– di Corrado Speziale –
La sinistra messinese, lasciate da parte per un attimo le divisioni sull’Amministrazione Accorinti, è stata chiamata a raccolta intorno al No al referendum costituzionale. Un importante dibattito si è tenuto nell’aula dell’ex Consiglio provinciale, alla presenza del segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero e degli esponenti di partiti, associazioni e movimenti che adesso dovranno ricompattarsi in difesa della Costituzione, contro la riforma e l’operato del governo Renzi. Ferrero: “Questa riforma riduce le capacità di controllo dei cittadini sull’esecutivo”. E guarda oltre: “Una volta chiaro l’indirizzo, occorre mettere insieme le differenze e andare oltre i partiti. Creare una sorta di CLN antiliberista”. Interventi anche di Peppino Restifo, Gianmarco Sposito, Daniele David, Maurizio Rella, Federico Martino e Franco Napoli. Il dibattito è stato introdotto e coordinato da Alfredo Crupi.
Ciò che l’Amministrazione Accorinti ha diviso, a Messina, come per incanto, si sta ricompattando dinnanzi alla riforma costituzionale che sta caratterizzando questa fase storica della politica italiana. E non poteva essere altrimenti. Rifondazione Comunista, sempre presente in città nelle occasioni che contano, ha esteso gli inviti “a più non posso”: Coordinamento Comitato per il No; ANPI; Cgil; Sel-Sinistra Italiana; Cub; Orsa; Unione Inquilini; Partito Comunista Italiano; Cambiamo Messina dal Basso; Movimento 5 stelle; Partito Comunista; Partito comunista dei Lavoratori; Arci. Ampliando la lista “a tutti i cittadini e le forze politiche e sociali che lottano contro le ingiustizie”. E’ troppo alta la posta in palio, legata al destino di una nazione, dove ad opporsi strutturalmente e mediaticamente alla riforma più importante sembra esserci solo il centrodestra, “antirenziano”: pochi mezzi di informazione, scarse rappresentanze istituzionali, risorse economiche ridotte all’osso, in momenti come questi, fanno avvertire ancor di più l’esigenza di ritornare nelle strade e nelle piazze, a ricostruire il rapporto con la gente. Attivare le “reti corte”, così come raccomandato da Ferrero. Le attese non erano granché ottimistiche, eppure l’aula dell’ex Consiglio provinciale a Palazzo dei Leoni era piena di attivisti schierati per il No, in rappresentanza delle rispettive sigle d’appartenenza. Sono tanti i motivi di dissenso manifestati dagli oppositori a questa riforma, che si leggono nella piattaforma degli organizzatori dell’evento. Innanzitutto, è voluta da “un premier mai eletto dal popolo e votata da un Parlamento di nominati, frutto di una legge elettorale dichiarata incostituzionale”. Questi tipi di riforme, scrivono tra l’altro da Rifondazione, “sono finalizzate a rendere i governi impermeabili alla volontà e alle proteste popolari, asserviti ai grandi gruppi finanziari e industriali”. Così Alfredo Crupi, segretario della Federazione Prc di Messina, nella sua introduzione: “Siamo decisamente contrari a questa riforma. Non si tratta semplicemente di ciò che sta scritto in una carta, bensì di qualcosa che regolamenta i rapporti sociali, ossia che definisce in maniera dialettica i rapporti di forza tra i soggetti in campo. Si sta verificando un restringimento degli spazi di democrazia. E’ necessario – ha proseguito Crupi – che qualsiasi trasformazione avvenga attraverso un ragionamento sulle condizioni di vita dei lavoratori. La Costituzione non è immutabile. Il problema è il contesto nel quale avvengono questi cambiamenti”. Riflette poi sui soggetti politici con i quali “condivide” questa battaglia: “Il nostro No, tranne che nelle urne, non può confondersi con quello di Berlusconi e Brunetta…”. E guarda avanti su difesa dei diritti e prospettive politiche: “Il nostro discorso non può esaurirsi ai referendum”.
