavia, ulteriori decisioni nel caso in cui l’opera tornasse in piedi. Insomma, il general contractor in un senso o nell’altro non intende mollare la preda.

Ma torniamo alle opere connesse. In un Paese civile ed in un città che dovrebbe esserlo altrettanto, occorrerebbe innanzitutto constatare la reale utilità di tali opere a fronte delle mille altre esigenze del territorio sorte nel frattempo, sicuramente prioritarie, e poi valutare quanto sia utile realizzarle comunque senza Ponte. Buon senso vorrebbe che le stesse venissero riappaltate con nuova gara pubblica, e invece proprio il Decreto Legge 187 di questo mese, prevede che per la realizzazione di tali “opere infrastrutturali funzionali all’esigenza dell’attuale domanda di trasporto anche in caso di mancata realizzazione del Ponte” potesse essere autorizzata la società Stretto di Messina, con tutto quanto ne consegue. Proprio ieri il commissario Luigi Croce ha trasmesso la delibera approvativa di tutto ciò al Consiglio Comunale, riconducendo il tutto all’emergenza traffico del 2006. Opere previste per 300 milioni: raddoppio della galleria tra Giostra e Annunziata e realizzazione della nuova tangenziale nord fino a Torre Faro.

Adesso, riallacciandoci all’idea Ponte, c’è da dire che quando su di essa è sembrato che  calasse l’oscurità una volta per tutte, ecco riapparire all’orizzonte delle “figure” pronte a riesumare il trapassato concetto che la mega opera possa reggersi in piedi economicamente: i cinesi. E qui il gioco si fa duro, perché in un’economia globalizzata, controllata da loro, l’occupazione del territorio (come sta avvenendo in molti paesi del mondo, Africa in testa) e la realizzazione di un’opera che consentirebbe di far girare finanze (seppur a debito) su larga scala, metterebbe tanti in ginocchio, con la giusta distinzione tra chi, come si suol dire “parerebbe il sacco” e chi, invece, subirebbe tutto ciò come una sconfitta.

A questo punto una cosa è certa: ciascuno deve far ricorso alla propria dignità, a partire dalla popolazione messinese per finire alla classe politica, che adesso, almeno in Sicilia, registra qualche cambiamento. Ed a tal proposito i primi segni si vedono: il movimento 5 Stelle ha invitato i rappresentanti messinesi del movimento No Ponte a far parte della delegazione che intende incontrare il presidente Crocetta per chiedere formalmente di far uscire la Regione Siciliana dalla società Stretto di Messina, con relativa presa di distanza dal contestato progetto della mega opera. Niente male davvero come primo passo verso il più importante degli obiettivi dei no-pontisti: lo scioglimento della Società amministrata da Pietro Ciucci.

Ne ha dato notizia Luigi Sturniolo, che con il suo intervento ha aperto l’assemblea. Lo stesso esponente no pontista si è poi soffermato su un argomento che tratta da tempo: “Stanno perfezionando i nuovi meccanismi di finanziamento delle grandi opere anche attraverso i project bond, operazione che è già partita. Ma non basta, perché stanno lanciando nello stesso tempo degli altri bond destinati alle singole opere, sul modello dei municipal bond americani”, dice riferendosi a chi sta nella classica stanza dei bottoni di banche e fondazioni che nel Ponte ci vedono l’affare, a carico dei risparmiatori, sul piano finanziario.

Proseguendo, non può che accennare, anch’egli, ai possibili nuovi “investitori”: “Non è affatto da sottovalutare ciò che si dice sulla possibilità che intervengano i cinesi, che già nel mondo costruiscono grandi infrastrutture”.

