Se numerosi attivisti della sinistra messinese, aderenti a movimenti, partiti e associazioni, nel pomeriggio di un torrido fine luglio, si riuniscono in assemblea dentro la sala consiliare della Provincia, a Palazzo dei Leoni, vuol dire che esistono tanti validi motivi per alzare, stavolta tutti insieme, un’unica bandiera del dissenso verso chi ci governa. Ma non solo, perché in rapporto all’operato delle compagini di centrodestra che amministrano istituzioni come Comune e Provincia, gli attacchi più duri sono stati rivolti al PD.
Ed in questo senso, la presenza, in sala, di esponenti locali di SEL, come il coordinatore dei circoli cittadini Daniele Ialacqua ed il dirigente regionale, nonché tesoriere, Crispino Maggio, mette una pietra sopra qualsiasi forma di apertura verso i referenti messinesi del partito di Bersani.
A Messina, così come nel resto della Sicilia e altrove, “foto di Vasto” definitivamente strappata, quindi, con sguardi rivolti dai militanti del partito di Vendola verso apparentamenti a sinistra. Ma di quale “sinistra” si tratti non è affatto venuto fuori nel corso dell’assemblea popolare svoltasi venerdì pomeriggio, i cui lavori sono stati coordinati da Gianmarco Sposito, giovane attivista di Rifondazione Comunista e Francesco Mucciardi, esponente dei movimenti cittadini, con compiti stampa affidati a Tonino Cafeo.
Il “Cantiere” è stato appena avviato, per cui non mancheranno future occasioni per rifletterci su, anche se il tempo stringe e la nebbia, infittita da confusione e incertezze, non fa altro che avvantaggiare il “nemico” che avanza.
L’intento antiliberista a difesa di una democrazia partecipata con scelte dal basso, del lavoro, del territorio, dei beni comuni, dei trasporti e di tutti i diritti essenziali, è chiaro e comune a tutti, e su questo le idee sembrano abbastanza condivise. Ciò che invece ha diviso i partecipanti è stato sicuramente il senso di distacco manifestato da alcuni nel dichiararsi indifferenti circa le future strategie elettorali e su ciò che ne conseguirà.
Su certi argomenti, andare “oltre” qualsiasi esito delle urne è sicuramente positivo sul piano etico, sociale e politico, ma le idee ed i principi per cui si combatte quotidianamente è il caso che vengano difesi per gradi, utilizzando, innanzitutto, gli strumenti offerti dalla democrazia. Da qui parte l’alternativa, dopodiché si vedrà. L’importante è restare scevri da compromessi e quant’altro.
C’è un processo di “impoverimento del territorio” che sembra irrefrenabile, e come altre volte è Daniele David, attivista in CGIL e nei movimenti, a denunciarlo con un esempio: “La Molini Gazzi era una struttura che aveva competitività economiche, ma grazie a governi compiacenti e scelte politiche che hanno favorito fenomeni speculativi, in quella sede sorgeranno palazzine che probabilmente nessuno abiterà”. Ed aggiunge: “Il territorio è stato saccheggiato non solo dal punto di vista materiale ma anche sociale”. Disoccupazione dilagante e precarietà sono le piaghe cui fa riferimento citando numeri impressionanti riguardo le “intelligenze” che hanno fatto le valigie: “A Messina, negli ultimi anni, abbiamo perso 25.000 giovani”. Cita, allora, le realtà da prendere ad esempio coi loro contenuti sui quali costruire l’alternativa: “La Rete NoPonte, i movimenti studenteschi e antirazzisti, che sino ad ora non sono riusciti a diventare una prospettiva organica per il governo della città”.
Chiede “democrazia” nel senso più alto del termine l’avv. Antonino La Rosa, che coordina le associazioni ambientaliste che da anni si battono contro la realizzazione dell’imponente elettrodotto che Terna prevede di realizzare, in tracciato aereo, lungo la costa tirrenica, tra Villafranca e S. Filippo del Mela: “Terna offre compensazioni per l’impatto ambientale alle amministrazioni comunali senza il coinvolgimento delle popolazioni. L’impianto provocherà grossi problemi alla salute per l’inquinamento elettromagnetico e uno scempio ambientale” dice La Rosa, che chiede sostegno per vincere la sua battaglia, bloccandone la realizzazione.
Antonio Longo è il primo a farsi carico di azzardare un sogno basato su un caso attualissimo che in teoria dovrebbe accomunare tutta l’assemblea: “L’esempio che vorremmo riproporre a Messina è quello vincente di Barcellona Pozzo di Gotto, di un centrosinistra senza un PD compromesso, partito che si è preoccupato solo di creare clientele”. E poi lancia, tra l’altro, una denuncia su un settore che egli conosce bene: “L’ultimo assessore regionale di area PD è stato Centorrino, che ha messo in cassa integrazione 7.500 lavoratori della formazione professionale”.
