– di Corrado Speziale –
Alle ore 17, in Piazza Unione Europea, manifestazione indetta da Arcigay Makwan assieme a tante altre associazioni, concomitante con quelle organizzate in tutta Italia, in vista della ripresa della discussione alla Camera sul cosiddetto Ddl Zan, il 20 ottobre, finalizzato al contrasto dell’omobitransfobia e della misoginia. Rosario Duca, a nome della comunità LGBT+, ribadisce quanto già annunciato nell’incontro tenutosi a Palazzo Zanca lo scorso 11 luglio: “Questo Ddl non ci soddisfa. Non vogliamo una semplice legge, ma una buona legge. No a ulteriori mediazioni al ribasso”. E avverte: “Che non sia un semplice slogan politico”. Allora, alla presenza della senatrice del M5S Grazia D’Angelo e del deputato Pd Fausto Raciti, sostenitori del Ddl, erano stati elencati almeno dieci punti da inserire a correzione della proposta.
Modifiche agli articoli del Codice penale e misure di prevenzione e contrasto della violenza e della discriminazione per motivi legati al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Si tratta del testo unificato, depositato in Parlamento il 2 maggio 2018, delle proposte di legge raccolte dopo anni di studi, confronti e, soprattutto, di lotte per i diritti civili. Il Ddl, che ha come primo firmatario il deputato veneto Pd, Alessandro Zan, era stato esitato dalla Commissione Giustizia della Camera lo scorso 30 luglio, e in Assemblea era già stato incardinato il 3 agosto, ma altre priorità e vicissitudini ne hanno fatto slittare la discussione al prossimo 20 ottobre. Cosicché, adesso la parola passa ai deputati, tutti, indistintamente, ciascuno chiamato a svolgere il proprio compito di rappresentanza politica.
È una legge di cui si parla da un quarto di secolo, che porta con sé attese e speranze, ma che tuttavia, a parere della comunità LGBT+ e non solo, compresi tanti esperti e addetti ai lavori, riserva insidie e lacune. Per questo le associazioni che raccolgono le istanze in difesa dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transgender, etc., oggi scenderanno in piazza in tutta Italia e anche Messina farà sentire la sua voce.
Alle 17, in Piazza Unione Europea, si riuniranno in protesta circa venti associazioni, affinché questa nuova legge non si riveli un’occasione perduta. E i motivi li ribadisce il presidente di Arcigay Makwan, Rosario Duca: “Sarà un’opportunità o un bluff? Anche Arcigay Makwan Messina aderisce a questa iniziativa per chiedere non una semplice legge, ma una buona legge!” E le ragioni le spiega brevemente, sulla scorta di un’esperienza che ancora brucia addosso: “Così come avvenne per le unioni civili, mutilate, alla fine, della stepchild adoption, il nostro timore è che anche questa proposta, già insoddisfacente dal principio e non risolutiva dei problemi che la comunità LGBT+ è giornalmente costretta a fronteggiare, possa essere oggetto di mediazione ulteriormente al ribasso in sede di dibattito parlamentare e diventare solo uno slogan per speculazioni politiche, senza tenere conto di quante persone potrebbero beneficiarne”. Nel comunicato, il presidente ricorda il percorso fatto e non risparmia critiche ad una certa area politica: “Da decenni, insieme ad associazioni, comitati, collettivi, sindacati e partiti della sinistra extraparlamentare e non – seppur pochi si siano rivelati negli anni autenticamente interessati alla causa – ci siamo fatti promotori di svariate proposte in materia di diritti civili ed oggi continuiamo a batterci per una legge che sia all’altezza delle nostre aspettative, nonché da tempo obbligata”. Il giudizio di partenza: “È una proposta che non ci soddisfa affatto, e ne chiediamo un sostanziale miglioramento, almeno sui punti che riteniamo possano davvero influire positivamente sulla vita della persone LGBT+”. E proprio questi punti, Rosario Duca li aveva enumerati lo scorso 11 luglio a Palazzo Zanca, in un interessante convegno organizzato da Arcigay Makwan, cui avevano partecipato due autorevoli sostenitori del Ddl, la senatrice del M5S Grazia D’Angelo e il deputato del Pd Fausto Raciti.
