“Ferma la firma, ferma il Ponte sullo Stretto” è il titolo del presidio, svoltosi nella tarda mattinata di ieri dinnanzi al Municipio, organizzato dalla Rete No Ponte – Comunità dello Stretto, in vista della sigla dell’Accordo di programma prevista venerdì prossimo a Roma, tra una delegazione messinese ed i responsabili della società Stretto di Messina, guidata dal Commissario straordinario Pietro Ciucci. In effetti si tratta di un Atto integrativo al precedente Accordo, firmato nel novembre 2003, sul quale necessita apporre nuove firme, a causa delle sopraggiunte “novità”, consistenti, di fatto, nella sottrazione alla città dello Stretto di tutte, o quasi (resterebbero solo “briciole”, dovendo rientrare nel 2 per cento dell’importo, Calabria compresa), le opere “connesse e compensative” alla grande opera. Tale firma spianerebbe, di fatto, la strada al CIPE per l’approvazione del progetto definitivo. Cosa non da poco, quindi, nei confronti di una città che langue per carenze di ogni tipo, a trecentosessanta gradi.
Crescono, quindi, giorno dopo giorno, preoccupazioni e tensioni, perché, gridano i no-pontisti, “la nostra città non si svende”, ricevendo eco e consensi da quella parte di cittadini che non si piegano dinnanzi a ciò che, alla luce degli ultimi risvolti, non può neppure definirsi un “baratto”, essendosi “svuotata” ogni contropartita per Messina.
Ed ecco, allora, che si infittiscono e si susseguono le iniziative, come quelle del presidio di stamattina, che ha visto schierati davanti a palazzo Zanca un centinaio di attivisti no-Ponte, ai quali si sono associati operaie e operai dei cantieri finalizzati al rifacimento dei marciapiedi sul viale San Martino, senza stipendio da due mesi e senza diritti.
Perché, alla fine, è tutt’altro che difficile trovare condivisioni nel dissenso verso un’Amministrazione comunale che pensa al Ponte, quando invece la città chiede “serietà” nel rispetto di cose semplici e ben più prioritarie della grande opera.
I manifestanti scesi in piazza, avevano chiesto che dei loro rappresentanti fossero ricevuti a palazzo Zanca, affinché venisse consegnato al sindaco, o comunque a qualche membro della delegazione in procinto di recarsi a Roma, un documento esplicativo delle ragioni del “NO” al Ponte, contente la storia, gli sprechi, le contraddizioni, le prepotenze, i pretesti di chi sta portando avanti il progetto, e la proposta per una “città come bene comune”.
Il documento è stato anche letto in piazza, mentre un volantino, riportava in sintesi, tra l’altro, le priorità di Messina, come la messa in sicurezza sismica ed idrogeologica, il potenziamento del trasporto pubblico nello Stretto, la realizzazione di “infrastrutture di prossimità” (piccole opere per grandi benefici) e quant’altro, per far prevalere “la tutela del bene comune chiamato territorio”, diffidando la delegazione “dal questuare piccole elargizioni in cambio del nostro futuro”.
Striscioni, slogan, interventi al megafono, cancelli del Comune sempre più serrati dai vigili, e la crescente tensione con gli agenti delle forze dell’ordine che nel frattempo avevano chiesto e ottenuti rinforzi, hanno fatto registrare un momento di contestazione che, così improvvisato, a Messina è raro vedere. E come spesso capita in questi casi, non sono mancati gli spintoni, poiché, nonostante fossero stati tolti gli striscioni e liberata la strada, essendo giunta dal “Palazzo” notizia di un incontro immediato col vicesindaco, la polizia proseguiva con le identificazioni dei dimostranti.
E’ stato Giuseppe Grioli, segretario cittadino de PD, che, avvicinatosi ai manifestanti, ha fatto da mediatore con chi c’era all’interno di Palazzo Zanca, “strappando” al vicesindaco Francesco Mondello la promessa dell’incontro. Il “nulla-osta” arriva solo per cinque delegati, ma qualche altro si “imbuca” e diventano così sei: Gino Sturniolo, Antonello Mangano, Massimo Camarata, Claudio Risitano, Carmen Suraci e Irene Romeo. Renato Accorinti fa all’ultimo momento un passo indietro, preferendo restare in strada tra gli altri manifestanti e pensare già all’indomani, quando lo attende un altro incontro, stavolta centrando in pieno l’obiettivo, trattandosi di un membro della delegazione che andrà ad incontrare Ciucci: il presidente del Consiglio comunale Pippo Previti. Ma l’ecopacifista messinese, nell’immediato, era già sulle tracce anche di un altro “delegato”: Nicola Barbalace, presidente della Commissione Ponte.
“Qui i politici non si mettono in discussione – dice Accorinti – svendono la città. Tanta gente sta sviluppando un pensiero che non è certamente quello di barattare”, prosegue l’esponente del movimento Nonviolento, che sull’atteggiamento dei rappresentanti delle istituzioni cittadine aggiunge: “Desiderare il Ponte è nascondersi dietro il fallimento della politica”. “Nessuno osi firmare in nostro nome”, avverte Santino Bonfiglio, che nel corso della sua lunga militanza politica di battaglie ne ha fatte tante.
Finito l’incontro con Mondello, si è formato un capannello intorno a Massimo Camarata, chiamato a riferire su quanto successo dentro il Palazzo: “In merito a quelle che sono le ultime vicende, ci è stato riferito che il sindaco ha qualche perplessità. Il suo vice – prosegue l’esponente della Rete No Ponte – ci ha fatto la proposta di contattare Barbalace, affinché le nostre posizioni, oltre che in Giunta, venissero valutate anche in Commissione Ponte”. Non ci sono dubbi, poi, sul fatto che l’Amministrazione intenda rispondere, a modo suo, all’elettorato: “Ci ha detto più volte che questa Giunta ha ottenuto la sua maggioranza anche in relazione alla posizione sul Ponte” ha detto Camarata, e che tuttavia “il vice sindaco ha garantito che farà avere il documento a Buzzanca”.
E naturalmente, non sono mancati spunti di incertezze ed ambiguità: “Li abbiamo diffidati dal firmare l’accordo – conclude Camarata – e lui ci ha risposto che fino a che non ci sono garanzie, la posizione ufficiale dichiarata da Buzzanca è che egli non firmerà niente se la città non è garantita. Ma cosa voglia dire garantire la città, obbliga ad una discussione molto lunga”.
Si è chiuso, così, il primo capitolo di questa due giorni di contestazioni e “sofferti” incontri con chi sta dentro l’Amministrazione.
L’appuntamento adesso è per domani, stesso luogo, stessa ora, con altri interlocutori, e soprattutto con la speranza che chi possiede ancora uno scampolo di potere decisionale nella questione Ponte, prenda coscienza delle proprie responsabilità sul destino di Messina.
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