Daniele Ialacqua inizia con chi valutare dentro e fuori da eventuali alleanze, considerando alcune discriminanti già a livello nazionale: “L’approvazione del Fiscal compact, con i voti del PD, che ci costringe a rinunciare ad una parte della nostra sovranità economica, finanziaria e produttiva e quella precedente del MES – Meccanismo Europeo di Stabilità, è uno dei temi discriminanti, un fatto di assoluta gravità che compromette il futuro delle prossime alleanze”, dice l’esponente di SEL.
E riguardo Messina? “Per evitare di ricommettere gli errori del passato dobbiamo confrontarci su proposte articolate intorno a tre macro-temi: città e partecipazione ai diritti; città e nuova occupazione; città e beni comuni”. Ialacqua va giù spedito e concreto, basti considerare, tra le altre, una proposta che merita molta attenzione: “Eliminiamo i consigli di quartiere, senza potere ed autonomia economica, e sostituiamoli con assemblee popolari costituite dagli abitanti, per certi versi già previste nello Statuto e mai attivate dalle circoscrizioni”.
Tra coloro che si sono tirati fuori dall’agone elettorale, pur trattando temi di estrema attualità ed importanza, c’è Patrizia Maiorana, attivissima vicepresidente del Circolo Arci –“Thomas Sankara”: “Non ci interessa un percorso elettoralistico. Ci interessa piuttosto un percorso che porti ad un’alternativa sociale reale e credibile”, dice la Maiorana, che poi indica la sua appartenenza: “Noi stiamo dalla parte di chi è vittima delle disuguaglianze ed il nostro obiettivo primario è riuscire a costruire una società in cui tutti siamo uguali, al di là della propria origine etnica e sessuale”. Parla poi di Messina, lanciando un avvertimento che riguarda il suo campo: “Interroghiamoci su come viene gestito il welfare”, accennando a responsabilità del Comune e della Chiesa.
Mariano Massaro, segretario regionale di OrSA – Sicilia, parte da un’analisi interna alla sua area politica: “Abbiamo perso le occasioni di stare con la gente comune, con i lavoratori, e parlare con tutti coloro che denunciano disagi”, dice Massaro, che poi si chiede: “Perché l’operaio del Nord ha votato Lega?” Va, quindi, su un argomento che meriterebbe più di una analisi: “La gente stava con noi perché proprio in noi vedeva l’alternativa rivoluzionaria per cambiare il sistema, invece adesso vedo una sinistra che sta all’interno di questo stesso sistema. Noi non ci siamo accorti – prosegue l’esponente sindacale – che ci siamo adattati a vivere nel capitalismo invece di combatterlo”. E sul PD: “E’ considerato un partito di sinistra solo dai non addetti ai lavori, perché chi lo conosce sa che non è così. Sta sostenendo il massimo del capitalismo, il Governo Monti, le banche”. E conclude: “La politica deve costruire il conflitto, non alleanze per acquisire poltrone. Non vogliamo risolvere la crisi del capitale, ma abbatterlo attraverso il conflitto”.
Luigi Sturniolo, tra i leader storici della Rete NoPonte e costantemente impegnato in attività socio-politiche, fa subito un’analisi su un dato reale: “Vige un pensiero unico, comandano i tecnici ed i loro dispositivi in base a meccanismi oggettivi. Tutte le posizioni d’opinione non contano nulla.” E richiama una soluzione: “Questo, oggi, deve portarci ad essere estremamente radicali perché dentro un meccanismo di crisi economica e di fallimento totale delle ipotesi politiche riformiste, soltanto un atteggiamento simile può dare qualche risultato”. E fa un esempio per lui usuale: “L’unica lotta che in questo momento in Italia ha un senso è quella NoTav, che spinge un altissimo elemento di conflittualità”.
E dichiara le sue scelte: “La parte con cui stare non può essere una parte politica, uno schieramento o un meccanismo di sigle. Oggi si deve stare dalla parte dei poveri, tutti i poveri”. Ed al tempo stesso accenna a delle basi su cui fondare la proposta politica: “Il reddito, la casa, i servizi”. Parla, poi, di “crisi della rappresentanza politica da battere attraverso la democrazia radicale con spostamento sempre più verso il basso le possibilità decisionali”. Gli tocca fare, quindi, una breve analisi che porti ad una svolta: “La società finora si è retta sul meccanismo dell’impresa, sicuramente ingiusto, che adesso non funziona più. Da vent’anni – prosegue Sturniolo – le idee neoliberiste seguono la logica di immettere risorse nelle imprese sperando che questo meccanismo si riavvii”. E conclude: “C’è stato un pezzo di questo Paese che si è appropriato dello Stato come fatto privato. Dobbiamo iniziare a costruire un progetto originale, partendo dalla crisi della rappresentanza. Trattare solo come qualunquismo la consapevolezza che ha portato all’antipolitica è un grave errore”.