E’ un po’ inquietante, ma attenta e veritiera, l’analisi che fa poi sul modo fin qui maggiormente utilizzato per confutare il progetto del Ponte, ossia le opposizioni sul piano tecnico: “Questo atteggiamento – dice lo storico no pontista – rischia di diventare compatibile con il Ponte stesso, nel senso che mentre le due parti sembrano guardarsi allo specchio osservandosi vicendevolmente, il meccanismo prosegue e si sperperano soldi. Quanto più l’operazione va avanti, tanto più è difficile venirne fuori senza pagare le penali. Interrompere questo processo è una questione fondamentale”.

Esprime, quindi, una previsione sul prossimo evento: “Deve essere la manifestazione più grossa e partecipata che il movimento abbia mai organizzato a Messina”, e delinea il senso condiviso dell’evento: “Non viviamo la vicenda Ponte come un universo separato dalle altre realtà, ma intendiamo declinarlo all’interno di tutte le vicende che interessano in nostro territorio”. Simpatico ed originale, poi, è stato l’appellativo che Sturniolo ha dato al “titolo” consistente nel versamento che alcuni militanti sono disposti ad effettuare come autofinanziamento per la manifestazione: “NoPonte Bond”. La restituzione avverrà all’atto che i fondi verranno recuperati attraverso la vendita di libri, gadget, etc.

Quanto all’interesse maturato, e sufficiente la soddisfazione che gli stessi siano serviti per un grande evento in grado di dare speranze concrete alla città ed al suo territorio.

Sul tema della condivisione dell’evento a Sturniolo fa eco Renato Accorinti, altro storico rappresentante del movimento: “Propongo di fare una manifestazione nella quale tutti i temi che la motivano siano legati perfettamente insieme da tutti coloro che condividono con noi la sofferenza di questa città”. E cita ad esempio alcuni di questi casi cittadini che vanno assolutamente portati in piazza: ”La Triscele, l’ATM, i settori dismessi delle Ferrovie, quelli  in crisi della sanità e dell’assistenza”. Ma l’elenco è lunghissimo, e Renato Accorinti si tiene pronto ad accogliere ed abbracciare tutti, compresi gli abitanti di Saponara e quelli della zona sud di Messina, preoccupati per la carenza di fondi indispensabili per il completamento della messa in sicurezza del loro territorio.

“Stiamo tutti insieme, perché insieme si vince” ha esclamato l’esponente del movimento Nonviolento a chiusura del suo intervento.

Ed ecco, in sintesi, qual è il percorso da compiere in vista della manifestazione del 16 febbraio, che l’assemblea ha approvato: chiedere un incontro con tutti i soggetti coinvolti nelle vertenze cittadine, offendo loro la possibilità di esprimersi in seno alla manifestazione; attivare tutti i canali possibili, tra partiti, movimenti ed associazioni per promuovere il messaggio della manifestazione tenendo conto delle diverse istanze dei vari interlocutori; attivare dei gruppi interni al movimento al fine di ricercare ed aggregare i temi dell’evento.

Inoltre, attenendosi a quanto previsto nella carta costitutiva della Rete NoPonte, i militanti sono rimasti tutti d’accordo nell’intraprendere un’azione finalizzata all’impedimento della manifestazione regionale di Forza Nuova, prevista a Messina il prossimo 15 dicembre. Nel caso in cui tale istanza non venisse accolta dalle autorità preposte, il movimento, per quel giorno, organizzerebbe una manifestazione parallela in contrapposizione a quella dei militanti di estrema destra provenienti da tutta la Sicilia.

Oltre a Luigi Sturniolo e Renato Accorinti, sono intervenuti nel dibattito dando il loro valido contributo: Dario Nicoletti, Citto Saija, Enza Lojacono, Marco Letizia, Santino Bonfiglio, Margherita Pagliaro, Angela Cacciola, Luciano Marabello, Roberto Laudini, Daniele Ialacqua, Irene Romeo, Massimo Camarata, Claudio Risitano, Daniele David e Tania Poguisch.

Corrado Speziale

(immagini d’archivio)

 

 

 

 

 

 

 

 

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