Peppino Restifo, storico, rappresentante dell’ANPI: “In questa fase è fondamentale la domanda di dignità. Nella Costituzione troviamo dignità sociale”, e cita l’art. 36 della Carta. Propone così la sua “riforma”. “Occorre aggiungere in Costituzione il diritto al cibo. C’è gente intorno a noi che avverte questo bisogno”. Gianmarco Sposito, per l’Unione inquilini: “Il nostro è un No al ‘renzismo’, contro scelte politiche che stiamo subendo da parte di un governo reazionario. Nella Costituzione non è contemplato il diritto all’abitazione. Con questa riforma viene colpito il diritto al lavoro e alla partecipazione democratica. Si tratta di una svolta autoritaria – ha aggiunto Sposito – ispirata a J.P. Morgan, che legittima il senso dell’uomo solo al comando. La Costituzione va praticata, la nostra è una delle più progressiste d’Europa e va fatta vivere nelle lotte e nei conflitti”. Le battaglie messinesi dell’Unione inquilini: “Finora abbiamo vinto a metà, ma abbiamo lanciato una riflessione importante sul diritto all’abitazione”. Daniele David, della Direzione nazionale Cgil: “Quella del No referendario è una battaglia che ci pone di fronte ai nostri limiti. C’è in atto il tentativo di impedire che le classi più deboli possano dire la loro con il voto e modificare i destini di questo Paese. Si vuole codificare uno Stato ad uso e consumo dei privilegiati. L’intento è trasformare in struttura giuridica quello che è il rapporto di forza esistente. Il No è maggioritario – ha concluso David – tutto sta a trasformare la rabbia in consenso”. Maurizio Rella, del comitato per la Democrazia costituzionale, nonché consigliere comunale del gruppo CMdb, nonostante il rammarico per il mancato raggiungimento delle cinquecentomila firme su scala nazionale, necessarie alla legittimazione popolare del referendum, trova conforto nella sala, significativa di una corale azione politica: “Questo è un uditorio caratterizzato da varie sigle. Renzi è riuscito a far ‘mettere d’accordo’ tutti, dall’estrema destra al Prc! Tuttavia – ha proseguito Rella – occorre recuperare i vapori dell’impegno politico e delle militanze”. Si fa dunque una ragione delle mancate firme: “Se la Cgil avesse preso posizione prima…” Dopodiché, il suo impegno referendario anche in Consiglio comunale: “Abbiamo presentato un Odg firmato anche dal centrodestra. Questa non è una riforma, è un’altra Costituzione”. Paolo Ferrero: “La partita si giocherà sugli indecisi. Renzi gira l’Italia. Vuol dire che al governo metterà un pilota automatico…”. Il metodo per chi non ha i potenti mezzi dell’informazione: “Occorre usare le cosiddette reti corte. La battaglia si può vincere solo se ci si spenderà di persona, in base alla credibilità di ciascuno.La battaglia non si vince da spettatori ma da protagonisti”. Una battuta caustica e ironica su uno dei motivi principali della riforma: “Con il nuovo Senato riduci le spese? Se togli entrambe le camere si risparmia di più…!” A cosa serve la riforma: “Riduce le capacità di controllo dei cittadini sull’esecutivo”. Confuta poi la ragione dei tempi che si ridurrebbero nell’approvazione delle leggi: “Quando vogliono sono velocissimi. La legge Fornero, il Jobs act e la Buona scuola le hanno approvate in un batter d’occhio. A loro interessa incrementare lo spavento e trasformare tutto in emergenza, riducendo gli spazi democratici. Concentrare il potere serve al governo e al banchiere, non certo all’operaio e al disoccupato. In questo senso è alla sinistra che si chiede di attivare la Costituzione”. Il segretario del Prc, ha dunque spaziato nei rapporti tra economia, politica e mercati. Con l’occasione, ha accennato al suo nuovo libro, scritto con Elena Mazzoni e Monica Di Sisto: “TTTIP. L’accordo di libero scambio transatlantico. Quando lo conosci lo eviti” (ed. DeriveApprodi, 2016). Com’era prevedibile, non è mancata la sua visione politica per riorganizzare la sinistra in Italia: “Superato il referendum, una volta chiaro l’indirizzo, occorre mettere insieme le differenze e andare oltre i partiti”. L’idea: “Creare una sorta di Comitato di Liberazione Nazionale antiliberista”. Federico Martino, storico e politico navigato, è intervenuto in quota ANPI: “La Costituzione può essere solo difesa dai cittadini”. Il suo giudizio sul dibattito in tv Renzi – Zagrebelsky: “Se metti a confronto un giurista con un venditore di pentole, prevale quest’ultimo, in quanto le sue parole accendono la fantasia e quindi la speranza”. Si sofferma poi su alcuni passaggi incomprensibili della “nuova” Costituzione e alla fine fa autocritica sulla crisi della sinistra in Italia: “E’ andata incontro a una sconfitta ideologica e culturale. Occorre ripartire con una formazione culturale dal basso”. Fuori dagli interventi programmati, le parole di Francesco Napoli, segretario provinciale del Pci. “La nostra sconfitta risiede nell’azzeramento dei valori che si rintracciano nella Costituzione. In questa città si registra lo sfruttamento di giovani lavoratori”. Detto questo, l’attacco, unico della serata, a dire il vero, all’Amministrazione comunale: “A Messina, coscientemente o incoscientemente, sono state approvate politiche economiche che hanno favorito e favoriscono la borghesia massonica della città…”.
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