Renato De Luca, dei Comunisti Italiani, utilizza ad esempio un caso degli ultimi giorni che lo conduce alla sua visione del momento: “A Taranto gli operai dell’Ilva si dividono tra chi vuole il lavoro e chi la salute. Nessuno dice che ci vogliono entrambe le cose”. Registra, quindi, la “sospensione della democrazia”, un “Parlamento che non esiste più” e il “tradimento della Costituzione” perché “ci sono italiani che vanno a morire e ad ammazzare con i fucili”, parlando, ovviamente, delle missioni all’estero, nei teatri di guerra. E sul piano delle alleanze la pensa così: “Il problema delle elezioni non me lo pongo, questo può essere solo un passaggio. Non siamo qui a fare cartello con Rifondazione e altri, ma piuttosto per costruire un percorso comune. E’ maturo il tempo per la costruzione di una casa comune della sinistra dove ci si possa incontrare e confrontare.”
Dario Nicoletti, nel suo intervento, “scalcia” anch’egli il PD messinese: “Di quale sinistra parliamo a Messina?” dice, elencando i nomi dei segretari cittadini degli ultimi quattro anni, tra i mugugni generali. Parla, poi, dell’inchiesta di Panorama sui centri di formazione professionale che smaschera Genovese, dell’inconsistenza dell’azione del Sindacato riguardo la delicatissima questione dell’Arsenale, e accenna alla cultura, allo sport e alle cliniche cittadine. Chiude, quindi, con un avvertimento: “Evitare di far gestire il futuro della città da vecchi democristiani travestiti da compagni”.
Giacomo Di Leo, esponente del Partito Comunista dei Lavoratori, parla invece di territorio e dissesto idrogeologico, citando Scaletta e Giampilieri. “Siamo qui per creare conflitto sociale all’interno di questa città, a prescindere da ciò che succederà alle elezioni del prossimo anno. Noi non abbiamo nessuna pregiudiziale” aggiunge Di Leo che parla anch’egli di “costruire un fronte comune”. Riporta, poi, l’attenzione sulle zone alluvionate: “A settembre, quando inizierà il processo per il disastro dell’alluvione, propongo di tappezzare la città e la provincia di manifesti di protesta, chiedendo le dimissioni degli amministratori imputati. Facciamo capire alle persone che siamo con loro”.
Critico nei confronti di chi ha evitato l’argomento elezioni è stato Santino Bonfiglio, di PRC, che sostiene l’idea di “proporsi come alternativa radicale per combattere un liberismo rampante che sta riducendo alla fame tutti gli strati della popolazione”. E porta, quindi, l’esempio al quale ispirarsi: “In questi ultimi tempi – dice Bonfiglio – l’esperienza più bella è stata quella di Syriza, in Grecia con il merito d’aver riunito gruppi, partiti ed associazioni, col sostegno dei quali ha davvero impensierito il gotha europeo. Quello di Syriza è il percorso da prendere in considerazione nell’attacco al liberismo”.
Anche Rosario Duca, presidente provinciale dell’Arcigay, artefice di grosse battaglie, non parla di elezioni, ma il suo obiettivo è fin troppo chiaro e per raggiungerlo non intende fare sconti a nessuno: “Voglio dire ai partiti che programmano le prossime elezioni, che l’obiettivo di Arcigay e delle altre più associazioni LGBT più piccole, ma non per questo di minor valore, è quello di essere equiparati nell’applicazione dell’art. 29 della Costituzione, ossia chiediamo il diritto al matrimonio”. Poche parole, da parte di Duca, descrivono così in modo fin troppo chiaro ciò che l’Arcigay considera il proprio, unico, target “politico” dai grossi contenuti, ovviamente, etico-sociali.
Margherita Pagliaro, che ama organizzare giornate ecologiche sul lago di Ganzirri, si dichiara contraria alle iniziative di aggregazione tipo rassegne o feste, proposte da qualcuno, indicando come alternativa semplici incontri con la gente. La Pagliaro, senza microfono, esterna una battuta in coda al dibattito dagli effetti a dir poco surreali: “Sinistra? Alternativa di sinistra? Non è possibile chiamarla in un altro modo…?
Adesso, pausa di riflessione balneare, con riapertura del “Cantiere” prevista per fine agosto.