Eccone una sintesi, tenuto conto delle loro varie articolazioni: il legislatore non entra nel merito della “propaganda di odio” che il mondo LGBT è costretto a subire. Dopodiché, Duca aveva evidenziato carenze circa la valutazione del cosiddetto terzo settore, cui andrebbe l’assistenza alle vittime: mancano le dovute garanzie atte ad escludere chi è storicamente avverso ai soggetti LGBT. E ancora sulle case rifugio, la mancanza di garanzia sulla territorialità delle stesse: “È risaputo, per esperienza, che la persona LGBT non vuole essere allontanata dal proprio territorio…” Dunque: “Dove faremo ospitare queste persone? C’è la possibilità che ogni regione possa avere almeno una casa rifugio? Con questa legge, no”. Ancora secondo Arcigay, la proposta di legge riduce i casi di applicabilità del patrocinio gratuito. A seguire, anche un quesito nel rapporto tra soggetto e istituzione: “Manca l’obbligo di denuncia, ma come si procede d’ufficio? Ciò comporterebbe un compito arduo all’Istat cui viene assegnato il ruolo di redigere un report con cadenza triennale. In tal senso – si era chiesto sempre Duca – non si spiega come l’Istituto possa indagare il fenomeno”. Non manca neppure un appunto di natura economica sullo stanziamento di 4 milioni di euro: “Il ministro potrà di tanto in tanto decurtarli con una circolare, o abolirli”. In ultimo, le preoccupazioni sostanziali che aveva rappresentato ai politici: “Questa è una proposta di legge incompleta che non risolve il problema e che non aiuta i ragazzi nel coming out, per cui in questo senso non ci fa sentire tutelati”.
E siamo all’aggiornamento di questi punti contestati, rispetto alla manifestazione: “Ancora oggi persistono, su di essi non ci risulta alcun perfezionamento”.
Con ciò, insiste Duca nel comunicato: “Non concordiamo con chi abbraccia l’idea del ‘meglio niente’; non siamo stati d’accordo al tempo della discussione sulle unioni civili e non lo siamo neanche adesso. Si lotta da troppi anni per aver riconosciuto il semplice diritto di esistere liberamente e perseguire la propria felicità nei modi opportuni, ed una parte di questo percorso si può e si deve concretizzare adesso, non disertando le piazze, provando a tutelarci dall’omobitransfobia e la misoginia. L’approvazione di una legge, anche se imperfetta e sicuramente migliorabile – conclude Rosario Duca – è motivo di soddisfazione, seppur moderata, per coloro che da anni sono impegnati in questa battaglia, proprio perché finalmente si è riusciti ad orientare chi è chiamato a rappresentarci, a discutere ed affrontare un tema che riguarda la vita e la sicurezza delle persone LGBT+”.
L’appello: “Invitiamo tutti a scendere in piazza con noi, con le organizzazioni che hanno aderito e che aderiranno, con le vostre bandiere o simboli per chiedere una legge che sia valida ed esaustiva”.
Le organizzazioni e le associazioni che aderiscono alla manifestazione di oggi a Messina, a fianco di Arcigay, tenendo conto che altre se ne potranno aggiungere, nella campagna “Dà Voce al Rispetto”: Volt Messina, Arci Thomas Sankara, OMD, Grilli dello Stretto, SharmOfficine, Cirs, Cedav, Centro Antiviolenza Frida, Ed. Masher, Ass. Migralab A.Sayad, Uil Messina, ANPI sez. Aldo Natoli, ANPI Prov. Messina, Federazione PRC Messina, AssoPace Palestina gruppo Messina, Articolo Uno Messina, CGIL Messina, Cambiamo Messina dal basso, Cittadinanza Attiva Sicilia.