– di Corrado Speziale –
Con una breve cerimonia ridotta all’essenziale a causa delle restrizioni Covid, Sebastiano Mafodda, Marcello Sposito, Palmiro Lauro e Domenico Zona, nell’anniversario della sciagura del “Segesta”, in cui persero la vita a causa della collisione con la portacontainer “Susan Borchard”, sono stati ricordati dai colleghi di RFI accanto al monumento a loro dedicato. Nelle preghiere del cappellano, Fra’ Giuseppe Maggiore, il loro sacrificio elevato a valore etico riguardo all’annoso problema del lavoro, che attanaglia il mondo e la società. Le riflessioni e il bilancio del comandante Sebastiano Pino, a 15 anni dalla tragedia che ha segnato una svolta nell’attraversamento dello Stretto.
Il perenne segno d’affetto da parte del personale marittimo di RFI verso i quattro colleghi periti drammaticamente 15 anni fa, non teme flessioni neppure dinnanzi alle incertezze e alle paure dettate dal Covid.
Quanto basta, l’essenziale per un ricordo commosso e partecipato col pensiero, è il segno tangibile di un legame indissolubile. È il dovuto rispetto verso chi è caduto in mare sul lavoro, a seguito di una tragedia che non si dimentica. Erano le 17,54 del 15 dicembre 2007, quando a largo di San Raineri, la portacontainer “Susan Borchard” speronava il mezzo veloce RFI “Segesta Jet”. Nell’incidente perdevano la vita Sebastiano Mafodda, Marcello Sposito, Palmiro Lauro e Domenico Zona, mentre un centinaio di feriti venivano soccorsi e trasportati negli ospedali cittadini in una serata a dir poco drammatica. Oggi come allora, per i messinesi che non dimenticano è un giorno struggente. Con una cerimonia sobria ed essenziale, organizzata dalla Direzione Navigazione RFI, alla presenza dei colleghi, degli amici più stretti e dei parenti delle vittime, i quattro marinai sono stati ricordati dinnanzi al monumento a loro dedicato, all’interno del piazzale della stazione di Messina Marittima. A causa di un impedimento personale non ha potuto partecipare al momento di raccoglimento il direttore della Navigazione RFI Giuseppe Marta, che qualche giorno fa aveva manifestato ai parenti dei quattro marinai il proprio cordoglio. Tra gli addetti ai lavori presente, invece, il segretario generale dell’Autorità di Sistema Portuale dello Stretto, Domenico La Tella. La breve cerimonia accanto al monumento è stata officiata dal cappellano di RFI, Fra’ Giuseppe Migliore, dei Frati Minori Francescani del Santuario cittadino Nostra Signora di Lourdes.
Il suo pensiero, commosso, è stato innanzitutto rivolto alle famiglie ed in particolare alle madri delle vittime.
“Non ho avuto la grazia di conoscere questi ragazzi – ha detto il frate – ma so che si è trattato di un drammatico incidente. Quando si muore così, rimane sempre nel cuore un dolore che non viene smaltito. Adesso, qui, accanto al monumento dedicato ai nostri marinai, vogliamo innalzare la nostra preghiera al Signore. Transitare la mattina qui accanto, significa tenere vivi questi fratelli nel nostro cuore e nella nostra memoria”. Nelle preghiere, il sacrificio dei quattro marinai è stato elevato a valore etico riguardo al mondo e alla società di oggi, con i problemi che stanno segnando questo momento. Ricordate le persone che hanno subito incidenti e perso la vita sul posto di lavoro; chi il lavoro l’ha perso, i precari, chi vive nell’incertezza; coloro che soffrono e si sentono soli nella disoccupazione; chi è tormentato dalla fame, dall’ingiustizia e dalla guerra; le famiglie povere e i bambini in difficoltà; i “lavoratori che non riescono ad accedere alla pensione dopo aver lavorato per tanti anni, perché venga fatta giustizia”. Infine, un pensiero “agli imprenditori che non riescono a pagare gli stipendi ai loro dipendenti”.
Come consuetudine, la Preghiera del Marinaio ha accompagnato la “consegna” della corona d’alloro alla memoria dei quattro marinai. Il Silenzio, intonato alla tromba dal giovane maestro Carlo Capizzoto, ha caratterizzato il momento di raccoglimento. Il suono delle sirene delle navi in porto, che dall’anno successivo all’incidente, alle 17,54 esatte, segna il clou della cerimonia commemorativa, ha dato anche quest’anno, nonostante le restrizioni e le limitazioni, le emozioni di sempre.
Il comandante Sebastiano Pino, che sin dal primo momento, per 15 anni e in ogni occasione, è stato al “timone” dell’organizzazione di questa giornata del ricordo, alla fine ci ha rilasciato questa dichiarazione in linea col tema centrale della commemorazione:“Ancora oggi assistiamo ad una strage infinita di persone morte sul lavoro e sembra che non si riesca o non si voglia trovare rimedio, soprattutto attraverso una riforma legislativa che tenda più che altro a dotare gli ispettorati del lavoro delle risorse umane necessarie”. Gli effetti dell’incidente del “Segesta”: “Oggi, a 15 anni di distanza – riflette il comandante Pino – possiamo fare un bilancio, iniziando dal fatto che nello Stretto non ci sono più stati altri incidenti simili. Se vengono rispettate le nuove norme, nate subito dopo l’incidente, associate alla sorveglianza e al controllo del traffico navale, possiamo dire che il sacrificio dei nostri quattro marinai, vittime nel compimento del proprio lavoro, non è stato vano”. Le novità salienti introdotte dopo l’incidente: “Il VTS, il nuovo schema di separazione del traffico, la modifica delle tabelle d’armamento sui mezzi veloci a seguito del lavoro della commissione d’inchiesta, prima formale, della Direzione Marittima di Catania e poi nazionale. Queste, allora – ricorda il comandante – hanno dichiarato tali tabelle sub standard rispetto alle normative internazionali, per questo sono state adeguate”. Un salto di qualità per certi versi sottovalutato: “Dell’importanza che il comando generale ha attribuito a Messina istituendo la scuola del VTS, se ne parla troppo poco, nonostante si tratti di un ‘gioiellino’ all’interno di Marisicilia dove vengono a studiare tutti coloro che utilizzano questo sistema, non solo italiani, ma personale e ufficiali provenienti da tutti i paesi del Mediterraneo”. Un bagliore di luce, un piccolo conforto nel ricordo degli amici caduti nello Stretto: “Tutte queste modifiche intervenute conseguentemente all’incidente, sia normative, strutturali che di scenario – conclude il comandante – in un certo senso attenuano la tristezza del ricordo che ogni anno si perpetua. Il ‘lamento’ delle navi, ad ogni commemorazione, ci fa accapponare la pelle. Nonostante siano trascorsi 15 anni, le emozioni rimangono sempre forti”.